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Berardengo Paolo, Bonino Emma - 27 febbraio 1993
RADICALI, 48 ORE POI L'ADDIO?
di Paolo Berardengo

SOMMARIO: [Intervista]. Vivace réportage nella sede del PR, tra la folla dei "telefonisti" che raccolgono le iscrizioni. Bonino ammette che "in termini di immagine" il voto per Amato danneggia il PR, ma che a lei interessa non l'immagine ma l'identità, denuncia che per la Rete "il sospetto è l'anticamera della verità". La campagna per i 30.000 iscritti "è una campagna per portare allo scoperto l'ipocrisia collettiva" e per "organizzare la reazione alla nausea".

(IL RESTO DEL CARLINO, 27 febbraio 1993)

Uno scialle più grande di lei. Movenze rapide, parlata veloce, con cadenza piemontese. Anzi, cuneese. Emma Bonino, neosegretaria del Partito radicale, di primo impatto sembra la mamma della Belmondo. Saltella tra la folla dei telefonisti che raccolgono iscrizioni. Risponde agli interlocutori stranieri in inglese e in francese. In queste ore è impegnata con la "sua" sfida: raccogliere, in giro per l'Italia , trentamila iscrizioni entro febbraio. Una scommessa che celebrerà il suo ultimo atto domani a Bologna (presente Pannella), la città dalla quale partì anni fa l'avventura transnazionale. Per ora le iscrizioni sono 14 mila. Il traguardo è lontano. E lo stesso Pannella, in una lettera inviata ieri a tutti i giornali, ha ammesso :"Stiamo clamorosamente mancando l'obiettivo che consentirebbe la vita del Partito radicale". Emma Bonino non nasconde la sua preoccupazione.

Al congresso piangeva e faceva le bizze. Diceva di non voler fare il segretario. Ed ora eccola qua...

"Ancora non sono segretario - afferma la Bonino - Lo sarò solo se il partito continuerà ad esistere e cioé dal 15 maggio".

Sembra quasi che abbia un approccio al partito di tipo fideistico. E' così?

Ci pensa. "Mah, fideistico nel senso di totalizzante? Io sono normale, adoro fare il sub, andare in barca a vela. Ho un compagno, una vita privata. Però è vero che tutto il resto è hobby e il partito la mia passione".

Dunque politica solo come passione?

Sì. Il partito radicale non lo pretende, ma lo chiede. Fortunatamente, però, c'è anche chi regala scampoli di tempo e basta. Ma se penso a quelli che in questi giorni sono qui... Ma soldi niente, e niente carriera".

Niente carriera? Non si parla di ministeri per i radicali?

Scoppia a ridere. "Ma no, non se ne parla neppure. Noi ci siamo candidati sempre. Ma la prospettiva non piaceva a nessuno".

A nessuno?

"Neanche alla gente, che alle elezioni ci ha dato solo il due per cento. E nemmeno ad Amato. Dopo che ha fatto il suo governo, gli abbiamo detto: hai ritenuto di poter fare senza di noi".

Poi, però, vi ha ascoltato. I vostri sei deputati sono diventati importanti?

"Non è un problema di numero, ma di credibilità delle persone. E poi per lui siamo cinque, perché Rapagnà gli vota contro".

Questo appoggio al governo non appare come abdicazione al ruolo storico di avanguardia? Non vi nuoce?

"In termine di immagine sì, ci nuoce. Ma non ci preoccupa. Mi preoccupa l'identità, non l'immagine".

Ed ora c'è "mani pulite". Non sente un pò di ipocrisia in questa condanna popolare?

"Ipocrisia? Altrochè. Dal portinaio all'idraulico che non fa le fatture. E dall'analisi della situazione viene automatico non essere "retini". O leghisti. Lo sa cosa dice la Rete? Che il sospetto è l'anticamera della verità. Neanche nel Medioevo."

Lei vuole trentamila iscritti. Un'esagerazione...

"Perchè? Abbiamo cinque miliardi di debiti e trentamila iscritti porterebbero nelle nostre casse dieci miliardi. Cinque miliardi sono il minimo per un partito transnazionale".

Ma trentamila sono il triplo del vostro massimo storico.

"E' vero. Ma è un'operazione di altro tipo: è una campagna per portare allo scoperto l'ipocrisia collettiva ed è un tentativo di organizzare la reazione alla nausea. E per nausea intendo anche quella provocata dai nostri stessi comportamenti".

Però pochi credono allo scioglimento. Avete gridato al lupo troppe volte. Sia sincera, vi scioglierete davvero?

"E' un approccio pericoloso a questo problema. Abbiamo minacciato di scioglierci per quattro volte, poi abbiamo trovato i fondi per vivere. Ma una volta non ci siamo riusciti: nel '78 Adelaide Aglietta sciolse il partito per quattro mesi. E fece la giurata al processo contro le Br".

Se chiuderete, lei cosa farà?

"Andrò al mare. Per un periodo. Poi il "mai" è una parola che non esiste, come mi disse Sciascia".

 
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