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Rizza Claudio - 6 febbraio 1993
Bonino: "E pensare che ci chiamavano alleati delle Br"
Omaggiati, rispettati, considerati: così i radicali si prendono la rivincita del "regime"

di Claudio Rizza

SOMMARIO: Emma Bonino racconta i primi momenti della formazione del governo Amato quando i radicali si candidarono ad entrare nella maggioranza senza ricevere alcuna risposta e dell'offerta, rifiutata, di un sottosegretariato agli esteri. "Amato non ci volle nel governo. E fu imprudente. Ora si può rafforzare solo facendo una vera politica". "Se i partiti credono di andare alle urne con le solite sigle, prenderanno una tranvata"

(IL MESSAGGERO, 6 febbraio 1993)

Qualcuno potrebbe immaginare i radicali che fanno la fila dietro la porta di Giuliano Amato per essere "rimpastati". Un bel Pannella ministro degli Esteri, un'Emma Bonino all'Istruzione, o chissà, magari viceversa. Invece no. Il transpartito è transgovernativo e, se si può dire, transpoltronista. Non s'illude. Anzi sente puzza di bruciato: "Martinazzoli ha aperto al Pds e al Pri? Se Occhetto entra al governo, a noi ci salutano subito. Avranno una bella maggioranza del 70 per cento, che se ne fanno dei radicali rompipalle?".

Emma Bonino sfoggia una pettinatura da profesoressa, non ha più i capelli alla maschietto, ma è sempre scoppiettante e verace. Di giochetti ne ha visti tanti, della partitocrazia sa tutto e la memoria non le difetta: "Ho parecchie cicatrici. In passato mi hanno fatto apparire come fossi una che voleva far abortire le neonate, o che voleva drogare l'umanità. Adesso ci fanno la corte, vengono in massa al nostro congresso, perchè stanno nella ...". Cacca. "Prima si sentivano partitocraticamente forti, potenti, e ci schizzavano. Dicevano che noi facevamo delle "fughe in avanti", che eravamo "alleati dei brigatisti"... certe cose non le dimentico mica. "Le Br nel Paese, i radicali in Parlamento": così ci definivano".

Invece ecco centoquaranta parlamentari che si iscrivono al Pr, undici sono persino dc, i segretari che fanno la fila e siedono sul palco dell'Ergife. "Qualcuno è in buona fede, altri sono opportunisti. La verità è che noi continuiamo a dire sempre le stesse cose, non siamo cambiati, noi".

I radicali alla Camera sono solo sei. Sei voti, poca roba. Perchè tutto questo interesse per soli sei voti in più? "E' una questione di credibilità, non di forza. Marco è uno che oggi si può permettere di parlare della nobiltà della politica. Molti altri non possono. Ci cercano perchè la vera forza di un politico è la sua indentità, la sua credibilità, non il suo potere". Emma Bonino è un fiume in piena: "E se tra un anno i partiti credono di poter andare alle elezioni proponendo le solite, gloriose sigle, psi, Pds, prenderanno una bella tranvata. la gente non ne può più di quella roba là".

Il Pr puntella Amato? "Veramente, lui fece il governo e non ci cercò mai. C'eravamo candidati a entrare in maggioranza. Ci ignorò. Fecero i ministri, e non lo abbiamo sentito. poi, prima della nomina dei sottosegretari, Scalfaro mi telefona a casa, a Bra. Mia madre risponde e a momenti le prende un colpo. Il presidente dice che mi vedrebbe bene come sottosegretario agli Esteri. Ma come? Erano dieci giorni che Amato non si faceva vivo. Rifiutai". "Giuliano lo avvertimmo: averci ignorato era imprudente, non solo numericamente parlando. E avanzammo i nostri suggerimenti in politica estera, per l'ambiente, in economia. Se lo fai, gli abbiamo detto, ti sarà facile trovare aiuto per un rimpasto di governo".

Amato s'è rimboccato le maniche. Ha mandato segnali, ha fatto promesse e le ha mantenute. La depenalizzazione sulla droga, l'iniziativa per l'ex Jugoslavia.... E i radicali ne hanno preso atto. Ma non vogliono far la figura dei maggiordomi a mezzo servizio. Gioiscono ma con ritegno. Pannella si astiene e punzecchia Occhetto, altro che governo "con le ossa rotte": "L'opposizione si è liquefatta, a smaterializzarla è stata la mozione del Pds, contro cui parlano impietosamente i numeri. Vabbè che erano assenti una cinquantina di deputati, ma se uno annuncia la grande svolta, la grande mozione costruttiva e poi alla fine c'è uno scarto così ampio tra maggioranza e opposizione, vuol dire che l'opposizione si è liquefatta".

Pannella incoraggia il presidente del Consiglio, a Montecitorio: "Questo governo è piccolo come maggioranza numerica, ma ha dietro di sè una tradizione che può renderlo grande sul piano delle realizzazioni". A patto, però, che Amato sia più incisivo, assumendo posizioni "realmente riformatrici". "Deve prendere iniziative concrete, per sconfiggere le tendenze giacobine che altri sfruttano" e per far finalmente saltare "le bardature del passato".

La Bonino, all'Ergife, spiega: "Amato si rafforza non allargando la maggioranza ma facendo una vera politica. Un governo che uscisse da una politica estera neutralista sarebbe molto utile. Prima si rafforza la politica, poi si cambiano le persone. Ma è inutile essere frenetici, come la Dc, che ha fatto dimettere i suoi ministri dal Parlamento. che fesseria! Dopo 30 anni di rigor mortis non si può essere frenetici. Il sistema è un tutt'uno, non si cambia togliendo un solo mattone. Solo una legge elettorale uninominale potrà cambiare le cose. Ma fino ad allora, e ci vorrà ancora tempo, dobbiamo pensare ad un governo di transizione". Un governo che si sganci progressivamente dalle strutture dei partiti, che si fondi prima sulla politica e poi sulle persone. Guidato da Amato? Beh, ai radicali non dispiacerebbe.

 
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