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Chiaromonte Franca - 9 febbraio 1993
Ed Emma andò in carcere contro l'aborto clandestino
di Franca Chiaromonte

SOMMARIO: Un ritratto di Emma Bonino, eletta segretaria del Partito radicale dal XXXVI Congresso (Roma, 4/8 febbraio 1993), a partire dall'impegno nella campagna per la legalizzazione dell'aborto.

(L'UNITA', 9 febbraio 1993)

"Signor Presidente, la informo che esiste contro di me un mandato di cattura. La prego di consegnarmi ai carabinieri". Siamo nel 1975. Emma Bonino torna nella sua città (Bra, in provincia di Cuneo) per "esercitare il suo diritto di voto". Ad aspettarla, fuori dal seggio elettorale, insieme a Marco Pannella, c'è una gran folla di persone che la accolgono con un applauso. Le foto dei giornali dell'epoca la ritraggono con le mani atteggiate nel classico segno femminista. Il reato di cui è accusata, in quanto presidente del Cisa (Centro informazione, sterilizzazione e aborto) è "procurato aborto aggravato". Un mese prima, infatti, i carabinieri avevano fatto irruzione nella clinica fiorentina nella quale il Cisa garantiva alle donne l'aborto a prezzi e condizioni sanitarie controllate (i medici del Cisa, ad esempio, furono tra i primi in Italia a praticare il metodo Karman) e l'allora presidente Adele Faccio era finita nel carcere di Santa Verdiana insieme al segretario radicale Gianfranco Spadaccia e al dottor

Conciani. Emma Bonino resterà in prigione poco meno di una settimana. Nel Paese, intanto, era cresciuto vistosamente il numero delle persone che consideravano una vergognosa ipocrisia la clandestinità dell'aborto. E che, perciò, firmavano e raccoglievano firme per un referendum abrogativo del reato di aborto.

"Spero - ha affermato ieri Emma Bonino, nel discorso con cui ha accettato la candidatura alla segreteria del Partito Radicale - che dagli iscritti e da quelli che vorranno far parte dei 30mila mi venga l'aiuto per affrontare un compito che è superiore alle mie forze". Dunque, da ieri, Emma Bonino è segretaria di partito: compito superiore alle sue forze? "Non fatevi ingannare dalla sua aria esile: Emma è una donna decisa che sa quello che vuole. Sono sicura che sarà una straordinaria segretaria di partito". A parlare è una "vecchia compagna di strada" della neosegretaria: la femminista Edda Billi. Lei, Emma, altre "vecchie" non lo sono tanto per età, quanto per il fatto di essere state tra le prime a mettere al centro della politica la libertà (allora, negli anni 70, si parlava di liberazione) femminile. "La rivelazione politica e l'impegno sociale - ha affermato più volte Bonino - sono venuti dopo il 68 e sono stati legati a una mia decisione di abortire e alle cose che ho scoperto lungo questo cammino". Al

la scoperta, per esempio, di quel vero e proprio latrocinio che impegnava moltissimo medici nel mercato clandestino degli aborti reso possibile - se lo ricordano Casini e gli altri? - dal fatto che l'interruzione di gravidanza era considerato un reato.

Detto questo, però, Emma Bonino ha mantenuto sempre una profonda diffidenza per tutti gli "ismi". Dunque, anche per una certa ideologia che, a volte, ha accompagnato la definizione di "femminismo". Diffidenza che è tornata, ultimamente, nella sua opposizione alla proposta avanzata da alcune parlamentari di prevedere norme di tutela delle candidature femminili nelle elezioni amministrative. Diffidenza che l'ha portata, da sempre, da subito, a militare in un partito di donne e di uomini qual è il Partito radicale e a battersi, in esso, in sintonia con Marco Pannella ("ci litigo quaranta volte al giorno, ma altrettante mi capita di dargli ragione"), per quei diritti "civili", "laici" che hanno caratterizzato la politica radicale: non è un caso che l'altra denuncia se la sia presa a causa di una "bestemmia in luogo pubblico" e che l'episodio abbia provocato un dibattito giuridico sul concetto di "religione di Stato".

Di lei Giancarlo Pajetta usava dire che ogni volta che si batteva per un progetto di legge, quel progetto otteneva immancabilmente, dal 15 al 20 per cento di voti in più rispetto a quelli che, sulla carta, venivano previsti per i radicali, mentre Giulio Andreotti l'ha definita più volte "un'irruente collega". E "irruente" la Bonino lo è senz'altro. Nel senso che è una donna che conosce la necessità di non reprimere, quando fa politica, i propri sentimenti. Anche ieri, mentre leggeva la lettera con cui Marco Pannella rinunciava alla candidatura, insistendo perché Emma accettasse una segreteria che "mi consentirebbe di meglio continuare, con lei e per lei, per tutti e per ciascuno, a vivere, a crescere, a sperare, a sbagliare, a risollevarmi se cado", non è riuscita a trattenere le lacrime. "Bonino segretaria? Una ragione di più per iscriversi al Partito radicale". dice una donna. E un'altra: "Quando le cose vanno male, si ricorre alle donne". Forse, sono vere ambedue le cose. Forse, gli uomini non hanno molte

carte in mano per risolvere la crisi della "loro" politica. Lasciamo la parola, per rispondere, alla neosegretaria: "Il nostro - dice Bonino - è un partito davvero strano, nel quale non c'è alcuna corsa alle poltrone, ma anzi la fuga perché tutti vorrebbero evitare gli impegni gravosi che comportano". Come dire: la politica non è solo potere.

 
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