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Berti Marco - 12 febbraio 1993
EMMA BONINO: "TRENTAMILA FIRME CONTRO IL DEFICIT DEMOCRATICO"
Parla il neosegretario radicale a pochi giorni dall'investitura. Nelle sue mani una vera "patata bollente"

di Marco Berti

SOMMARIO: Con un titolo che tradisce il contenuto dell'articolo ("trentamila firme" invece di "...iscrizioni"), Marco Berti intervista la neosegretaria del Pr Emma Bonino sulle conclusioni del congresso di Roma (4/8 febbraio 1993) che nella mozione approvata condiziona l'eventuale prosecuzione dell'attività del partito al raggiungimento di trentamila iscritti. Sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto Martelli: »Claudio si è comportato, ai miei occhi, anche da radicale, qual è ... noi gli saremo accanto in ogni caso perché possa esercitare in pieno tutti i suoi diritti alla difesa così come alla politica .

(IL MESSAGGERO, 12 Febbraio 1993)

Sedici. Tanti sono i giorni che mancano al 28 febbraio, data in cui si deciderà la sorte del partito radicale, transnazionale e transpartito. Il problema è sempre quello, i soldi. Servono trentamila iscrizioni, ma fino ad oggi solo tremila persone hanno inviato altrettanti vaglia alla sede del partito radicale di Via Argentina 76. Le quote da scegliere sono due: 270.000 lire la minima e 365.000 ("un caffè al giorno per un anno") la "consigliata". Tra gli ultimi nomi "eccellenti" che hanno aderito al Pr, Vittorio Gassman, Franco Battiato, Mario Monicelli, Cochi Ponzoni e due eurodeputati dc, Antonio Fantini e Francesco Lamanna. Per raccogliere le adesioni il Pr ha rilanciato anche i famosi tavoli volanti per strada che hanno costruito le fortune delle sue battaglie in questi ultimi vent'anni. A Roma oggi il tavolo è in largo Goldoni, dalle 16 alle 20.

Nel recente congresso dell'Ergife, lo stesso hotel nel quale in queste ore si stanno decidendo i destini del partito socialista, ci sono stati dei cambiamenti al vertice del partito. Sergio Stanzani ha lasciato il posto di segretario ad Emma Bonino, con la benedizione del "grande vecchio" Marco Pannella. La decisione della Bonino è stata tormentata e sofferta. Prendere in mano un partito con la prospettiva concreta di celebrarne i funerali dopo pochi giorni è un grosso atto di coraggio politico. Onorevole Bonino, ma chi gliel'ha fatto fare? "Il senso di responsabilità", risponde. E continua: "Da vent'anni me lo chiedo sempre, nei momenti difficili, ma la risposta è sempre la stessa: in quale altro posto avrei potuto vivere un'esistenza così piena, in cui ogni momento di felicità e di dolore è stato interamente affidato solo alla mia voglia di accettare la sfida o di arrendermi? In quale altro partito sarei stata circondata da persone così incredibili, che lavorano non per la carriera ma solo per il "piacere"

, per il piacere che procura credere di fare qualcosa di utile? Certo che questa volta mi sono messa in un gran guaio... speriamo che la gente voglia darmi una mano".

E tra coloro che vorrebbero dare una mano ai radicali c'è Claudio Martelli. L'impegno lo sottoscrisse proprio l'ultimo giorno del congresso, annunciando che avrebbe coinvolto "il Psi rinnovato". In questi giorni però alcune cose sono cambiate: Martelli non è più né ministro né socialista. Che conseguenze può avere tutto questo per il Pr? "In questo difficile momento - afferma Emma Bonino - sono io, come segretaria del partito, che debbo onorare tutti i miei impegni nei confronti di un iscritto radicale che non chiede certo complicità ma solo giustizia. Claudio si è comportato, ai miei occhi, anche da radicale, qual è. Con le sue immediate dimissioni, con il suo chiedere subito di essere interrogato, ha mostrato di essere molto diverso da troppi altri. Il suo "arrivederci" è poi un bell'annuncio di lotta: noi gli saremo accanto in ogni caso perché possa esercitare in pieno tutti i suoi diritti alla difesa così come alla politica".

Diciamo la verità. Questa dilazione al 28 febbraio è solo un modo per prolungare l'agonia del Pr o avete il classico asso nella manica? "Ma scherza? Giochiamo sempre senza rete, altrimenti non c'è neppure gusto. Ma devo dire che solo un miracolo può salvare il Partito radicale, e deve essere uno di quei miracoli che si producono poche volte nella storia di un paese, quando improvvisamente, per una serie di fattori non tutti spiegabili, la gente si riconosce in quello che alcuni pazzi fanno, riconosce che è possibile, che può riscattarsi rispetto alla cinica e passiva accettazione dei compromessi quotidiani".

Tocchiamo ferro e ipotizziamo che il partito transnazionale debba veramente chiudere i battenti. Chi raccoglierà la sua eredità? "Mi sono sempre venuti i brividi quando ai funerali di qualche personaggio valoroso ma inascoltato tutti i presenti giuravano di voler raccogliere la sua eredità, di impegnarsi a proseguire la sua opera, sapendo invece che avrebbero semplicemente continuato a tradire le sue idee, come avevano sempre fatto. Se muore il partito, se gli stessi che lo piangeranno non sono oggi disposti ad alzare un dito per impedirlo, si sarà semplicemente interrotta, per molto tempo, un'esperienza magnifica, probabilmente irripetibile e molti ne rivendicheranno l'eredità solo per affossare definitivamente le ragioni profonde su cui si era costituita".

E se il partito vivrà, a cosa saranno servite queste trentamila firme? "C'è solo l'imbarazzo della scelta. Dall'imporre a tempi strettissimi il tribunale contro i criminali che uccidono e stuprano in Bosnia al bando, entro il millennio, della pena di morte. Dalla fine del proibizionismo sulla droga che arma i mafiosi italiani contro Falcone e Borsellino e quelli boliviani contro migliaia di innocenti a quelle leggi sovranazionali sull'ambiente invocate a Rio de Janeiro. Ma per restare a casa, pensi cosa potrebbero fare i 150 deputati italiani, iscritti anche al partito radicale , su un tema, quello del deficit democratico, che minaccia tutte le istituzioni politiche nel mondo, non ultima quella italiana".

 
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