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Bosetti Giancarlo, Popper Karl - 20 gennaio 1993
Il Gandhi a Popper
di Giancarlo Bosetti, vice direttore dell'»Unità dal libro »Karl Popper. La lezione di questo Secolo

SOMMARIO: Difendere la pace, bloccare l'espansione demografica, sviluppare l'educazione nonviolenta: queste le priorità di Karl Popper.

(IL PARTITO NUOVO, numero 1 del 20 gennaio 1993)

Popper - Io ho una grande speranza, e cioè, che con la scomparsa del marxismo, noi riusciremo con successo ad eliminare la pressione delle ideologie come centro della politica. [...] Ciò che io spero, fin dall'epoca in cui scrivevo »La società e i suoi nemici , è che si riesca a ristabilire una lista di priorità delle cose che devono essere realizzate nella società.

Bosetti - E allora dica qual è la sua lista delle priorità.

Popper - Il primo punto è la pace [...] Questo è il primo punto della lista e richiede la cooperazione di tutti i partiti. E non dovrebbe più essere considerato un punto ideologico. Dobbiamo poi fermare l'espansione demografica. Anche questo, il secondo della lista è un punto capitale per il mondo intero. Tutto questo parlare del problema dell'ambiente non serve a nulla se non si affronta la questione reale, la crescita spaventosa della popolazione. E' questa la causa della distruzione dell'ambiente [...]. Anche su questo problema fondamentale dovrebbero cooperare tutti senza distinzioni ideologiche. Il terzo punto è l'educazione. E anche per questo penso che occorra un programma sul quale ci sia la cooperazione di tutti. [...] Lo stato di diritto consiste prima di tutto nell'eliminare la violenza. Io non posso, in base al diritto, prendere a pugni un'altra persona. La libertà dei miei pugni è limitata dal diritto degli altri di difendere il loro naso. Quando consentiamo che venga abbattuta e tolta di scena

la generale avversione alla violenza, davvero sabotiamo lo Stato di diritto e l'accordo generale in base al quale la violenza deve essere evitata. In quel modo sabotiamo la nostra civilizzazione. [...] Lo Stato di diritto esige la nonviolenza, che ne è il nucleo fondamentale. Quanto più trascuriamo il compito di educazione alla nonviolenza tanto più dovremo estendere lo Stato di diritto, cioè le norme delle leggi nei campi dell'editoria, della televisione, della comunicazione di massa. E' un principio molto semplice. E l'idea è sempre la stessa: massimizzare la libertà di ciascuno nei limiti della libertà degli altri. Se invece andiamo avanti come stiamo facendo ora, ci troveremo presto a vivere in una società in cui l'assassinio sarà pane quotidiano.

Bosetti - Ora sappiamo quali sono le priorità fondamentali che lei vorrebbe stessero in testa all'agenda politica. Si tratta di punti - la pace, l'arresto dell'esplosione demografica, l'educazione alla nonviolenza - che richiedono la cooperazione di tutti senza distinzioni di parte, Queste indicazioni secondo lei sono di destra o di sinistra?

Popper - Né di destra né di sinistra. Quelle priorità indicano qualcosa che potrebbe prendere il posto della distinzione destra-sinistra. Vale a dire che noi dobbiamo pensare a quali fatti sono necessari per realizzare quegli obiettivi. [...] Dovremmo insomma soppiantare questo orribile sistema dei partiti, in base al quale la gente che sta in questo momento nei nostri Parlamenti è prima di tutto dipendente da un partito e solo in seconda istanza sta per usare il proprio cervello per il bene della popolazione che rappresenta. La mia opinione è che questo sistema deve essere sostituito e che noi dobbiamo tornare, se possibile, ad uno Stato in cui gli eletti vadano in Parlamento e dicano: io sono il vostro rappresentante e non appartengo a nessun partito. Credo che il crollo del marxismo offra una opportunità di procedere in questa direzione. Quanto alle priorità che ho indicato spero davvero che intanto qualche partito, non importa quale, le accetti, che dichiari di accettarle per sé. In questo modo spingereb

be anche altri ad accettarle e si determinerebbe così una situazione nuova.

Bosetti - Conosciamo la sua concezione dell'interventismo democratico e adesso anche delle sue priorità. Su questa base, qual è il tipo di modello che ritiene più soddisfacente per i nostri tempi?

Popper - Un buon modello politico è essenzialmente quello della democrazia, di una democrazia che, in fin dei conti, non veda come proprio compito quello di stabilire una leadership culturale. In altre parole, adesso si tratta di operare per la pace e per gli altri punti che ho detto, ma la caratteristica fondamentale della democrazia deve essere che la gente sia culturalmente libera, non diretta dall'alto. Il che non è semplice. [...] Il nostro mondo è minacciato da un'educazione folle. Su di essa credo che dobbiamo davvero agire e una volta che avremo provveduto a realizzare un'educazione molto responsabile, potremo tornare ai giorni in cui la violenza era un fatto raro. [...]

Bosetti - Ma come impostare un'azione politica per raggiungere gli obiettivi che lei indica? Con quali energie? Come mobilitare i consensi della gente per quelle priorità? Ci troviamo di fronte l'obiezione tradizionale che si muove al liberalismo: è troppo debole per avere la meglio sulle forze avverse, sulle passioni, gli interessi e le convinzioni contrarie.

Popper - All'obiezione tradizionale, rispondo con la tradizionale risposta liberale: dobbiamo opporci alla violenza. [...]

Bosetti - Una delle cause più gravi di violenza e di guerra sembra essere ora il nazionalismo. Lei come guarda alle aspirazioni crescenti a dar luogo a stati indipendenti, anche in Europa? Ci vede di più un pericolo di regressione nella civilizzazione e di guerra o un diritto di popoli omogenei, per lingua, etnia, religione ed avere il proprio Stato?

Popper - La questione essenziale è che in un mondo così densamente popolato tutti questi problemi sollevati dai nazionalismi devono essere considerati pericolosi. Si tratta di un pericolo che riguarda lo Stato di diritto. Bisogna dire qui prima di tutto una cosa che, a quanto mi risulta, non viene considerata a sufficienza nel dibattito europeo sulle nazionalità, e che da sola contiene l'intera questione politica delle nazionalità: si tratta del fatto che le minoranze devono essere protette. La stessa idea di uno Stato-nazione è impossibile da realizzare se non si accetta prima di tutto questo principio.

 
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