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Partito radicale - 21 febbraio 1993
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SOMMARIO: Dopo tanti anni di lotte civili ci siamo resi conto che non potremo fare quel che è necessario e urgente perché la tua, la nostra vita, e la sua qualità, la pace, l'ambiente, la libertà e il diritto, crescano anziché crollarci addosso, se non siamo, da subito, almeno trentamila iscritti, il suo equivalente umano e finanziario. Quel che è necessario e urgente lo si sa. Ma non lo si fa. Crolla il regime, crollano le istituzioni. Il volto dell'Italia, il volto di ciascuno e di tutti noi, oggi, fa vergogna ovunque. Senti, sentiamo nausea; ma a ben pensarci non solo e non tanto di Tangentopoli, ma di noi, ciascuno di se. E' giusto: si raccoglie quel che si semina. Si è dato ai potenti ed ai prepotenti, quasi tutto: voti, danaro, rassegnazione, cinismo, corruzione. Ma è possibile che tutto costi, tranne l'essenziale di quel che vale: la vita civile, la politica che ci dà le leggi, la pace, la libertà, l'onestà delle istituzioni?

E' possibile che costino le polizze di assicurazione che ogni giorno sottoscriviamo, e che non si possa, non si debba pagare una polizza di assicurazione contro le catastrofi che incombono? E' possibile che si iscrivano a Sarajevo, che nell'ex-Urss ci siano il doppio degli iscritti che in Italia e tu, noi no? E mille lire al giorno, per i più poveri di noi, sono troppe, non possono essere pagate, perché il Partito Radicale viva, perché tu ne faccia parte, con i tuoi , con la tua famiglia, con i tuoi amici, perché si esca dall'incubo di questo mondo, di queste notizie quotidiane, sempre peggiori? E non è di già incredibile, straordinario che in Italia, contemporaneamente, insieme, già siano iscritti al PR 170 deputati e senatori di quasi tutti i partiti, non solamente »radicali storici , ma tanti democristiani, pidiessini, repubblicani, liberali, socialisti, socialdemocratici, verdi, Tiziana Maiolo di Rifondazione Comunista. O Gianni Minoli, Giorgio Albertazzi, Renzo Arbore, o Vasco Rossi, Franco Battiato, El

io e le storie tese.... assieme ai radicali di sempre? Per Sarajevo, per il Medio Oriente, per il Terzo Mondo, per le vittime degli stermini per fame, e guerre, e violenza? Per un'Italia così diversa?

(IL MESSAGGERO, 21 febbraio 1993)

Perché iscriversi? Certo un motivo deve esserci.

Sarajevo. Il tribunale internazionale contro i crimini di guerra. Il federalismo. L'ambiente. L'Europa. Il rispetto delle minoranze. I diritti civili. L'abolizione della pena di morte entro il 2000. Nuove regole contro il flagello della droga. La nonviolenza. Lo sviluppo.

Durante il congresso radicale quattordici deputati democristiani italiani annunciavano la loro iscrizione al Partito Radicale. Si aggiungevano ai 170 deputati del Pds, Psi, Pri, Pli, Rifondazione comunista, Psdi, Verdi, Partito Sardo d'Azione, Union Valdotaine. Erano presenti molti dei 305 parlamentari non italiani iscritti al Pr, provenienti da 40 paesi diversi, esponenti di 80 partiti o gruppi politici. Una cosa unica al mondo, senza precedenti.

Ci si iscrive al Partito Radicale anche per adottare politicamente, a distanza, cittadini di paesi in cui la libertà è soffocata, la povertà è soffocante, l'intolleranza e l'avversione civile insidiano la socievolezza e la dolcezza del vivere. Ci si iscrive per adottare a distanza, grazie alla propria momentanea miglior fortuna, cittadini che sanno di appartenere a uno stesso mondo, e che possono ripagare fin d'ora il prestito di fiducia con l'intelligenza viva, una passione fervida, una varietà di fisionomie e di abbigliamenti, una voglia fresca di imparare le lingue.

Che significato diverso hanno ormai per noi parole comuni, frasi correnti. Darsi la mano. Dare una mano. Mani che si armano di penna per firmare una richiesta giusta. Imparammo a riconoscere le persone dalle mani, senza alzare gli occhi dai tavoli sui quali si posavano a prendere la penna, mettere la firma porgere il documento. Dare e darci la mano. Di nuovo. Se non ce l'avremo fatta, chiuderemo.

Il Partito transnazionale che abbiamo voluto, non è la mitologica speranza di creare una quinta internazionale liberale o libertaria, ma un progetto preciso, neanche tanto ambizioso, ma come sempre solo e semplicemente ragionevole. E' la nostra caratteristica, del nostro modo di far politica, quella di enunciare con chiarezza un'esigenza, i definire un proposito, un obiettivo, di delineare il percorso che si vuole seguire per conseguirlo, di elencare i mezzi, le forze e le alleanze necessari, di determinare il tempo per dargli forma e corpo.

Solo un miracolo può salvare il Partito Radicale, e deve essere uno di quei miracoli che si producono poche volte nella storia di un paese, quando improvvisamente, per una serie di fattori non tutti spiegabili, la gente si riconosce in quello che alcuni pazzi fanno, riconoscere che è possibile, che può riscattarsi rispetto alla cinica e passiva accettazione dei compromessi quotidiani. Allora c'è la felicità, la gioia di fare quello che non si è mai fatto nella vita, magari indossare un cartello per strada, oppure andare alle poste, fare la fila, per soccorrere con un vaglia chi chiede aiuto. Se qualcosa di simile dovesse accadere in questi giorni, avremo una valanga di iscrizioni, saremo non solo trentamila.

La seconda sessione del XXXVI Congresso del Partito Radicale si è data una scadenza ed imposto un obiettivo: entro il 28 febbraio trentamila iscritti in Italia. Se l'obiettivo non venisse raggiunto, è stata già decisa la messa in liquidazione del Partito Radicale.

La costruzione del Partito transnazionale, il tentativo perseguito di dare efficacia concreta alla nonviolenza, al diritto alla vita e alla vita del diritto, si rivelerà allora un sogno. Per noi e per coloro che con noi, finora, l'hanno condiviso: il sindaco di Sarajevo, iscritto al Partito Radicale, insieme agli oltre 450 parlamentari, residenti in sessanta paesi del mondo, esponenti di ottanta gruppi politici, membri del nostro Consiglio Federale. Un risultato straordinario. Davvero. Persone diverse per culture, politiche, etnie, religioni, lingue, legate da un sentimento comune: la volontà di misurare il loro agire politico con le urgenze del nostro tempo, con le sfide planetarie che minacciano il destino dell'umanità.

Se ce la faremo, se avremo la forza non solo finanziaria per vivere, altro sarà l'orizzonte delle cose possibili, anche rispetto all'emergenza italiana.

E se ce la faremo, lo dovremo anche a questo giornale e al suo direttore. Perciò fin d'ora, grazie.

Le più grandi vittorie civili e democratiche della storia di questo paese sono state conseguite da un piccolo gruppo di persone che con la nonviolenza, gli scioperi della fame, la galera, le autodenuncie, hanno saputo dar corpo e vita ad una storia che è anche memoria. Il partito dei diritti civili, delle oltre trenta iniziative referendarie, con oltre dieci milioni di firme raccolte tra i cittadini italiani, il partito del divorzio, dell'aborto, dell'obiezione di coscienza al servizio militare, del no al finanziamento pubblico ai partiti, del voto ai diciottenni, della riforma del diritto di famiglia, della responsabilità civile dei giudici, il partito verde ed ecologista, il partito radicale, chiede ora a tutti di dare continuità a questa storia, di farla propria, di operare insieme perché prosegua, ancor più grande.

Perché rispondere no alla richiesta di sottoscrivere una polizza di assicurazione sulla vita, sulla vostra libertà? Ad un paese immerso, in maniera forse distratta, in una crisi gravissima, istituzionale e politica, ad una società civile che spesso di è dimostrata - verità va detta - peggiore della classe politica che ha eletto, il partito radicale offre la possibilità di animare un luogo di democrazia. Un luogo libero, che non impegna le coscienze, che ospita diversissime appartenenze politiche e partitiche, nel quale è essenziale l'essere uniti per affermare la democrazia, riformare il sistema politico, battere sul tempo tentazioni politiche eccezionali, violente, totalizzanti, distruttrici, contrapporre a queste la ragione, le speranze, i doveri democratici.

L'uso italiano del »luogo partito radicale consente un'unità di partenza attorno ad un modello istituzionale nuovo e alternativo rispetto all'assetto partitocratico attuale: quello delle democrazie anglosassoni, americana, in particolare.

Solo così l'emergenza italiana può essere affrontata e risolta in modo nonviolento, civile, politico, democratico.

Alla fretta rabbiosa e distruttrice di chi passa da posizioni di sostegno, di subalterna complicità, di passiva accettazione del regime e del sistema dominanti, alla rivolta plebea, violenta, intollerante, bisogna contrapporre una prudente urgenza nel realizzare e governare il progetto di Riforma.

Occorre, dunque, imporre un'uso anche pienamente »italiano - nel contesto di un'emergenza europea e mondiale - di questo partito, della sua struttura, della sua immagine.

Altre forme di unità potranno e dovranno essere tentate, formate, affermate. Ma, oggi, la sola sede politico-istituzionale che parta dall'unità dei democratici di ogni estrazione, obbedienza, partito, è il partito radicale. Occorre, perciò, essere anche radicali del PR, per operare non soltanto e non tanto per l'unità, ma per rafforzarla, ampliarla, estenderla, internazionalizzarla, europeizzarla.

Sono 450 i parlamentari membri del Consiglio Federale del Partito Radicale: 23 europei, esponenti di 9 gruppi; 161 italiani, tra i quali 5 Ministri, 7 sottosegretari e 149 parlamentari di tutti i gruppi politici esclusa l'estrema destra; 266 non italiani, residenti in oltre 50 paesi, esponenti di oltre 80 gruppi politici.

 
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