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Vigevano Paolo - 4 febbraio 1993
COMUNICAZIONE AL XXXVI CONGRESSO SECONDA SESSIONE DEL TESORIERE DEL PARTITO RADICALE PAOLO VIGEVANO

SOMMARIO: Il documento, avverte il tesoriere, non è una vera e propria relazione ma solo una puntualizzazione del problema che è davanti al partito. Ricorda come, in questo momento, in Italia sia aperta la questione dei finanziamenti ai partiti, anche a causa del referendum promosso dal PR. Elenca poi quelle che possono essere definite le "risorse complessive" del partito (anche quando giuridicamente distinte da questo), come la "Torre Argentina s.p.a." proprietaria della sede e fornitrice dei "servizi essenziali". Ricorda quindi che "il fabbisogno finanziario a pareggio" sarà per la fine di febbraio di circa 5 miliardi e fornisce dettagli sommari delle varie partite contabili e finanziarie, nonché delle spese necessarie a tenere in vita il "partito transnazionale" con le sue peculiarità. Presenta alcune ipotesi di iniziative per il ripiano dei debiti, come la vendita del "patrimonio immobiliare", di Radio Radicale e delle stesse Televisioni commerciali "Teleroma 56" e "Canale 66", nonostante la problematici

tà del mercato. In presenza di tante e tali difficoltà,è la conclusione, "solo un apporto finanziario certo, adeguato ed immediato per il partito potrebbe scongiurarne l'immediata chiusura".

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Care compagne, cari compagni, amiche e amici,

quella che svolgerò oggi non è una vera e propria relazione, ma piuttosto una puntualizzazione del problema che oggi il partito deve affrontare, e delle decisioni che deve assumere. La relazione, il bilancio e gli allegati sono stati distribuiti e sono comunque a disposizione di tutti i congressisti, iscritti e no.

Il sistema dei partiti italiano, come molti di voi sanno, sta vivendo in questi mesi proprio sul problema dei finanziamenti, soprattutto grazie alla insospettata serietà di alcuni, pochi magistrati e grazie alla prossima celebrazione del referendum, promosso dal partito radicale, abrogativo della legge sul finanziamento che lo stato italiano assegna ai partiti politici, la più grave crisi che abbia mai attraversato. Può essere la crisi finale che prelude alla Riforma, ma potrebbe essere anche altro. Noi radicali sappiamo quanto con la nostra storia, con i nostri comportamenti individuali, con le nostre scelte collettive, con le nostre lotte abbiamo rappresentato in Italia, anche su questi temi. Di questo problema non parlerò nella mia relazione perché sono convinto che il miglior modo per farlo è quello di confermare con i comportamenti la nostra diversità, quella di aprire i congressi con la comunicazione del tesoriere. Comunicazione che è tanto piu politica quanto più consente agli iscritti di conoscere pe

r poter giudicare, con la votazione sul bilancio e poter assumere le decisioni importanti per le quali è convocato questo congresso.

Per noi la conoscenza dei problemi del denaro è sempre stata lo strumento necessario dell'organizzazione della lotta politica.

Innanzitutto è bene fornirvi un chiarimento di carattere tecnico, che ha però importante rilevanza su quanto siamo chiamati a discutere.

Nelle relazioni presentate ai congressi, e ai Consigli Federali oltre al bilancio del partito in quanto tale ho sempre presentato le elaborazioni e le analisi relative a quelle che definivo "le risorse complessive del partito", riferendomi con ciò soprattutto alla sede del partito e all'andamento economico della società che ne è la proprietaria, la Torre Argentina S.p.A. Anche in questa occasione ho messo a disposizione del congresso, oltre al bilancio del partito in quanto tale, il bilancio di previsione di questa società e gli andamenti finanziari relativi ad entrambi (Allegati 3,4,5).

Abbiamo in tal modo tenuto conto delle risorse complessive, cioè sia di quelle su cui il partito può direttamente contare, sia di quelle che, pur non essendo formalmente di proprietà diretta del partito, si possono considerare di fatto come facenti parte del patrimonio del partito stesso.

E' bene precisare che con il termine "risorse complessive su cui il partito può contare" anziché "proprietà" del partito si intende rispettare la forma giuridica del rapporto tra il partito e la società proprietaria della sede. Questa società infatti è stata costituita con denaro fornito dal partito a Sergio Stanzani e Paolo Vigevano, nel 1987, i quali ne sono i formali e sostanziali proprietari, anche se le somme loro conferite avevano un vincolo di destinazione.

La società proprietaria della sede del partito, inoltre fornisce servizi essenziali al suo funzionamento -a fronte di regolari contratti- il personale necessario alllo svolgimento di compiti essenziali quali il centralino, la segreteria, l'amministrazione e la gestione dei servizi, la commercializzazione dei diritti sia di Agorà che del Centro di ascolto. (V.di Allegato 7, pagine 26, o 27, o 28 a seconda delle versioni).

Pertanto, pur non costituendo la Torre Aargentina una proprietà diretta del partito, del suo andamento economico e degli aspetti patrimoniali occorre tenere conto nella definizione del quadro complessivo delle risorse e dei fabbisogni.

Ciò premesso ci sarebbe vermanete poco da aggiungere rispetto a quanto descritto e previsto nelle relazioni approvate dal Consiglio Federale a Zagabria alla fine di ottobre del '91 e in quella discussa nella prima sessione di questo congresso, all'inizio di maggio.

Le previsioni allora fatte, nonostante il contenimento del fabbisogno finanziario complessivo, sono purtroppo confermate nella loro gravità. Ci presentiamo a questo congresso con un saldo tra debiti e crediti, un fabbisogno finanziario a pareggio, registrato alla fine di dicembre di 4.357 milioni di lire (3.533.527 $) che, tenuto conto delle spese dei primi due mesi del 1993, raggiungerà per la fine di febbraio i 5 miliardi (4 milioni di dollari).

In occasione della prima sessione del congresso avevamo previsto un saldo tra crediti e debiti per la fine di aprile, che, inclusa la previsione di entrate fino alla fine dell'anno era in attivo per 800 milioni di lire (650 mila dollari). Rispetto a quella previsione nei successivi 10 mesi abbiamo dovuto registrare spese, che sul piano finanziario hanno determinato esborsi ed impegni di pagamenti per 4.916 milioni (3.987.000 $), che sommati all'importo del debito relativo al mutuo sull'immobile portano per la fine di febbraio gli impegni complessivi di pagamento ad oltre 5.750 milioni (4.660.000 $), e detratto il saldo attivo della fine di aprile di 800 milioni (650mila dollari) portano il fabbisogno a pareggio, come già indicato in precedenza a 4.957 milioni (4 milioni di dollari).

Negli allegati alla relazione e al bilancio - che viene sottoposto all'approvazione di questo congresso - potrete trovare la descrizione analitica della spesa, delle spese fisse, di quelle variabili, dei costi dell'attività, (Vedi Allegato 7, pag.21.) nonché i fabbisogni finanziari complessivi e la loro analisi (V.di Allegati 4 e 5. pagg. 15 e 18)

Rispetto a quanto previsto per l'intero anno 1992, non solo in occasione della prima sessione del congresso a Roma, ma rispetto a quanto già previsto in occasione della riunione del Consiglio federale a Zagabria, le previsioni economiche e finanziarie nonostante il contenimento di alcune delle più importanti voci di spesa e il maggior gettito delle entrate si sono confermate in tutta la loro gravità.

Allora noi prevedevamo un fabbisogno a pareggio per il 1992 delle partite correnti del conto economico di 4.500 milioni (3.650.000 $) cui corrispondeva un fabbisogno finanziario complessivo inclusi gli oneri relativi al mutuo e alle immoblizzazioni effettuate di 6.300 milioni (5.100.000 $) (Vedi Allegato 5 pag.19).

Rispetto a quelle previsioni si è tentato di operare il contenimento della spesa sospendendo a partire da luglio la pubblicazione del giornale "Il partito nuovo", il cui costo nell'anno si è ridotto di circa 600 milioni (485.000 $). Si è azzerata la spesa di 400 milioni (325.000 $) prevista per le riunioni del Consiglio Federale, che ne ha tenuto una sola in coincidenza con la prima sessione di questo congresso, mentre le spese per iniziative politiche e manifestazioni sono state di 600 milioni (485.000 $) inferiori a quanto preventivato.

La crescita del partito soprattutto negli altri paesi, cui ha corrisposto la quintuplicazione del numero di iscritti al di fuori d'Italia (da 1435 ad oltre 7.600) rispetto all'anno precedente ha comportato anche un inizio di attività significativa da parte degli iscritti e quindi la necessità di organizzare assemblee e manifestazioni, ma soprattutto si è reso necessario il potenziamento della rete di sedi, o meglio di uffici attrezzati, che abbiamo realizzato in questi paesi, e il cui numero del corso del 1992 è salito ad undici. Oltrea quelle già esistenti di Budapest, Mosca e Praga, a partire dalla fine del '91 si sono aggiunte quelle di San Pietroburgo, Kiev, Baku, Bucarest, Zagabria, Sofia, Varsavia, Ougadagou. Si tratta in alcuni casi di piccoli uffici attrezzati, aperti saltuariamente, ma prevalentemente di sedi vere e proprie con personale stabilmente impegnato. L'organizzazione ed il funzionamento di questa struttura operativa ha comportato maggiori spese per circa 450 milioni di lire (365.000 $).

La crescita del numero degli iscritti negli altri paesi, ha reso necessaria anche la trasformazione in struttura fissa del partito di quei servizi, che erano stati previsti per la realizzazione del giornale, e ne ha reso necessario sia il rafforzamento in termini di organico, sia l'incremento dell'uso dei servizi già a disposizione, la rete telematica di Agorà, la banca dati del tesseramento, e naturalmente il telefono. Questo incremento di spesa è stato di 600 milioni (485.000 $). L'aumento più consistente di spesa è stato tuttavia determinato dallo svolgimento del congresso in due sessioni che, rispetto al previsto ha richiesto un maggiore esborso di un miliardo di lire (800.000 $). Pertanto, pur avendo conseguito un contenimento di spesa per 1.600 milioni di lire (1.300.000 $) su una parte delle voci di spesa, le variazioni non previste e in alcuni casi non prevedibili hanno determinato un costo finale di 450 milioni (365.000 $) superiore ai 7.000 (5.700.000 $) preventivati.

E' stato tuttavia possibile contenere considerevolmente il fabbisogno finanziario complessivo registrato a fine anno, grazie al gettito complessivo delle entrate che è stato di 2.440 milioni (1.980.000$) superiore a quello preventivato. Le iscrizioni ed i contributi degli iscritti, nel periodo hanno assicurato circa 900 milioni (730.000 $) mentre i contributi dei non iscritti, in gran parte dovuti alla sottoscrizione per la campagna dei referendum conclusasi nel mese di gennaio del '92, ammontano a oltre 400 milioni (325.000 $).

Determinante per finanziare nel secondo semestre dell'anno l'attività del partito è stato l'apporto, allora imprevedibile, di circa un miliardo di lire della lista Pannella, che ha destinato quasi per intero al partito le proprie risorse economiche. Nel complesso, pertanto tenuto conto di un ulteriore saldo attivo tra incrementi e decrementi di entrata di 130 milioni (105.000 $), il fabbisogno finanziario complessivo è stato contenuto di 1.850 milioni (1.500.000 $) rispetto ai 6.300 (5.100.000 $) previsti.

Ciononostante la situazione in cui ci troviamo oggi, sotto il profilo economico e finanziario è più grave di quella in cui ci venimmo a trovare alla fine del 1989, quando, iniziando la fase di gestione straordinaria del partito, avviammo con la sospensione di ogni attività il tentativo di risanarne il bilancio. Allora potevamo ancora disporre per l'anno successivo del finanziamento pubblico, del contributo che lo stato italiano assegna ai partiti rappresentati in Parlamento (di circa 3 miliardi - 2.450.000 $). Oggi questo non è più possibile. Anche la lista Pannella per poter erogare il proprio contributo al partito ha dovuto anticipare quasi tutte per intero la propria quota di finanziamento pubblico del 1993, che comunque è pari solo alla metà di quella di cui allora disponeva il partito. Inoltre rispetto ad allora, quando con l'azzeramento dell'attività era stata azzerata anche la spesa relativa alla struttura politica e organizzativa del partito, oggi la sola spesa fissa necessaria ad assicurare l'attivi

tà transnazionale del partito ha un costo, che sommato a quello di Agorà e del Centro di Ascolto supera i 4 miliardi dilire.

Oggi l'indebitamento raggiunto è garantito solo dal patrimonio immobiliare, e dai beni mobili (mobili e attrezzature), che nel complesso sono iscritti a bilancio per 4.600 milioni (3.730.000 $), mentre il loro valore di mercato è senz'altro superiore.

Decidere di affrontare l'esercizio 1993 in queste condizioni, contando solo su una previsione minima - non più di 2 miliardi (1.600.000 $) di entrata rispetto ai fabbisogni - dagli 8 ai dieci miliardi (6,5- 8 milioni di dollari) - tale indebitamento sul patrimonio avrebbe un unico esito certo, la bancarotta.

Risulta anche estremamente problematica e contraddittoria la valutazione su quali apporti potrebbero venire al partito da altri soggetti, quali la Radio Radicale e le telvisioni.

Oltre alle risorse proprie del partito e a quelle della Torre Argentina esistono la Radio radicale e le televisioni. Si tratta di soggetti che hanno natura e rapporti giuridici con il partito diversi da quelli sin qui esaminati a proposito della società proprietaria della sede. Si tratta infatti di società e aziende alle quali in passato era stata destinata la quota del finanziamento pubblico che il partito per propria decisione congressuale aveva stabilito di non utilizzare per le proprie attività, che dovevano essere assicurate solo attraverso l'autofinanziamento.

Il rapporto giuridico tra il partito e questi soggetti (la Radio radicale, le televisioni) era di reciproca, piena autonomia politica e organizzativa. Il partito infatti attribuiva loro il proprio contributo senza porre ulteriori condizioni.

Si tratta di soggetti, di aziende, che, grazie al contributo del partito, hanno potuto formarsi e svolgere la propria attività, e, che, venuto meno tale contributo, hanno dovuto reperire nei diversi settori, in cui operavano e continuano ad operare, i mezzi per il proprio equilibrio economico.

In base ad una legge presentata "ad hoc" dalla maggioranza dei parlamentari di tutti i partiti rappresentati al Parlamento italiano (sia alla Camera che al Senato) nel 1990 Radio radicale ha potuto usufruire di un contributo straordinario di 20 miliardi (16 milioni di dollari), a titolo di riconoscimento anche economico del ruolo di effettivo servizio pubblico che unica svolge in Italia con le trasmissioni integrali delle sedute parlamentari ed i congressi di tutti i partiti politici. Il contributo straordinario ricevuto ha consentito alla radio di sanare le passività cumulate negli anni precedenti, di riorganizzare e consolidare la propria struttura tecnica e informativa e di sanare le perdite di esercizio nei successivi tre anni.

Oggi Radio radicale vive grazie al contributo che lo stato italiano prevede per le emittenti che "risultano essere organo di partito".

Tuttavia solo il pieno riconoscimento, anche economico, in modo permanente e non occasionale come avvenne nel 1990, del ruolo di organo di informazione di interesse generale di Radio Radicale, attraverso la stipula di convenzioni e contratti con le istituzioni italiane per la ritrasmissione delle sedute parlamentari, potrebbe assicurarne oggi la crescita e l'esistenza .

Le televisioni, le emittenti locali commerciali Teleroma 56 e Canale 66, che vivono esclusivamente di pubblicità, devono fare i conti oggi più che mai con l'aggravarsi della crisi ormai cronica del mercato pubblicitario e di quello dei programmi, che, in Italia, dopo l'approvazione della legge di regolamentazione del settore ha visto ulteriormente restringersi le risorse a disposizione delle emittenti locali.

Tali aziende non possono essere considerate, né formalmente, né sostanzialmente come facenti parte del patrimonio del partito, e pertanto il partito non può assumere decisioni che competono formalmente e sostanzialmente alla proprietà e agli organi di amministrazione di questi soggetti.

Il partito oggi può contare invece sul fatto che le persone (Sergio Stanzani e Paolo Vigevano), cui fu destinato il contributo del partito, e che lo utilizzarono per la costituzione della Radio Radicale e delle televisioni, di cui oggi sono i titolari, sia per la loro storia personale e politica, sia per il modo con cui hanno gestito sia la radio che la televisione, hanno un legame - oggi anche formale - con il partito, che non li esimerà di certo, dall'operare fino in fondo per assicurarne l'esistenza.

Se tuttavia si vuole prevedere quale potrebbe essere il concorso al risanamento della situazione del partito, che deriverebbe dalla vendita di queste aziende, occorre entrare in un terreno di valutazioni estremamente difficili, e per alcuni aspetti impossibili.

La precarietà del settore specifico dell'emittenza sia radiofonica che televisiva in Italia, fa sì che un mercato di questo tipo di aziende sia estremamente aleatorio e di fatto attualmente inesistente.

Se questo è vero soprattutto per quanto concerne le televisioni, la peculiarità e il prestigio di Radio Radicale, pur restringendo a pochissimi i possibili acquirenti o i possibili partners, potrebbero invece portare a valutazioni economiche superiori a quelle di altre emittenti nazionali con caratteristiche più tradizionali. Il ridottissimo numero di possibili interessati a questa offerta rende estremamente incerto sia l'esito di una eventuale trattativa che, a maggior ragione, la previsione degli importi, e dei tempi di conclusione.

Ci troviamo pertanto in una situazione difficilissima, complessa e ricca di contraddizioni:

1) sulla base dei livelli di indebitamento risultanti dal bilancio e dalle analisi finanziarie allegate, sulla base delle previsioni relative al prossimo esercizio il partito deve cessare la propria attività e procedere alla liquidazione delle proprie passività e attività.

3) Inoltre essendo attualmente impegnate tutte le risorse di credito alle quali sia il partito che tutti gli altri soggetti potevano far ricorso, ulteriori indebitamenti da parte del partito ne determinerebbero la bancarotta, ulteriori indebitamenti da parte degli altri soggetti miranti a finanziare anche solo con prestiti il partito, di cui è attualmente nota la non solvibilità, comporterebbero comportamenti illeciti sia sul piano della giustizia civile che penale da parte dei rispettivi amministratori, oltre a compromettere irrimediabilmente l'equilibrio economico di quegli stessi soggetti.

3) Pertanto solo un apporto finanziario certo, adeguato ed immediato per il partito potrebbe scongiurarne l'immediata chiusura.

Vi è poi l'ipotesi della vendita di Radio Radicale che potrebbe contribuire in termini significativi alla prosecuzione dell'attività del partito, ma comunque in termini e a condizioni che oggi non è possibile determinare.

Questi i termini economici.

Se i termini del problema sono questi occorre necessariamente trovare altre punti di attacco per tentare di trovare una soluzione.

Noi sappiamo ormai da mesi, e quando dico noi, intendo noi tutti iscritti al partito sappiamo qual'era la situazione, e a cosa stavamo andando incontro. Perché abbiamo continuato ad operare senza prendere altri, drastici provvedimenti di riduzione di spesa di limitazione della struttura o di conversione della struttura stessa tecnico organizzativa e politica del partito?

La risposta è semplice ed è nei fatti, nei progetti che abbiamo realizzato è nei risultati, che già a partire da queste inadeguate risorse, siamo riusciti a conseguire. E' nella nostra convinzione dell'unicità del progetto radicale e della impossibilità che, per i democratici di tutto il mondo una simile opportunità si possa ripresentare in tempo utile.

La conferma che il partito transnazaionale è lo strumento che solo può dare concreta possibilità ai democratici di tornare a sperare trova continue e quotidiane conferme. La conferma più evidente è nell'elenco delle sconfitte che quotidianamente subiscono quanti continuano ad operare attraverso le loro ormai inutilizzabili organizzazioni solo nazionali e si chiamano ex Yugoslavia, si chiamano antiproibizionismo soprattutto nei paesi dell'est, si chiamano pena di morte soprattutto negli Stati Uniti d'America, si chiamano nazionalismi ormai ovunque, si chiamano soprattutto la quotidiana abdicazione del diritto, alla forza al potere di mafie di ogni tipo. Questi sono i terreni di iniziativa che abbiamo individuato noi, ma l'elenco potrebbe continuare. E' un elenco che da la dimensione di quello che questo partito può leggittimamente aspirare a darsi come obbiettivo e ci da anche la certezza che non possiamo essere noi soli quanti siamo ad usarlo e a farlo vivere.

E' per queste ragioni che sottoponiamo come è nostro dovere al congresso, a questo congresso, che dovrebbe essere di fondazione del partito, in termini tanto crudi e drammatici il problema della sua esistenza. E' per questo che abbiamo continuato a dare vita a questo partito fino a questo momento, non in attesa del miracolo al quale per fortuna non crediamo, ma per capire se quello che è possibile si può anche realizzare.

Non si è realizzato fino ad ora. I primi mille iscritti italiani del 1993 hanno assicurato con il loro denaro un mese di vita in più al partito, hanno ridotto di 350 milioni (285.000 $) il fabbisogno finanziario complessivo di 5 miliardi (4 milioni di dollari), ma non è il segno che si siano create le condizioni per il salto di ordine di grandezza necessario a raggiungere i 30mila iscritti necessari a fare esistere questo partito.

E' possibile che questo si realizzi in questo congresso?

Dobbiamo chiudere?

Questi sono i quesiti ai quali dovremo rispondere.

E' il solito ricatto dei radicali? Certamente no, lo può vivere come ricatto solo chi di ricatti è costretto a subirne quotidianamente. Da parte nostra c'è solo la consapevolezza di avere fatto il nostro dovere sino in fondo, per tentare di consegnare il progetto radicale al partito se si costituirà, se il congresso ne riscontrerà le condizioni, anche per il 1993.

Buon lavoro.

 
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