Intervista al segretario del Partito radicale, dopo aver raggiunta e superata la "quota sopravvivenza"Pr, Emma Bonino celebra la vittoria
Intervista ad Emma Bonino di Marco Berti
SOMMARIO: [Intervista]. Dopo la mezzanotte del 3 marzo, Emma Bonino rilascia l'intervista per indicare gli obiettivi che il partito potrà adesso concretamente porsi, tra i quali primeggia quello della democratizzazione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, e l'istituzione del "tribunale internazionale permanente contro i crimini".
(IL MESSAGGERO, 4 marzo 1993)
Mezzanotte è passata da un'ora. Quota trentamila è stata abbondantemente superata e quindi il partito radicale vivrà. In via di Torre Argentina, nella sede romana del Pr, girano bottiglie di champagne, si brinda alla vittoria fortissimamente voluta dai radicali. Gli ottanta telefoni continuano a squillare: la vita e le iscrizioni continuano. E a brindare al successo c'è anche l'ex ministro della Giustizia, Claudio Martelli. Annuncia che si impegnerà più che mai per il partito, che lì, in via di Torre Argentina, gli hanno messo a disposizione una scrivania e un telefono. Ma ora che Martelli non è più ministro ed è fuori dal partito socialista, quali strumenti utilizzerà per far più grande il Pr? "La viva voce e le nude mani", risponde e aggiunge: "Ce l'abbiamo fatta, mi ci metto anch'io. Il miracolo laico è avvenuto".
Per Marco Pannella "i guai cominciano adesso". Perchè? "Beh, addio pensione, addio Bahamas. Bisogna continuare a lavorare". Ma se dovesse ringraziare in particolare qualcuno per il successo della campagna di tesseramento, chi ringrazierebbe? "La sorte".
E' comunque per Emma Bonino, segretario non più "in lista d'attesa" del partito radicale, che i guai adesso cominciano veramente.
D. Onorevole Bonino qual'è la prossima tappa?
R. "La seconda parte della mozione congressuale dice che, se si riesce a superare la quota delle trentamila iscrizioni, il segretario entra in funzione il 15 maggio ed è tenuto a convocare il consiglio federale per eleggere i vari organi e presentare il progetto di attività '93".
D. Quindi due mesi e mezzo con le mani in mano?
R. "No, si tratta di capire da adesso al 15 maggio quali iniziative politiche di emergenza italiana e quali priorità internazionali dovranno essere discusse e approvate. E devo anche arrivare a quella data con una ipotesi di organi".
D. Ci sarà anche un posto per Martelli nel futuro organico del Pr?
R. "Non è escluso. Il problema è anche capire cosa lui intende veramente fare".
D. A proposito di emergenza Italia, fra poco si andrà ai referendum. Fino a pochi giorni fa il fronte referendario sembrava compatto, mentre oggi appare completamente sfaldato. Come vi porrete in questa battaglia?
R. "In realtà a me questo fronte non è mai sembrato tanto compatto. Anzi, l'ho sempre visto posticcio, senza chiarezza di fondo. L'obiettivo è l'uninominale all'inglese o il papocchio del doppio turno, del sistema brasiliano, venezuelano o chissà cosa? Su questo non c'è mai stata chiarezza, se non da parte nostra che non ci siamo mai spostati dal sistema anglosassone. E' una cosa che non proponiamo solo al nostro paese, ma abbiamo cercato di proporla in tutti i paesi che uscivano dal comunismo. In quei paesi il sistema proporzionale, in buona sostanza, ha normalmente garantito che gli ex comunisti restassero al potere".
D. Il partito radicale è vario, variegato e multiforme. Al vostro interno ci sono sicuramente anche fautori della proporzionale. Come la mettete?
R. "Rispettiamo le individualità, ma il partito in quanto tale ha una posizione precisa sull'uninominale. Per il resto tutte le obiezioni di coscienza sono assolutamente legittime".
D. Dopo il referendum c'è il dopo-referendum.
R. "Ammesso che si vinca il referendum, come io spero, più o meno di slancio, bisognerà poi fare una legge elettorale per la Camera e lì non dovranno passare papocchi".
D. Come vede le elezioni anticipate?
R. "Non ci siamo proprio. Le elezioni vanno fatte almeno dopo aver chiarito il sistema elettorale. Certo non si può andare alle elezioni con un sistema in cui la Camera vota in un modo e il Senato in un altro".
D. E per quanto riguarda il fronte transnazionale?
R. "Da una parte siamo impegnati con la "Lega per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000". Io sono in particolare molto contenta del fatto che il progetto italiano del tribunale internazionale contro i crimini abbia recepito questo dato: in ogni caso, qualunque sia il reato sanzionato, è esclusa l'applicazione della pena di morte. Spero che la Nazioni Unite mantengano questa clausola. Bisogna quindi affrontare l'emergenza della ex Jugoslavia".
D. C'è qualcun altro che ha dei problemi. Per esempio il popolo palestinese.
R. E' vero, c'è solo l'imbarazzo della scelta. In questo caso comunque si tratta di una questione che riguarda in generale il diritto internazionale e in particolare le capacità sanzionatorie. Se si dipana questo filo si arriva diretti al problema della democratizzazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Tutta la politica estera è in pratica in mano agli esecutivi, senza che ci sia alcun contraltare democratico, nè parlamentare nè di indirizzo. Ed ecco la sostanza del partito transnazionale. Il fatto è che il Consiglio di sicurezza è fatto dalle potenze che hanno vinto la guerra. Da allora è prevalso l'ordine di Yalta che però è crollato due anni fa. Il rischio è che prevalga il nuovo ordine americano quando il problema vero è che prevalga il diritto internazionale. E questo vale sia per i palestinesi che per la questione della convenzione sulle balene. E' indispensabile l'istituzione del tribunale internazionale permanente contro i crimini".
D. Per concludere, trentamila tessere per il Pr del '93 raccolte in pochi giorni grazie a una grande mobilitazione. Fra un anno si ricomincia daccapo?
R. "Sì. Ma speriamo che qualcuno abbia capito e non ci sia bisogno di strappare le iscrizioni con le unghie e con i denti".