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Berti Marco, Pannella Marco - 4 febbraio 1993
LA NUOVA SCOMMESSA DI PANNELLA
Si apre a Roma il 36· congresso del partito radicale transnazionale, che rischia di chiudere per mancanza di fondi.

di Marco Berti

SOMMARIO. Intervistato, all'apertura del 36· Congresso radicale (Roma, 4/8 febbraio 1993) sui motivi per i quali il Partito radicale debba continuare a vivere, Pannella afferma che c'è solo l'imbarazzo della scelta: »ciascuno si chieda se questo partito è meglio che ci sia o che non ci sia ... »Io voglio far vivere uno straordinario e inedito progetto politico ... »Non dico "datemi forza, che cambierò". Se il Pr sarà più forte, farà meglio quello che ha sempre dimostrato di saper fare . »Per la prima volta parlamentari della Democrazia cristiana si iscriveranno al partito radicale : gli italiani seguano l'esempio e »colgano il messaggio della forza unificatrice della tolleranza e della non violenza .

(IL MESSAGGERO, 4 febbraio 1993)

E' stato bloccato all'ultimo momento, poco prima di salire sull'aereo che doveva condurlo al 36· congresso dei radicali che si apre oggi a Roma. Il sindaco di Sarajevo, Muhamed Kresevliakovic, iscritto al partito radicale, riuscirà comunque a portare la sua testimonianza all'assemblea con un messaggio che verrà letto in apertura dei lavori. Il congresso radicale, come sottolinea Marco Pannella, si caratterizza per due particolari elementi: il problema della sopravvivenza del partito transnazionale e la forte presenza di delegati stranieri, quasi 600. Confermata la presenza del presidente del Consiglio, Giuliano Amato e del Guardasigilli, Claudio Martelli.

D. Onorevole Pannella, elenchi tre buoni motivi per cui il partito radicale transnazionale debba sopravvivere.

R. "Per sopravvivere nessun motivo. Per vivere c'è l'imbarazzo della scelta. Comunque, eccoli. Primo motivo: ciascuno si chieda se questo partito è meglio che ci sia o che non ci sia. Ci pensi su una notte e poi agisca di conseguenza. Dipende infatti solo da ciascuno di noi se questo straordinario e inedito progetto politico crescerà, si affermerà o decadrà. Secondo motivo. Tutti gli altri dicono "dateci più forza e cambieremo rispetto al passato". Il partito radicale, se avrà più forza, farà meglio quello che, nel nostro tempo e nella nostra società, ha sempre dimostrato di saper fare. Terzo motivo. In questo fine secolo, dove risorgono spaventosi fantasmi di morte e altri se ne aggiungono (politici, economici, sociali ed ecologici), si è forse ancora in tempo per dar vita al partito della tolleranza, della non violenza, del dialogo, della difesa della vita del diritto e del diritto alla vita. E abbiamo individuato, come condizione tecnica assolutamente necessaria perché questo grande progetto di vita si

affermi, il fatto che in Italia, su oltre 55 milioni di persone, almeno in trentamila si iscrivano e sottoscrivano".

D. La ex Jugoslavia è quella parte del mondo in cui oggi il partito transnazionale si sta maggiormente impegnando. Ma cosa ha fatto e cosa può fare di fronte a una tragedia di quella portata?

R. "Forse già il corso delle cose sarebbe stato ancor più tragico senza la nostra presenza e influenza nell'ex Jugoslavia, in Italia e in Europa. In particolare, quando il presidente e il vicepresidente del consiglio croato erano iscritti al Pr, con altre decine di parlamentari, la Croazia approvò leggi garantiste rispetto ai diritti umani e civili. Ma, soprattutto, grazie a loro, si impedì l'attuazione di quegli "accordi di Graz" che più di un anno fa avrebbero unito Serbia e Croazia nella spartizione della Bosnia Erzegovina e nell'istituzione di governi nazionalisti, autoritari e corrotti nelle due repubbliche. E' solo un esempio di quel che si è fatto con solo duemila iscritti in Italia. Se trentamila donne e uomini sentissero l'interesse di accendere una civile polizza di assicurazione sulla vita altrui e propria, iscrivendosi al Pr nascerebbe e si radicherebbe finalmente quel partito della non violenza e della tolleranza del diritto che in Medio Oriente, nei Balcani, in Africa, in Europa e ovunque pot

rebbe governare la crisi del nostro tempo in modo creativo, vitale e non distruttivo".

D. E sul fronte italiano, dove c'è un intero sistema politico in crisi, com'è attestato il partito radicale?

R. "E' indubbio che c'è anche una emergenza italiana che giustifica l'attenzione e l'impegno del transpartito transnazionale. E' una crisi appunto dello stato di diritto, del rispetto delle regole e di un sistema istituzionale elettorale che ha prodotto tutti i mostri del secolo: Nazismi, fascismi, comunismi, dittature e così via. Mi sembra chiaro che questo partito che rifiuta ogni disciplina dai suoi iscritti, che preclude a sé, in quanto tale, ogni interesse di potere per interessarsi invece di obiettivi ideali e politici, può offrire all'Italia e all'Europa diverse e nuove forme di associazione e di azione democratica, contribuendo a superare l'attuale crisi. Che parlamentari di undici diverse forze politiche italiane siano oggi anche membri del Pr, mi sembra costituire un fatto di una importanza da non sottovalutare".

D. Il Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, interverrà all'apertura dei lavori del congresso. Doveva esserci anche il Sindaco di Sarajevo, ma gli è stato impedito. Sarà comunque presente spiritualmente con un messaggio ai congressisti. Qual è il significato politico di queste due presenze?.

R. "E' molto evidente. E in più aggiungiamo il fatto che possiamo annunciare le prime iscrizioni di deputati della Democrazia cristiana al partito radicale. E lo diciamo per rendere più forte il messaggio agli italiani perché ne seguano l'esempio e ai non italiani perché colgano il messaggio della forza unificatrice della tolleranza e della non violenza. Sono elementi che costituiscono la cornice entro la quale questi due eventi diventano più significativi. E poi la presenza, seppure non fisica, del sindaco di Sarajevo è una presenza di lotta, perché la città non sia rasa al suolo come il ghetto di Varsavia per colpa di un'Europa vile e suicida quanto quella degli anni Trenta".

D. Il partito radicale lancia una campagna per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il Duemila. Non è utopia tutto ciò?

R. No, sarà possibile se ci sarà questo partito radicale. Può anche darsi che approfondendo il progetto ( è un progetto, non un'aspirazione) potremo stabile che questo accadrà nel 2003 o nel 1999. Tutto dipende dalla forza organizzata, programmata di questo obiettivo, come ogni altro obiettivo di pace, di diritto e di libertà. Questo è emblematico. Se non ci fossero questo progetto e questo partito radicale, è assolutamente certo che nemmeno il 2010 o il 2020 vedrebbero una umanità che metta al bando questa devastante scelta per la quale la messa a morte dovrebbe servire alla vita, all'ordine e al diritto".

 
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