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Stella Gian Antonio - 14 gennaio 1993
DUE O TRE COSE CHE ABBIAMO SCOPERTO DI MARCO
Intervista a Marco Pannella di Gian Antonio Stella

SOMMARIO: »E' uno dei politici più noti, ma della sua vita privata si sa pochissimo. Con questa intervista, "Sette" squarcia il velo di riservatezza che circonda Pannella. E lo fa parlare: della fidanzata, dei libri, delle vacanze. dei piccoli vizi, di amici e nemici, del cinema...

(SETTE - CORRIERE DELLA SERA, 14 gennaio 1993)

Negli ultimi dieci anni è andato al cinema solo tre volte. La prima volta ha visto "Gandhi" in italiano. La seconda ha visto "Gandhi" in francese. La terza ha visto "Gandhi" in inglese. Motivo di Lavoro? No. Politici? Neppure. Puro divertimento? Ci mancherebbe. "Volevo capire se il simbolo del Partito Radicale poteva diventare quello che si vede nel film", dice. Del resto, lui mischia tutto: la politica, il quotidiano, l'amore, gli ideali, i digiuni, gli amici, il sesso, il Transatlantico, le battaglie pacifiste. Tutto insieme, a mescolarsi nella pignatta in ebollizione di una vita vissuta a tutto gas.

Un uomo senza paratie.

Senza giorno e senza notte. Che mischia addirittura la veglia e il sonno: "Capita che faccia le tre, le quattro, le cinque di mattina, però alle sette e mezzo la rassegna stampa di Radio radicale non me la perdo mai. Ogni tanto, troppo raramente, mi faccio quindici ore di sonno di fila. Ma me la cavo con la tecnica dei gatti: dormo in ogni momento buono. Sono in macchina, chiudo gli occhi e dormo. Poso la testa sulla scrivania e dormo. Mi allaccio la cintura in aereo e dormo. E la sera non passano non dico tre, ma due minuti prima che russi".

Russa? "Beatamente".

Eppure proprio lui, Giacinto Pannella "detto Marco" (come recitano con burocratica esattezza i manifesti elettorali che riportano la sua candidatura), 62 anni, segno del Toro, fondatore e patriarca del Partito radicale, lui che ha passato la vita affacciato sul balcone della politica, della tivù, di Radio Radicale, rivendicando questa sua trasparenza, questa sua trasversalità pubblico-privata, questa sua indifferenza per la privacy, è uno degli uomini politici dalla vita privata meno nota alla gente. A partire da quel giorno, a metà degli anni Cinquanta, in cui il giovanotto, figlio estroverso di un compito ingegnere abruzzese dagli inappuntabili doppiopetti di grisaglia e di una signora francese riservata e amante della musica classica, prese a Urbino la laurea di legge con il minimo del minimo: 66.

...con una tesi scritta da altri.

"Per forza. Avevo troppo da fare come presidente dell'Unione goliardica italiana e dell'Unuri, un'altra associazione universitaria. Così gli amici mi diedero una mano, preparandomi la tesi un capitolo a testa. Il guaio fu che non ebbi il tempo di leggerla".

Lo giuri

"Andò proprio così. Dopo due ore i professori mi scongiuravano di ritirarmi. ma io non avevo tempo per tornare un'altra volta. E poi conoscevo il tema, l'articolo 7 della Costituzione, quello sul Concordato, molto meglio del 95 per cento della commissione. E restai lì a discutere per tre ore e mezzo, finché non mi mandarono via col pezzo di carta"

Li avrà inondati di parole, poveretti...

"Ma guardi che io non sono logorroico. Non amo parole superflue".

E' una battuta?

"Per niente. Tanto che scrivo, anche per provarlo, quelle che io chiamavo "Inezie". Poesie brevissime. Dieci parole massimo".

Ma quella sua vena istrionica?

"Quale vena istrionica? L'istrione recita. E non c'è in me alcun margine di compiacimento nel "recitare". Prendiamo Pavarotti. Se tu accendi a tutto volume solo l'"òòò" finale di "vincerò", estraendolo dal contesto, senti solo un urlo. Se lo ascolti nel contesto è uno stupendo do di petto".

Dicono di lei: è un narcisista.

"Impossibile. Non posso esserlo per due motivi. Primo, perché sono un uomo d'azione, mentre il narcisista passa il tempo a rimirarsi. Secondo, perché sono sempre mosso dall'amore. amore verso gli altri".

Magari dirà di non essere neppure irruento, passionale.

"Infatti sono sempre freddo. O meglio, sono appassionatissimo delle cose che faccio, ma sempre con il pungolo dell'intelligenza. Altro che irruento. Io sono di lentissimo metabolismo. Prima di decidere...Sono arrivato forse ultimo, sul caso 7 aprile. E anche su Tortora. Ma quando parto ho poi una determinazione assoluta. Anche se poi rivendico di essere uno che sa cambiare opinione".

Si è pentito di aver portato Negri in Parlamento?.

"Niente affatto".

Le fece un brutto tiro...

"Non a me: a se stesso. Con quella battaglia noi abbiamo perso 400 mila voti, ma abbiamo costretto la magistratura a celebrare quei processi. E ad assolvere 86 persone che erano dentro da anni in attesa di giudizio".

Che rapporti ha oggi con lui, le fa rabbia?

"Mi fa pena. Ma in fondo lo sapevo com'era. Lo conoscevo da una vita e non ci salutavamo. No, non mi pento di quella battaglia. Ma se fossi stato il ministro dell'interno alla prima molotov li mettevo dentro tutti".

E Cicciolina?

"Anche lì prendemmo 400 mila voti. Forse di più. Ma era una questione di rispetto per le regole. Noi avevamo sempre detto che gli iscritti al Partito radicale avevamo diritto, se volevano, a candidarsi. Era una regola e la rispettammo. La inserimmo dopo 12 capilista e invitammo i nostri elettori a non votarla. Ma quella era la regola. E poi, in fondo in fondo...".

...in fondo in fondo?

"Insomma: costringemmo la "Pravda" a pubblicare la prima tetta. E non le dico lo spasso a vedere i mass media parigini, nella bella, raffinata, libera, disinibita Parigi impazzire per una tetta".

Le piace essere trasgressivo?

"Ma io non sono trasgressivo. Mai stato. La trasgressione chi la fa? Chi si rompe le palle dei valori che vive. Ma io ho sempre affermato una morale diversa. Mi guardavano come fossi il demonio. Sul divorzio, sull'aborto, sull'omosessualità, sulla droga".

Quegli spinelli?

"Guardi: io sono talmente nicotinizzato che quelle due volte due che mi sono fatto uno spinello non ho provato niente. Anzi: quando l'ho fatto per farmi arrestare l'ho acceso addirittura dalla parte sbagliata".

E sì che ne accende, di sigarette.

"Per trentacinque anni ho fumato 70 Celtique senza filtro al giorno, che equivalevano, come quantità di tabacco, a 118 Marlboro. Mi dicevano: "Marco, ti ammazzano". E invece le ho ammazzate io. A un certo punto, stop: non le hanno prodotte più. Mi sento un vedovo".

Esagerato.

"Sul serio. E ho avuto la stessa reazione di un vedovo. Sa com'è: uno scopa tutta la vita con la moglie, senza mai metterle le corna, e di colpo si ritrova solo. Cosa fa? Prova una donna, ne prova un'altra e poi un'altra ancora. Ma non c'è una che lo soddisfi davvero. Così faccio: fumo questo, fumo quello, ma non c'è gusto..."

Beh, può sempre smettere.

Mai provato?

"Mai. E non l'ho mai neppure pensato. Una volta l'ho ipotizzato per amore: "Se tu vuoi, se anche tu smettessi...". In realtà non mi interessa. Una volta ho detto, quasi per scommessa: voglio dimostrare che posso non fumare. E da quella mattina, per 120 giorni, non ho fumato. Ma non avevo smesso. Dicevo a tutti: sto non fumando".

Che libri legge?

"Non ne leggo davvero uno da anni. Lo dico con dolore. Rileggo vecchie letture. Poesie. Di francesi, soprattutto. O qualche pagina di Croce. O di Nietzsche".

Mai scritto un libro?

"No. un po' per la stessa ragione di prima: il tempo. E poi perché io credo molto nell'importanza della parola. Magari non so leggere i libri, ma credo di saper leggere i volti. Gli occhi. Le persone".

Hobby?

"Suonavo il violino e tiravo di scherma, da ragazzo. Adesso non ne ho bisogno".

Viaggi...

"Boh...Sono andato a New York non so quante volte e conosco solo il percorso tra l'aeroporto, l'alberghetto dove vado e il Palazzo delle Nazioni Unite. Perché non sono mai uscito da quell'itinerario? Non era necessario".

Qual è l'ultima vacanza che ha fatto?

"Ma io sono in vacanza sempre: dal 1· gennaio al 31 dicembre. Basta capirci: se la vacanza è la ricerca del piacere, le cose che faccio mi danno la sostanza del piacere. Se invece hai una visione vittoriana del tempo libero, dove il piacere è soprattutto trasgressione...Questo neo-dandismo alla ricerca spasmodica del divertimento...".

Ha passato l'estate a fare il "sindaco" di Ostia: mai fatto un bagno?

"Neanche uno. Magari ogni tanto mi dicevo: "Ma guarda che stronzo che sono". Però così, senza alcuna frustrazione. L'ultimo ozio di quel genere me lo sono goduto l'altra estate, quella del '91, prendendo il sole in terrazza tre ore. Ma le ripeto: senza frustrazioni".

E alla sua compagna, Mirella Parachini, sta bene avere un uomo così impegnato?

"Ho conosciuto Mirella nel Partito radicale. E le persone che lei ha conosciuto e che ama sono più o meno lì, come per me. E' come me. Quindi la pensiamo in modo diversissimo".

Ma quando vi vedete?

"Sempre. Lei fa il medico e ha una vita un po' più ordinata, ma ci vediamo e ci sentiamo in continuazione.E' un legame forte. Non siamo sposati ma ormai andiamo verso il ventesimo anno".

Avete mai pensato di fare un figlio?

"Sì, quasi sempre. Poi... Cosa vuol dire fare un figlio? Vuol dire vivere in tre. Seguirlo, dedicargli tempo...Occorre sceglierlo".

Ma lei che "marito" è: se li compra da solo gli spazzolini?

"Certo, ci mancherebbe".

E' vero che ci tiene da matti a come veste?

"No. Ma nel momento in cui accetto l'idea che non mi posso mettere un saio perché sarebbe interpretato male, mi pare stupido non vestirmi bene".

Se li fa fare, i vestiti?

"Per forza, visto che sono un King-kong e non trovo niente di fatto".

Che vestiti ha: quelli per quando è panciuto e quelli per quando ha l'aspetto gandhiano del digiuno?

"non esageriamo. No, no. Però dovrei. Perché ho degli sbalzi incredibili, tra un periodo e l'altro. Recupero e vado sovrappeso in poche settimane".

Mi tolga una curiosità: ma dopo un digiuno, quando finalmente a tavola, detta alla romana, "che se magna"?

"Mi piace tutto. Ma sopra tutto metto la pasta. Anzi, con un po' di campanilismo abruzzese metto la De Cecco".

Ha molte ammiratrici?

"Perché non mi chiede anche se ho molti ammiratori? Sì, ne ho. Amo la gente. Amo la vita. Amo conoscere le persone. Per me la strada ha qualcosa di orgiastico. Amo quando la gente mi dice: ciao Marco".

Dà del tu a tutti?

"Non è automatico. Anzi, se vedo che posso mettere in imbarazzo qualcuno preferisco dargli del lei.

Anche a un ragazzino, se sembra a disagio nel darmi del tu".

Certo che a far una vita come la sua, direbbe Luca Carboni, "ci vuole un fisico bestiale".

"E' il contrario. Me lo son fatto venire facendo questa vita".

Ma non c'è l'ha mai la voglia di mettersi un paio di ciabatte, una vestaglia, una papalina?

"Come no? Sono un sibarita. So godere di tutto".

Senta Pannella, non è che lei si sta imborghesendo? Al parlamento la trattano come un vecchio saggio. Gava le fa l'inchino...

"Ogni tanto ce lo chiediamo, anche con Mirella. No, non lo metto nel conto dell'età E' che se tu hai sempre seminato lo scandalo dell'amore e della ragionevolezza".

Grazie.

"Finito?".

Sì, perché?

"Sa, non mi ha chiesto niente del Partito radicale. Quindi non mi ha chiesto niente di me".

Ricominciamo?

 
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