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Notizie Radicali - 15 febbraio 1993
PERCHE' ISCRIVERSI AL PARTITO RADICALE?
(E PERCHE' NON ISCRIVERSI?)

SOMMARIO: Le ragioni per iscriversi al partito radicale. Ci si iscrive... »perché il mondo è diventato piccolo e minacciato... perché gli stati del mondo siano liberati dalla pena di uccidere in nome della legge... perché il flagello della droga, il carico di disperazione e di crimine che trascina, sia contrastato con misure forti e solidali, che non rinuncino mai a fare appello alla misura di responsabilità che resta viva in ogni persona... ci si iscrive perché si ha paura e si vuole avere fiducia . »Ma quali sono le ragioni per non iscriversi? .

(NOTIZIE RADICALI, 15 febbraio 1993)

Per intanto, per diventare azionisti di un'impresa che non ha fini di lucro, che non favorisce carriere, che non sventola bandiere, che non si vergogna di chiamare soldi i soldi, e di restituire loro un valore: un'impresa che non ha niente di cui vergognarsi.

Ci si iscrive per adottare politicamente, a distanza, cittadini di paesi in cui la libertà è soffocata, la povertà è soffocante, l'intolleranza e l'avversione civile insidiano la socievolezza e la dolcezza del vivere. Di paesi in preda a guerre. Di paesi che si sono liberati della crosta della tirannia, e cercano di rompere l'abitudine alla servitù e al conformismo.

Ci si iscrive per adottare a distanza, grazie alla propria momentanea miglior fortuna, cittadini che sanno di appartenere a uno stesso mondo, e che possono ripagare fin d'ora il prestito di fiducia con un'intelligenza viva, una passione fervida, una varietà di fisionomie e di abbigliamenti, una voglia fresca di imparare lingue, leggere dizionari, ispezionare carte geografiche. Ci si iscrive per investire una piccola somma, come si fa con una lotteria onesta e fantasiosa incontrata strada facendo, in un posto in cui forse non si passerà più, sulla possibilità che a Sarajevo o nel Sudan sia ripristinato il buon vicinato fra le etnie e le religioni, e siano dissuasi, disarmati e puniti i giocatori della violenza, della derisione e della sopraffazione del prossimo.

Ci si iscrive perché il mondo è diventato piccolo e minacciato, e il dovere dell'ingerenza da parte di un'autorità internazionale, liberamente investita e riconosciuta, negli inferni in cui dignità e diritti umani siano schiacciati e mortificati, ha bisogno di nutrirsi della libera, spontanea e fraterna ingerenza tra le persone che vogliono raccontare la propria storia e ascoltare quella altrui, esporre le proprie idee e confrontarle con quelle altrui. Persone che, pensando al mondo come a una casa comune, ne sperimentino, come nell'allegria disponibile di un viaggio, o nell'angoscia ostile di una deportazione, la varietà difficile e promettente, nervosa e rispettosa, diffidente e solidale, in un partito fatto per accoglierla e metterla a frutto.

Ci si iscrive, se si è ragazze o ragazzi - o se lo si è ancora abbastanza, nonostante gli anni - come a una marina davvero volontaria, per conoscere il mondo, e scoprirne le rotte. Per avere un indirizzo in ogni porto.

Ci si iscrive per fondare sull'incontro volontario, non violento, prudente e premuroso tra persone la capacità di governo, di soccorso, di legittimità degli organismi internazionali.

Ci si iscrive perché gli stati del mondo siano liberati dalla pena di uccidere in nome della legge e dei popoli, siano liberati dalla pena di morte. Il partito radicale transnazionale ha animato una Lega che intende attraversare pazientemente e inflessibilmente l'intero cammino di informazione, mobilitazione civile, proposte legislative nei singoli paesi, nelle comunità di paesi, e negli organismi sovranazionali, per far sì che la fine del secolo possa fermare la bieca opera dei patiboli.

Ci si iscrive perché il flagello della droga, il carico di disperazione e di crimine che trascina, sia contrastato con misure forti e solidali, che non rinuncino mai a fare appello alla misura di responsabilità che resta viva in ogni persona, e che spezzino il monopolio feroce dello spaccio, e di una ricchezza che rivaleggia e supera quella degli stati e inquina le economie. Perché la convinzione della necessità di un governo solidale e internazionale della lotta alla droga non resti una litania suscitatrice di frustrazione e di impotenza, o un alibi: e cominci a tradursi invece in iniziative esemplari, capaci di aprire nuove strade, di sperimentare l'efficacia e i rischi, di impegnarvi progressivamente paesi e parlamenti e governi, di darsi e offrire un calendario di scadenze e tappe intermedie.

Ci si iscrive perché si ha paura e si vuole avere fiducia. Perché si vede la minaccia e la promessa dei tempi. Il partito radicale transnazionale è stato una sfida irrisoria, un Pollicino che ha preteso di cimentarsi con la caduta del vecchio mondo, e di raccoglierne, sulla propria scala minuscola, i frantumi per giocare a comporli in un altro mosaico. Con un pugno di militanti è corso a misurarsi coi continenti della fame, con i territori imperiali del decaduto socialismo reale, proponendo un luogo comune intitolato all'esercizio del diritto e della legalità senza riserve, della non violenza, del linguaggio libero dall'ipocrisia e dall'ideologia. Ha raccolto adesioni e si è guardato dall'assecondarne un impiego strumentale e frettoloso, di realizzarle voracemente in filiali elettorali e notabilari. Ha mostrato la possibilità paradossale di un partito che non sia fazione, che non faccia prevalere per statuto la parte sul singolo, che non si figuri una omogeneità e una disciplina interna a scapito della diver

sità di idee e linguaggi, né si figuri di costituirsi per negazione e avversione a ciò che sta fuori. Un partito che non stringe i pugni e non digrigna i denti. Un partito che si faccia forte della comunità scelta di intenzioni, gesti, mezzi e opere, non contro altri partiti, ma fuori e attraverso di essi.

Un partito che non è partito, a confronto di partiti che sono di volta in volta chiesa, stato, famiglia, nicchia, setta, e hanno usurpato la nobiltà possibile di una politica volta a perseguire l'intelligenza delle cose, come la serenità calorosa di una vita privata che la politica non deve perquisire e sequestrare. Un pugno di radicali, non sempre lungimiranti, non sempre candidi, ma resi sempre onesti dalla natura stessa delle convinzioni e delle regole condivise - perché a questo mirano le regole, a non indurre in tentazione - un pugno di radicali, e di persone che li sostenevano, si è sforzato di rendere con l'esempio, di inventare e di scoprire, l'allusione a questa idea di partito e di politica, a questa cittadinanza dei mondi e del mondo.

Se questo partito che non è un partito contasse in Italia sulle energie, i sentimenti, i mezzi e il denaro di trentamila persone, potrebbe proporsi compiti emozionanti. Questo, e non altro, vuol dire il ricordo di ciò che i radicali italiani hanno saputo ottenere in passato, trasformando l'intuizione e l'azione di una pattuglia povera, isolata e spesso derisa nella volontà della maggioranza: sul divorzio come sulla depenalizzazione dell'aborto, o in battaglie di giustizia come quella di Enzo Tortora. Questo, e non altro, vuol dire la consapevolezza che, dove non sono riusciti a diventare maggioranza efficace, i radicali hanno ricevuto dal tempo la conferma, spesso amara, della propria buona ragione, come nel caso del finanziamento pubblico ai partiti, o della necessità di una riforma elettorale che consentisse l'abbandono non violento e non velenoso di un regime partitocratico.

Vuol dire che senza superare una soglia più alta e solida, di persone di mezzi e di denaro liberamente raccolto, l'azione dei radicali, su questa scala di problemi, non è più possibile.

Vuol dire d'altro canto che, assicurata quella soglia di persone e di mezzi, la promessa di efficacia, di azioni umilmente grandi, le questioni di vita e di morte, di guerra e pace, di un partito radicale transnazionale così mutato è inimmaginabile.

Ecco dunque perché iscriversi non è versare un tributo ai meriti trascorsi dei radicali, o alla loro perpetua limpidezza e onestà, in tempi di facili costumi venuti al pettine; né scommettere d'azzardo sul loro particolare ed eccentrico futuro, per il caso che ne abbiano uno. E' misurare ciò che hanno fatto in passato e moltiplicare immaginando ciò che possono fare in futuro: e contribuire a renderlo possibile.

Iscriversi: Ambigua parola, ambigua decisione. Ci si iscrive con piacere, oltre che a testa alta, quando l'iscrizione riscatta la meschinità o l'interesse ipocrita o la delega dogmatica o la distrazione d'ufficio che hanno contrassegnato tante iscrizioni fino a degradarne l'idea. Alla fine di una parabola iniziata fiduciosamente sulle macerie di un regime a tessera unica e obbligatoria, e distintivo e gagliardetto, le persone sono indotte a congratularsi di non avere mai preso una tessera, o di non averne più. Triste lezione. Iscriversi al partito radicale, anno per anno, comprando i diritti e i doveri di ogni altro iscritto, in un partito sempre composto di ultimi arrivati - di ultimi - è cosa così diversa che se ne può provare piacere e orgoglio. (Incontrare durante una visita avventurosa a Sarajevo un cittadino di lì che ha in tasca, come voi, la tessera radicale, ecco un'emozione invidiabile). Così la decisione di serbare a questo non partito il nome di partito è valsa a contendere un titolo stimabile al

la rovina cui l'hanno dannato i suoi dilapidatori, per zelo fanatico o per interesse privato, o per la sonnolenza della virtù in tempi facili. Ci si iscrive del resto anche, al partito radicale, malvolentieri e per necessità, come chi si rassegni a sottoscrivere una leale polizza di assicurazione, benché desideri per un po' di non vedere in giro piazzisti di iscrizioni all'ingrosso o di polizze truffaldine.

Ci si iscrive al partito radicale perché il mondo sta tremando, perché l'odio nazionale e la guerra esterna e civile e la sopraffazione confessionale e la virilità stupratrice drizzano le loro teste di mostri da un passato arcaico che è al tempo stesso l'aspetto oscuro del futuro. Ci si iscrive perché l'Italia sta scricchiolando, e deve trovare il coraggio di guardarsi nei suoi più vicini, nelle brave persone di Zara e di Belgrado, di Dubrovnik e di Zagabria, come in uno specchio.

Ci si iscrive perché la possibilità di attraversare questa crisi salvando e anzi instaurando una più forte democrazia, e con essa una dignità e una discrezione delle persone, è legata a un modo di essere laico, non violento e innamorato delle regole di diritto. Un modo di pensare che tratti di cittadini e non di sudditi docili, spaventati, tifosi o rivoltosi; che sgomberi l'inerzia di un sistema corrotto senza cedere al gusto della gogna e della rivalsa. Che abbia d'occhio la legalità da conquistare, e non un cambio turno. Che aiuti nascita e crescita di uno schieramento democratico, e spezzi la paralisi di un proporzionalismo mentale devoto alle rendite di grande e piccola posizione, e fautore di vanità e rissosità di innumerevoli piccoli capi.

Ci si iscrive al partito radicale per queste ragioni. O per altre. Ci si iscrive per tante ragioni diverse quanti sono gli iscritti, forse.

Queste sono le ragioni per iscriversi, e le altre, magari migliori, magari più giuste e più persuasive, che troverete voi.

Ma quali sono le ragioni per non iscriversi?

 
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