"Per moltissimi anni sono stati complici e conniventi" - Bordate ai giornalisti Raidi Marco Ventura
SOMMARIO: Marco Pannella denunciando la connivenza, per anni, dei magistrati con "tangentopoli", afferma che »l'ordine giudiziario è il più diretto responsabile di questa non democrazia e di questa negazione dello Stato di diritto . Il furto di denaro viene dopo il furto di legalità, del diritto. »Nella società civile i contratti "mafiosi" sono divenuti sistematici, e questo perchè è venuto a mancare, per dolo politico e culturale e per corruzione morale, civile e giuridica, l'unico potere tenuto a muoversi. Quello giudiziario .
(IL GIORNALE, 26 febbraio 1993)
Anche i giudici abitavano Tangentopoli. Erano anzi cittadini di primissimo piano. Erano complici, conniventi. "Connivenza - dice Marco Pannella, il leader radicale che mercoledì alla Camera si è lanciato in una furiosa tirata contro i magistrati insabbiatori - è un termine improprio e inadeguato". Insufficiente. "Il sistema partitico aveva imposto al Paese una legalità tra virgolette , contraria all'unica legalità vera che è quella delle leggi scritte. Crederò davvero che si vuole ricostituire uno Stato di diritto solo quando assieme al ceto politico e imprenditoriale saranno indagati e arrestati, se sarà il caso, almeno altrettanti giudici e magistrati. E naturalmente, anche gli uomini della Rai, dell'informazione pubblica, che hanno avuto fino a un certo momento un vero e proprio monopolio dell'informazione". Perchè Tangentopoli è esplosa ora e non prima? Tutti se lo chiedono, molti lo dicono. Ma Pannella, che domenica parlerà al "Lirico" di Milano in cerca di nuove iscrizioni per la sopravvivenza del Pa
rtito Radicale, ripete da decenni denunce come quella di mercoledì in aula: "Accuso con fermezza e convinzione, quasi con stanchezza, l'ordine giudiziario di aver vilipeso la giustizia e i codici".
- Non basta mandare in carcere i "tangentisti"?
"L'ho detto alla Camera. Non sarò contento fino a quando non cominceranno a essere "avvisati" quasi tutti i procuratori della Repubblica a Roma, dal 1950 al 1990, i giudici istruttori, a volte la magistratura giudicante, con riguardo all'Agip dall'inizio degli anni Sessanta, e finché non verranno riconosciuti i caratteri della complicità e del sistematico regime omissivo".
- Sono così gravi le responsabilità dei giudici?
"La classe dirigente è composta dal ceto politico, da quello giudiziario e giurisdizionale in senso proprio, e dagli altri poteri non istituzionali: il quarto potere, cioè l'informazione e il potere economico. L'ordine giudiziario è il più diretto responsabile di questa non democrazia e di questa negazione dello Stato di diritto".
- I più colpevoli di tutti, quindi.
"Certo. Se non indagheremo anche sui giudici coglieremo solo un aspetto, quello del furto di denaro, che però viene dopo rispetto al furto di legalità, del diritto. Questi magistrati hanno fatto scioperi corporativi per quattrini e privilegi, ma neanche uno contro il letterale disfacimento della giustizia civile. L'unica speranza, oggi, di un creditore nei confronti del truffatore sta nel rivolgersi alle cosiddette "mafie". Nel caso dei reati fiscali, ambientali, dell'abusivismo di massa, della corruzione negli enti dello Stato, nelle Partecipazioni statali, la magistratura non aveva perseguito i colpevoli, pur essendoci in Italia quell'abnormità giuridica solo italiana che è l'azione penale obbligatoria. Nella società civile i contratti "mafiosi" sono divenuti sistematici, e questo perchè è venuto a mancare, per dolo politico e culturale e per corruzione morale, civile e giuridica, l'unico potere tenuto a muoversi. Quello giudiziario".
- Ma Di Pietro...
"Di Pietro è un anomalo come lo siamo stati noi. Fu orgogliosamente crumiro negli scioperi proclamati dalle cosiddette associazioni dei magistrati. Si è sempre tenuto fuori dalla cariche sindacali".