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Vecellio Valter - 16 febbraio 1993
MA QUEI FINANZIAMENTI SERVONO SENZA IPOCRISIE
di Valter Vecellio

SOMMARIO: »Dei radicali si può dire - e si è detto - di tutto; ma una cosa deve riconoscere anche il più accanito avversario di Marco Pannella: sono puliti ... »in questa Italia squassata da scandali e tangenti i radicali si distinguono perché non un solo dirigente o iscritto è detenuto, inquisito o indagato per corruzione ... »un partito "all'americana": una struttura molto agile e snella che si mobilita su temi e campagne; molto pragmatico ed empirico. Un partito che certamente costa un decimo di quanto costano gli altri . Ma se i radicali - la struttura più agile, più snella; "l'embrione del nuovo partito democratico", come ha riconosciuto recentemente Claudio Martelli - non ce la fanno, figuriamoci gli altri: »Ma la nostra classe politica, se vuole sperare di non essere travolta definitivamente, deve decidersi ad affrontare e sciogliere queste questioni che sono diventate ormai davvero ineludibili .

(IL GIORNALE DI SICILIA, 16 febbraio 1993)

"E' ora di farla finita con questo stillicidio, di essere il fiore all'occhiello dell'indifferenza collettiva. E' inutile illudere tanta gente, dell'Africa o dei Paesi dell'Est, se poi non puoi fare politica perché non hai i soldi per pagare la bolletta telefonica". E' l'amaro sfogo della neo-segretaria radicale Emma Bonino, affidato al Corriere della Sera. I radicali si sono dati un obiettivo che sembra disperato: raccogliere trentamila iscrizione entro il 28 febbraio, 270 mila lire l'una. Questo perché "vorremmo fare entrare nella testa della gente il concetto della nobiltà della politica. Che a differenza della partitica non è cosa marginale. E poi c'è la motivazione pratica: ci servono dieci miliardi. Assolutamente, sennò affondiamo".

Dei radicali si può dire - e si è detto - di tutto; ma una cosa deve riconoscere anche il più accanito avversario di Marco Pannella: sono puliti. "Odorano di bucato appena fatto", è il riconoscimento che viene da Indro Montanelli. Ha ragione: in questa Italia squassata da scandali e tangenti i radicali si distinguono perché non un solo dirigente o iscritto è detenuto, inquisito o indagato per corruzione; il partito vive delle risorse che gli vengono garantite dalla legge e del contributo di iscritti e simpatizzanti. Infatti sta rischiando seriamente di morire. Un partito che non dispone di sedi faraoniche; di apparati elefantiaci; di mega-strutture succhia-denari. Un partito "all'americana": una struttura molto agile e snella che si mobilita su temi e campagne; molto pragmatico ed empirico. Un partito che certamente costa un decimo di quanto costano gli altri, dal Msi al Pds. Una originale forma-partito, che forse meriterebbe d'essere studiata più di quanto politologi e studiosi non abbiano mai fatto.

Tuttavia, anche il Pr si trova di fronte a un dilemma, a una cruna d'ago; un nodo che non sembra in grado di sciogliere. Il nodo è questo: se i radicali - la struttura più agile, più snella; "l'embrione del nuovo partito democratico", come ha riconosciuto recentemente Claudio Martelli - non ce la fanno, figuriamoci gli altri.

Si può certamente teorizzare che è un bene che tutti i partiti muoiano; ma se così non è - non foss'altro perché i vuoti comunque vengono in qualche modo riempiti; e quel "qualche modo" potrebbe essere molto più dannoso del sistema attuale - allora bisogna escogitare strumenti di finanziamento che siano a un tempo onorevoli e non ipocriti.

Si dovrebbe forse studiare seriamente quel che accade all'estero: negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia; democrazie consolidate, dove ci si è saputi attrezzare garantendo da una parte un efficace sistema di sbarramenti alla corruzione; e dall'altra si è saputo regolare un adeguato finanziamento a chi fa politica.

"La corruzione politica non potrà mai essere eliminata, ma almeno il sistema elettorale americano ha posto dei limiti", spiega George Agree, fondatore e direttore dell'Institute for Representative Government di Washington.

Non c'era bisogno di aspettare Tangentopoli e Antonio Di Pietro, per accorgersi che in Italia qualcosa non funzionava, bastava scorrere le cifre ufficiali: i partiti dichiaravano "uscite" per 400 miliardi l'anno (ndr: cifre ufficiali, ovviamente: in realtà costano assai di più); e dichiaravano "entrate" ufficiali per meno di 300 miliardi.

E' un discorso lungo e complesso, come si vede. Ma la nostra classe politica, se vuole sperare di non essere travolta definitivamente, deve decidersi ad affrontare e sciogliere queste questioni che sono diventate ormai davvero ineludibili.

 
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