SOMMARIO: Una lingua che non cancelli le altre e rispetti l'identità culturale dei popoli.
(IL PARTITO NUOVO, numero 1 del 20 gennaio 1993)
Nello scorso ottobre, sul settimanale »L'Espresso , Umberto Eco, scriveva un interessante articolo sul problema della traduzione e del poliglottismo, intitolato »Traduttori, l'Europa ha bisogno di voi . E, certo, non si può non concordare con Eco che »l'Europa del futuro sarà un continente di traduttori .
Andrea Chiti Batelli, in anni passati segretario delle delegazioni parlamentari italiane al Parlamento Europeo, iscritto al PR, sostiene una tesi suggestiva: »è necessaria una lingua franca unica, europea e mondiale; perché si arrivi a questo è altrettanto necessario che esista un potere politico di forza, se non uguale, almeno comparabile a quello del mondo anglofono. Tale potere è la Federazione europea, che sentirà come proprio dovere politico quello di difendere la pluralità delle lingue e delle culture che costituisce l'identità del Vecchio Continente . Questo, a parere di Chiti Batelli, è il compito politico prioritario. La Federazione Europea diventa in tal senso strumento essenziale per il raggiungimento di quell'obbiettivo.
In sintonia con la tesi che sia necessaria una lingua franca e neutrale è anche Hans Erasmus, attualmente direttore di programma della Commissione CEE-Direzione Generale Ambiente, anch'egli iscritto al PR. Esitono a suo parere ragioni più che sufficienti, politiche, economiche, culturali, per chiedere un'attenzione particolare ai Governi, agli uomini politici, all'industria, ai consumatori e a molte altre istituzioni sociali, verso il problema della comunicazione e specialmente verso il problema delle lingue nella Comunità Europea.
Ma torniamo a Eco e al suo articolo. Per Eco »l'Esperanto, come lingua veicolare potrebbe anche andar bene. Certo bene sarebbe se si riuscisse a sviluppare un poliglottismo allargato. Ma l'impossibiltà che questo sia totale impone necessariamente l'importanza della traduzione .
Insomma, è possibile che ci stiamo dirigendo verso una »Chernobyl linguistica ? E' possibile che la Comunità europea debba guardarsi le spalle dalla Babele linguistica in cui è destinata a vivere e che porterà alla sottomissione di alcune culture a causa dell'uso di una anzichè di un'altra lingua?
Sono problemi posti sul tavolo della discussione politica, culturale ed economica. Chi e in che tempi deve decidere cosa fare, verso quale strada indirizzare il futuro della comunicazione e del rispetto delle varie identità culturali?
Il PR si offre per essere strumento di azione e dibattito. Alcuni degli esperantisti e esperantofili - come amano definirsi coloro che non si avventurano nell'apprendimento di questa lingua - l'hanno compreso e si sono iscritti. Speriamo che nessuno voglia lasciare quei radicali che ancora non lo sono o mai saranno esperantofili, da soli, a fronteggiare la suggestiva e importante tesi degli amici e compagni radicali esperantisti. E speriamo che altri, che invece sono su queste posizioni, che già hanno compreso il problema e ne hanno individuato la soluzione nell'esperanto - o più in generale nella necessità di avere una lingua »neutra - non perdano l'occasione di essere parte di un contesto politico organizzato transnazionale per poter sostenere il proprio punto di vista.
Non ci resta che dire
Bye bye, anzi, gîs revido en la Kongreso.
Per il diritto alla lingua
Alcune delle iniziative del PR e dell'»ERA (»Esperanto Radikala Asocio ) su questo tema:
- la pubblicazione in esperanto di 4 numeri del giornale »Il Partito Nuovo , inviati ad oltre 14.000 esperantisti residenti in 40 Paesi;
- la presentazione al PE di una proposta di risoluzione sull'insegnamento della lingua internazionale esperanto propedeutica all'apprendimento delle lingue straniere;
- la costituzione al Parlamento italiano di un intergruppo federalista sulla lingua e per la riforma della politica linguistica.
Alla seconda sessione del XXXVI Congresso del PR, parteciperanno, tra gli altri: Joseph Turi, Canada, Segretario Generale dell'»Accademia Internazionale di diritto linguistico ; Helmar Franck, Germania, Università di Paderbon, Istituto di »Pedagogia Cibernetica ; Hans Erasmus, Paesi Bassi, coordinatore dell'»Unione Esperantista Europea ; una delegazione dell'associazione esperantista albanese e di quella lituana, che vogliono federarsi al PR.
All'»ERA ci si può iscrivere se iscritti al PR o aderire (se non iscritti al PR) versando una quota annua che, per il 1993, è di 50.000 lire.
Gli organi dell'»ERA :
Presidente Andrea Chiti Batelli.
Segretario Giorgio Pagano.
Tesoriere Gianni Betto.
Direzione Andrea Chiti Batelli, Gianni Betto, Antonio Brivio, Fausto Ferzetti, Italo Jacovella, Giorgio Pagano.
Emiljia La Penna, croata, figura storica del Movimento esperantista internazionale, fondatrice nel 1945 della »Kroatia Esperanto Ligo , con l'iscrizione al PR, ci ha inviato questo messaggio:
»Essendo esperantista da cinquant'anni, è stato normale iscrivermi al solo Partito che abbia dato la debita attenzione all'esperanto, cioè alla discriminazione linguistica che regna ovunque, anche se inosservata. E' possibile migliorare il triste stato del mondo con l'internazionalismo, non con quel neutralismo esperantista troppo spesso inteso come indifferenza. Spero che molti esperantisti finalmente lo capiranno .