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Pannella Marco - 20 novembre 1992
RIFORMA ELETTORALE: DICHIARAZIONE DI MARCO PANNELLA.

SOMMARIO: Fa un chiaro quadro della situazione politica e riformatrice, a partire dalla creazione di una organizzazione a sostegno della riforma elettorale di tipo anglosassone a un turno: al di là di questa proposta, e pur dichiarandosi disponibile a "subordinate" accettabili, ogni altra formula gli appare inadeguata. La proposta di legge socialista per la riforma elettorale del Senato indica uno stato di "fibrillazione" della "strategia conservatrice". Sullo sfondo, l'eventualità che la Corte Costituzionale bocci il referendum. Se necessario, occorrerà rivolgersi alla Corte dell'Aja.

(NOTIZIE RADICALI agenzia, 20 novembre 1992)

L'uninominale anglosassone resta sempre più come la soluzione più adeguata e auspicabile. La Consulta stia attenta: trascineremo l'Italia del regime fino alla Corte dell'Aja.

Per la prima volta in Italia si crea una organizzazione fra coloro che ritengono la riforma anglosassone del sistema elettorale (e politico) come "la più auspicabile e la più adeguata". Si pongono, poi, con saggezza e prudenza politica, i limiti insuperabili delle subordinate nell'attuale contesto accettabili, come non naturalmente contradditorie con l'ispirazione e le aspirazioni che uniscono coloro che così oggi si organizzano. Sicchè si esprime apprezzamento per il fatto che lo schieramento più ortodossamente referendario, da una parte, e un gran numero di forze e di persone, dall'altra, favorevoli al doppio turno nel quadro di una scelta uninominale maggioritaria, consentono di rafforzare la battaglia anticonservatrice e antipartitocratica.

Il resto, dunque, si situa nel perimetro delle proposte non accettabili, e apprezzate come negative.

Comunque la presentazione da parte del gruppo socialista del Senato di una proposta di riforma elettorale del Senato stesso, che dovrebbe esser discussa subito, mostra a che punto ci troviamo di fronte alla fibrillazione sempre più grave dell'assetto e della strategia conservatrice di quella parte della classe dirigente che reagisce con paura e con violenze ai pericoli che incombono non solamente sull'intera partitocrazia, ma in particolare, per ora, su determinate sue componenti.

Sullo sfondo, implicita ma fortissima, resta l'ipoteca di una sconcia eventualità: quella che la Corte Costituzionale bocci il quesito referendario, in obbedienza da 416 bis ad interessi partigiani e anticostituzionali. Sappiano, coloro che in tal modo stanno operando, che se necessario saremo pronti a difendere un minimo di decoro della vita istituzionale con tutti i mezzi democratici e con tutti quelli della nonviolenza, oltre che trascinando il regime italiano di fronte alla Corte dell'Aja, e alle istanze europee.

 
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