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Minzolini Augusto, Pannella Marco - 3 gennaio 1993
»Prima finiscano in galera
Pannella: nuova legge? Non se ne parla

Il leader radicale: »A questi partiti non si deve dare né denaro né aiuti. »Da 15 anni diciamo una cosa sola: non una lira ai partiti. Si potrebbero fornire loro servizi ma anche quelli li userebbero male

TANGENTI E CONDONO/INTERVISTA

di Augusto Minzolini

SOMMARIO: Intervistato sul dibattito in corso a proposito della modifica della legge sul finanziamento pubblico dei partiti attualmente all'esame del Senato, Pannella si esprime decisamente contro ogni tentativo di evitare il voto referendario. Questa nuova legge, insieme con quelle sulle riforme elettorali, risponde ad un solo imperativo: perpetuare gli attuali partiti. Da anni sosteniamo che non si debbano dare soldi ai partiti ma solo servizi. Ma oggi neppure questi: »adesso non posso accettare che si ricominci da capo con gli stessi partiti e con le stesse persone che finirebbero per avere nuovamente il 95% dei servizi messi a disposizione dallo Stato . No a condoni per i reati del passato.

(LA STAMPA, 3 gennaio 1983)

»Vadano in galera. Sì, prima debbono proprio andarci in galera. Anzi, io continuo a chiedere: cosa fanno le 85 procure della Repubblica che ancora non hanno combinato un cavolo? . Marco Pannella non ha dubbi: non bisogna trovare nessuna »via d'uscita per i politici messi sotto accusa dai giudici di Tangentopoli.

Il padre del referendum abrogativo della legge sul finanziamento pubblico dei partiti ha anche dichiarato guerra al provvedimento che il Senato sta studiando per sostituire la vecchia legge ed evitare il voto referendario: Pannella è sicuro che la nuova legge servirà solo a »perpetuare gli attuali partiti.

D. - Allora niente, secondo lei, non si deve concedere nessuna »soluzione giuridica , cosi viene definita, ai politici caduti nelle maglie di Tangentopoli?

R. - »Io ho la stessa posizione del presidente Scalfaro. Cosa dice Scalfaro? Non se ne parla. E allora se vogliono far pace, la facciano tra di loro, non certo con me. Anzi le ostilità con noi cominceranno adesso. Perché questa nuova legge che dovrebbe sostituire quella sul finanziamento pubblico, insieme con quelle che girano sulle riforme elettorali, risponde ad un solo imperativo, uno solo: perpetuare gli attuali partiti .

D. - Lei, quindi, questa legge, non la vuole in ogni caso? anche se non contenesse una via d'uscita per i politici sotto accusa, lei direbbe di »no ?

R. - »Intanto quando noi proponemmo il referendum abrogativo del finanziamento pubblico dei partiti tutti ci furono contro. E il pds più degli altri. Adesso Spadolini, perché tutto parte da lui, da un mese e mezzo ripete che bisogna fare una legge per non fare i referendum. Poi c'è Maccanico che tira fuori l'8 per mille, l'8 per cento, il 5 per 7. Il problema secondo noi è diverso. Noi da 15 anni diciamo una cosa sola: non una lira ai partiti. Casomai si dovrebbero fornire dei servizi. Ad esempio, io penso che, invece delle case del Popolo, delle sezioni, in ogni quartiere ci dovrebbe essere una struttura pubblica a disposizione delle riunioni dei vari partiti. Ma c'è un però... .

D. - Cioè?

R. - »Se ora fosse proposta una legge di questo tipo, bene, io ne chiederei lo stesso l'abrogazione. La ragione è semplice: non tutti sanno usare legittimamente e democraticamente dei servizi democratici forniti dallo Stato. I partiti di stile anglosassone certamente sì, ma da noi c'è una situazione diversa. No, da noi non si può ricominciare da zero, come se nulla fosse avvenuto. In Italia, ad esempio, il pds è diventato sicuramente un proprietario immobiliare più importante della Chiesa. Mentre io l'ho presa in quel posto per venti anni proprio perché non ho voluto pagare questo costo della politica. Ecco io a questi partiti non voglio dare niente, né servizi, né soldi. Né tantomeno voglio concedergli una leggina che sotto sotto nasconda un condono per il passato .

D. - Lei, quindi, vuole solo una cosa, che l'attuale legge venga abrogata dal referendum?

R. - »Per il momento il referendum è la cosa migliore che si può fare. Anche perché sono convinto che il compito di legiferare su questa materia dovrà essere lasciato al nuovo Parlamento. Il motivo è semplice: oggi gli attuali partiti punterebbero solo a riconvertire il loro potere in un altro modo .

D. - Proprio non vede niente al di là del referendum?

R. - »I partiti e le persone che hanno sbagliato non solo dovrebbero restituire i soldi, ma dovrebbero restituire anche tutte le proprietà immobiliari che hanno accumulato e ripartire da zero. Altrimenti niente, non gli si può concedere nulla, non una lira, non un servizio La partitocrazia c'è stata o non c'è stata? Se c'è stata, non si può far finta di niente. Io ho pagato il fatto di non farne parte rispettando le leggi e adesso non posso accettare che si ricominci da capo con gli stessi partiti e con le stesse persone che finirebbero per avere nuovamente il 95% dei servizi messi a disposizione dallo Stato .

D. - C'è, comunque, una scuola di pensiero che vuole il referendum abrogativo per un motivo che non è il suo: c'è chi pensa che l'abrogazione della legge, di fatto, farebbe decadere automaticamente anche i reati commessi da chi l'ha violata in passato?

R. - »Intanto le leggi non sono retroattive e non possono decadere i reati del passato. Quella è la tesi più comoda e più conformista. Il referendum porta all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, punto e basta. Sono loro che ci vogliono appendere altre cose. Loro vogliono evitare i referendum o, casomai, usarlo a favore dei partiti e io dico che è una truffa. Anzi, peggio ancora, è un'illusione, un errore. Ma non ce la faranno perché il Paese gli franerà addosso .

 
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