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Archivio Partito radicale
Battista Pierluigi, Bonino Emma - 10 febbraio 1993
"Noi radicali, fuori degli scandali"
LA BONINO: CHIEDO A TUTTI DI SALVARE UN PARTITO PULITO

Intervista a Emma Bonino di Pierluigi Battista

SOMMARIO: All'indomani della sua elezione alla segreteria del Pr, Emma Bonino risponde alle domande sulle conclusione del congresso radicale (Roma, 4/8 febbraio 1993), sulle periodiche campagne di autofinanziamento, sulle molte volte in cui è stata messa in gioco la stessa vita del partito, sulla corruzione, sulla massiccia adesione di parlamentari di tutti gli schieramenti al Pr.

(LA STAMPA, 10 febbraio 1993)

Congratulazioni neosegretario. "Ma vada a quel paese lei e le sue congratulazioni". Non c'è verso, questa storia di diventare segretario del pr suo malgrado non va ancora giù ad Emma Bonino. Il giorno dopo i tormenti e le lacrime del tour de force congressuale cioè ancora da lavorare sodo. Ne va della sopravvivenza del partito.

Dica la verità: la sua riluttanza è sincera o in fondo lei fa un po' di scena?

BONINO - "Nei congressi radicali non ci sono rincorse e lotte a coltello per occupare comode poltrone da cui incassare i noti benefits. E dunque è comprensibile il tentativo di sottrarsi alle gravose responsabilità che competono al segretario e al tesoriere, alla prospettiva di giornate di lavoro che solo raramente terminano dopo dodici ore. Speravo, dopo quattro anni d'impegno massacrante come presidente del partito, che il cerino passasse ad altri e potessi guadagnare, almeno per un po', un momento di sosta. Non è stato possibile. Spero di non essere lasciata sola dai tanti italiani che ci ringraziano sempre per i miracoli che facciamo ma non muovono un dito per aiutarci".

Non ha provato un po' d'ira quando Pannella l'ha incastrata con la storia dell'"umiltà di Emma"?

BONINO - "Non credo, come Marco, che l'umiltà sia l'anticamera di tutte le perfezioni. Io pratico invece il senso di responsabilità. Credo di averlo dimostrato sia quando non ho accettato una candidatura che non teneva conto delle sacrosante ragioni che stanno alla base del principio della rotazione degli incarichi e degli incaricati sia quando, caduta la candidatura più adeguata, non mi sono dimessa dalle mie responsabilità accettando ancora una volta di tirare il carro".

Sia sincera: pensate davvero di potercela fare allo scadere dell'ora x?

BONINO - "E' una domanda da rivolgere agli italiani. Riusciranno questa volta a riconoscere in tempo, prima del nostro probabile funerale, che ancora una volta avevamo ragione?"

Si dice in giro che a forza di gridare "al lupo" i radicali non sono più credibili quando minacciano di chiudere baracca e burattini.

BONINO - "E' vero. Da anni i radicali, con la loro mendicità, con il loro perenne mettersi in causa "solo" perché mancavano di soldi, gridano al lupo, anzi a quei lupi che non hanno mai chiesto una lira per le iscrizioni ai loro partiti, che hanno sempre fatto campagne miliardarie senza mai chiedere aiuto ai cittadini. Non ci voleva Tangentopoli per scoprire che rubavano. Eppure tutti hanno continuato a votarli. Oggi finalmente si riuscirà a capire perché non c'è un radicale coinvolto negli scandali".

Non le fa una certa impressione tutta questa corsa affannosa della nomenklatura verso il partito radicale?

BONINO - "Siamo dei laici e non diamo giudizi morali sui motivi che spingono tanti uomini del Palazzo ad iscriversi al pr. Valutiamo sono i fatti e cioè il costoso gesto di solidarietà di tanti politici verso l'unico partito delle mani pulite. Da noi non si aspettano poltrone o protezioni impossibili ma solo la capacità di superare questo regime impedendo che sia sostituito, come alcuni vorrebbero, da uno ancora peggiore".

Alcuni?

BONINO - "Penso a quei partiti "d'opinione" come la Rete e Rifondazione che nutrono l'opinione pubblica con un'ideologia forcaiola e demagogica".

Poniamo che il 28 febbraio i vostri sforzi risultassero vani. Lei che fa, abbandona il campo come minaccia di fare Pannella?

BONINO - "Se la gente ci dicesse che si può fare a meno del partito radicale, che la riforma delle istituzioni può essere affidata proprio a quei partiti che hanno saccheggiato lo Stato e non a chi, inascoltato, ha impedito loro di farci precipitare nella bancarotta, in quel momento le mie scelte non riguarderanno più i cittadini, quelli che mi hanno votato. Apparterranno solo a me.

 
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