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Stanzani Sergio - 20 gennaio 1993
Il sogno di cui non so più fare a mano
di Sergio Stanzani

SOMMARIO: »A quel partito che, col rifondarsi e ricostituirsi in forza politica transnazionale e transpartitica, ha dimostrato ancora una volta di saper anticipare i tempi col porre in giuoco la propria esistenza non a parole, ma nei fatti: solo altri - e non solo noi - possono assicurarne l'esistenza .

(IL PARTITO NUOVO, numero 1 del 20 gennaio 1993)

Quando, nel gennaio 1988, a Bologna, la mia città, decisi di porre la candidatura alla segreteria del Partito Radicale, la scelta transnazionale non fu certo la ragione preminente che mi portò a compiere quel passo.

Guardavo, allora, alla scelta transnazionale come ad una ipotesi bella e affascinante, ma collocata in una prospettiva tanto vasta da apparire indefinita, vaga, molto lontana: un sogno più di una speranza, un "di più", non una esigenza impellente e concreta.

Nei cinque anni di responsabilità col partito, la scelta transnazionale è divenuta sempre più convinzione di far parte di una grande iniziativa politica, fatta di intelligenza e fantasia, di acuto senso della realtà.

Non più un sogno, un "di più", ma speranza sicura in un mezzo di lotta politica indispensabile per noi e per gli altri, per ogni individuo che non voglia accettare e subire, inerte, di venire travolto da una realtà che sempre più tende a condizionare e reprimere la persona e l'umanità negli aspetti concreti che più gli sono cari e vicini, in forza di interessi e di logiche sempre più disumane.

E' questa convinzione, questa speranza per un esito improbabile, ma certamente ancora possibile, che vorrei offrire a ciascuno di voi, per sollecitare il vostro apporto diretto e personale.

Convinzione e speranza di esigenze e necessità maturate giorno per giorno nella continuità e nella costanza del lavoro che assieme, in pochi, abbiamo prodotto e che sono cresciute e si sono affermate anche in chi - come me - per età, cultura e professione non è certo propenso a inseguire i sogni, ma è abituato a misurarsi con l'arida, spesso spietata, "verità" delle cifre, del risultato concreto.

Quel che siamo riusciti concretamente a produrre, certo non è il meglio, ma è stato, ed è, tanto.

Il Partito Radicale, transnazionale e transpartitico, il "partito nuovo" c'è. E' già delineato e operante.

Certo è inadeguato, in grado tuttavia di effettiva, grande potenzialità, con capacità peculiari.

Per quanti ne sono stati e ne sono direttamente partecipi è possibile non solo vederlo ma anche usarlo. Difficile, finora, è stato renderlo "evidente e tangibile" a tutti, ai tantissimi che non abbiamo potuto o saputo raggiungere e coinvolgere.

Il Congresso è una delle poche opportunità che ancora ci sono date. Sempre siamo stati consapevoli del nostro limite, di noi che ci siamo assunti il compito di tentare di ricostituire il Partito Radicale, di dar vita al "partito nuovo".

Eravamo e siamo che senza l'intervento di molti, di tantissimi che radicali ancora non sono e non sono mai stati, era impossibile assicurare il compimento e la continuità dell'opera.

La crisi che il nostro Paese attraversa è ormai - purtroppo - di tale portata e di una tale evidenza che mi aiuta a colmare la distanza che l'essere e il voler essere - con costanza e determinazione - solo il segretario - il primo - della prima forza politica che è, vuol essere e finora è stata capace di essere, transnazionale e transpartitica, ha determinato, specie in alcuni momenti, con la specificità della nostra situazione "nazionale".

La gravità della crisi italiana mi induce, senza presunzione, in tutta umiltà, ad avanzare la mia richiesta, con la sola forza che mi viene dell'essere radicale da sempre, prima nella professione con "Il Mondo" e il "cappello frigio", poi in Parlamento con "la rosa nel pugno", oggi nel partito e dal partito con l'"effige di Gandhi".

Vi chiedo di riflettere se non valga la pena di assicurare e dare speranza - anche in Italia, nel nostro paese - con un atto di fiducia, iscrivendovi a questo partito.

A quel partito che, col rifondarsi e ricostituirsi in forza politica transnazionale e transpartitica, ha dimostrato ancora una volta di saper anticipare i tempi col porre in giuoco la propria esistenza non a parole, ma nei fatti: solo altri - e non solo noi - possono assicurarne l'esistenza.

 
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