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Pannella Marco - 3 gennaio 1993
Politici corrotti, nazione infetta
di Marco Pannella

SOMMARIO: Gran parte del Paese non è meno corrotto delle sue classi dominanti e del suo ceto politico. Coloro che oggi demonizzano Craxi sono stati invece complici del regime partitocratico, del dissesto italiano. Le masse oggi in rivolta sono figlie della partitocrazia, anch'esse »in gran parte corruttrici e arroganti, o plebee e demagogiche . Anche i magistrati, nella loro grande maggioranza, hanno concorso, con le loro omissioni, »in modo determinante a creare un regime di desolazione, di disordine, di corruzione, di iniquità arrogante e insopportabile, di disservizi invivibili, di degrado dell'ambiente e della qualità della vita . Anche il degrado dello scontro politico, l'uso sistematico nella lotta politica della menzogna e della diffamazione, sono »un portato della sistematica elusione da parte dell'ordine giudiziario della difesa del diritto all'immagine e all'identità di ciascuno, di tutti . Oggi esiste una sola arma per riformare la politica e per superare im modo non violento il regime degli attua

li partiti: il modello istituzionale americano e il sistema elettorale anglosassone.

(PANORAMA, 3 gennaio 1993)

Craxi... Ma certo, amici miei. E' però necessario soggiungere, che gran parte del Paese non è meno intellettualmente e civilmente corrotto delle sue classi dominanti; delle quali il ceto politico è una parte, non il tutto.

Le masse degli elettori e dei manifestanti nelle piazze (il TG3 ne è la principale) chiedano pure quel che vogliono. Ne hanno il diritto-dovere ma per il resto tacciano, non insultino, non anatemizzino, non si erigano a giustizieri di nessuno. O si autobullonino, come primo atto di moralità.

Il dissesto italiano, il terzo del secolo, è innanzitutto conseguenza delle loro idee-forza, delle loro ideologie, di interessi illiberali, antidemocratici, faziosi e intolleranti. Trasformismo, fascismo, comunismo, clericalismo, con le loro corti di clienti e di maschere, consociativismo e partitocrazia, sono ben stati i vostri eroi, hanno ben dato corpo ed anima alla provincia italiana del XX secolo.

Queste masse sono figlie della partitocrazia.

La forma della loro rivolta di oggi, la sostanza delle rivendicazioni, che sono altra cosa dai loro bisogni, sono anch'esse in gran parte corruttrici e arroganti, o plebee e demagogiche. La partitocrazia si è avvalsa, nel suo porre fuori-legge lo Stato e le istituzioni, di un vasto e profondo consenso di massa. La paura di Mosca, o di essere considerati servi di Mosca non c'entra affatto, se non come alibi.

Si è fatto finta di "turarsi il naso" e si respirava a pieni polmoni, godendone, il lezzo del guano casereccio, familiare, tradizionale.

Non illudiamoci: il mezzo secolo partitocratico è l'erede del potere fascista, non dell'antifascismo. La durata stessa del mono-partitismo imperfetto, del Gran Consiglio dei partiti, marcherà il nostro avvenire. L'intera Europa continentale, con la sua pseudodemocrazia faziosa, proporzionalistica, fornisce al testo italiano un contesto tragicamente non dissimile.

Craxi. Ma certo... Però - tuttora - l'80% delle Procure della Repubblica continua a dormire.

Moltissimi dignitari della Giustizia (e della Chiesa, a dire il vero, Cardinale Ruini!) non sanno più a che Santo votarsi, ora che i loro Santi protettori stanno franando nella polvere, o nel fango. Un paio di generazioni di magistrati, tranne esigue minoranze radicali, hanno concorso in modo determinante a creare un regime di desolazione, di disordine, di corruzione, di iniquità arrogante e insopportabile, di disservizi invivibili, di degrado dell'ambiente e della qualità della vita. Lo stesso ceto politico, estraneo alla cultura dello Stato di diritto, non s'è nemmeno accorto che la tragedia che l'investe, e ci investe tutti nel paese, è in buona parte dovuta alla impossibile supplenza della giurisdizione cui è stato condannato, cui il Parlamento e il Governo sono stati costretti per la sistematica inadempienza giurisdizionale e ai propri obblighi ed alle proprie funzioni.

Centinaia di leggi fiscali, ambientali, urbanistiche, sociali venivano votate a ritmo frenetico e distruttivo, anche perché restavano inattuate, indifese, perché le sanzioni non colpivano chi le violava.

Anche il degrado dello scontro politico, della convivenza sociale, è stato un portato della sistematica elusione da parte dell'ordine giudiziario della difesa del diritto all'immagine e all'identità di ciascuno, di tutti. L'insulto, la denigrazione, la menzogna, la diffamazione, la calunnia, sono così divenuti gli strumenti della lotta politica, e personale; le forze dell'intolleranza, alla lunga, ne hanno tratto il loro pingue e triste bottino. E la stampa ne è stata segnata. "La Repubblica" è l'illustre simbolo dell'intolleranza di massa che ne è derivata, e il suo successo o insuccesso di popolarità (ben più di quello di Bettino Craxi) ci dirà se e quando questo regime sarà davvero finito, e finito per il meglio, o per il peggio.

E ancora: il lungo, sistematico, scientifico e alla fine obbligato, attentato ai diritti civili e politici dei cittadini. Gli attentati perpetrati e riusciti contro la Costituzione, fattispecie che si è materializzata nel corso dei decenni tanto che è divenuta nella considerazione dei più una sorta di "legge materiale" della partitocrazia, vero fondamento del potere partitocratico, ben più che le tangenti:

questi attentati non sono mai stati perseguiti, mai, pur nella evidenza della loro quotidianità (si pensi alla Rai-Tv, alla sua legge fondamentale, alle direttive - perfino! - della Commissione parlamentare di vigilanza, o - ieri - all'Agip e all'Eni di Enrico Mattei e dei suoi successori, alla Federconsorzi di Bonomi. Tutto questo è divenuto di fatto legale, legittimo, impunito, abituale. Potenza e prepotenza sistematica della partitocrazia grazie al tradimento delle proprie funzioni da parte dei giudici.

Craxi, dunque. Certo. La responsabilità penale è e deve essere personale. Ma quando questa responsabilità c'è (e c'è per

il ceto politico, o quello giudiziario) basterebbe la sua generalizzazione a intere categorie, o quasi, a renderla meno grave? I reati omissivi esistono, o no? Quanti magistrati sono stati arrestati, processati, a fronte di quanti politici? Occorre voltare pagina e cambiare libro. Idee. Obiettivi. Basterebbero forse pochi millimetri al giorno, ma nella direzione giusta. Che è il ritmo, poi, della vera rivoluzione. Quella lenta, continua, nonviolenta, armonica che il termine in fisica designava, prima che la politica lo demolisse.

Ma non abbiamo, per ora, che un'arma, se vogliamo (il che non è ovviamente obbligatorio) cambiare regime. Si chiama modello istituzionale americano, sistema elettorale anglosassone; democratico, non partitocratico. Non v'è altro strumento di riforma della politica, di superamento del regime degli attuali partiti, come fattispecie e nella loro individualità, del loro superamento nonviolento, democratico, decoroso per tutti, senza condanne di indegnità per nessuno.

Ogni altro sistema, che tenda a far sopravvivere almeno i maggiori partiti attuali, se adottato, sarà l'ultimo della partitocrazia, non il primo atto di vita di un nuovo sistema. A due turni, o misto, in quale percentuale che sia, l'uninominale mancherebbe la ragione stessa per cui in Italia, oggi, sarebbe opportuno, e forse necessario, adottarlo. "Fuori i partiti!" da invettiva diverrebbe invece "solamente" Riforma. Non sarebbe saggio, prudente, tentarla? Ne è convinto, oggi, anche La Malfa, e lo ha dichiarato con decisione. Con lui, con Bossi, speriamo con Segni e molti altri, cresce la speranza che la ragionevolezza, per una volta, prevalga nella nostra storia.

E crescono i consensi ad altre iniziative come i progetti di legge di iniziativa popolare, per il "pensionamento" di tutti coloro che hanno governato per almeno dieci anni grandi Comuni, Regioni, l'esecutivo nazionale; per una alta autorità sui profitti e le illegalità del regime, a cominciare da quelle dei mille processi insabbiati, dalla giustizia negata. I lettori di Panorama - ne siano certi - saranno i primi a esserne informati, ad avere la responsabilità e il piacere di dargli corpo, di farli vivere, nel prossimo anno. Che vi auguro il migliore.

 
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