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Pannella Marco - 7 marzo 1993
Faremo un miracolo laico
Opinione di Marco Pannella

SOMMARIO: [Rubrica "Opinione" di Marco Pannella su "Panorama"]. Respinge, come noiose, le evocazioni del "vecchio " PR, quello del divorzio, dell'aborto, ecc. ("che palle!..."). Le grandi battaglie civili del 1993 sono altre. Il PR è partito "annuale" che oggi tenta di portare la nonviolenza gandhiana su obiettivi come la vita del diritto e il diritto alla vita su scala transnazionale: "potremmo ottenere che in almeno dieci paesi diversi, contemporaneamente, nei parlamenti, nelle piazze" si presentino e si difendano uguali leggi, "sull'ambiente, sulle guerre", ecc. E' su questi obiettivi che dovranno essere "uniti" i trentamila nuovi iscritti.

(PANORAMA, 7 marzo 1993)

Questa evocazione continua da parte di molti del Partito radicale del divorzio, dell'aborto, dei diritti civili in Italia, dell'obiezione di coscienza, dell'alternativa alla Dc contro compromessi storici, centro sinistra, unità nazionali, dei referendum, della esemplarità antipartitocratica, delle grandi lotte contro i Concordati, della campagna contro lo sterminio per fame e per guerra nel mondo, di Radio radicale, eccetera, questa evocazione, dunque, che insopportabile noia, che fastidio, che palle anche a essere sinceri, amici lettori di Panorama, amici in genere...

Onorare la vita trascorsa, se fu onorevole, significava vivere quella presente onorandone la specificità. Nella storia, il bene di ieri è il male di oggi. Benedetto Croce ha scritto pagine splendide contro coloro che adorano forme e istituzioni morte della libertà, della storia della libertà. Figurarsi se lo si fa per la storia di un partito, per il migliore che sia, o sia stato!

Caro cardinale Biffi, nel 1993 le grandi battaglie civili, umanistiche e umanitarie non sono più per nessuno, in Italia e nel mondo quelle sul divorzio, sull'aborto, sui concordati. Temi e leggi cui certo restano attenzioni e cure da dedicare, ma se ve n'è il tempo e la propensione. Non è su queste leggi, comunque, che si giocano più le sorti, anche morali, delle grandi tradizioni e delle grandi culture, nè quelle dell'umanità. Almeno da noi.

Il Partito radicale del 1993 - se vi sarà - sarà il partito di coloro che ne avranno decretato la vita, che lo avranno formato iscrivendovisi. Il nostro si è sempre definito come "partito annuale", che si costituiva su delibere congressuali, molto spesso di carattere monotematico. L'essenziale era essere d'accordo su quell'obiettivo, non importava da dove si venisse, cosa d'altro si facesse, dove si intendesse poi andare. Così accadde per le grandi campagne contro lo sterminio per fame nel mondo, che di per sè interessarono molto più sensibilità di credenti che quelle che si erano sentite coinvolte in lotte per i diritti civili italiani, sul divorzio e sull'aborto. O, poi, le lotte per "la giustizia giusta", a partire dalle vicende del "7 aprile" o di Enzo Tortora. O, ancora, contro il sistema della corruttela partitocratica, del furto sistematico di diritto e di diritti, della disinformazione, che ci indusse nel 1983 a presentarci solamente per poter invitare allo sciopero del voto, alla rivolta democratica

i cittadini, a chiedere loro di non votare nemmeno per noi, in nome della democrazia da conquistare, contro la partitocrazia che la negava, e rischiava di ucciderne perfino l'immagine. Così come tutti ricorderanno che, primi sul piano politico e istituzionale in Europa, ponemmo i grandi problemi ecologisti, quelli del nucleare civile, dell'ambiente e della tutela delle sue risorse.

Partito annuale, dunque, che oggi non lotta "per sopravvivere", ma per tentare di realizzare subito, nel mondo e in Italia, un grande transpartito transnazionale della non violenza gandhiana, della tolleranza, dello Stato di diritto e dei diritti umani, civili, politici, della difesa dell'ambiente, della vita della terra, delle acque, dell'atmosfera, della vita del diritto e del diritto alla vita, della riforma dell'Onu, e del diritto internazionale, del federalismo democratico europeo e mondiale, della solidarietà politica e istituzionale, della democrazia politica secondo il modello anglosassone, l'unico che non abbia prodotto mostri immani nel nostro secolo e che perduri con tutti i suoi difetti e crimini, propri della vita, a testimoniare di una possibile società permeata dalla giustizia, dalla libertà, dalla democrazia. Questa valanga di connotati non vi confonda o inganni: il partito che, per operare, ha bisogno del contributo umano e finanziario di almeno 30 mila iscritti italiani nelle prossime ore,

nei prossimi giorni, già esiste. Mancano "solamente" coloro che gli diano corpo, voce, mano, determinazione e speranza sufficienti. Mancate voi. Potremmo, altrimenti, rapidamente ottenere che in almeno dieci Paesi diversi, contemporaneamente, nei parlamenti, nelle piazze, nelle azioni non violente, si sostengano fino al voto stesse leggi, stesse mozioni, stesse decisioni: sull'ambiente, sulle guerre e sulle violenze in corso, o da scongiurare; per il governo dell'economia, che rischia altrimenti di precipitarci in crisi sociali istituzionali e produttive senza precedenti.

E' questo un esempio di quel che la vita del Partito radicale del 1993 potrà assicurare, o tentare ragionevolmente di preparare. Nell'ex Jugoslavia, nell'ex Urss, potremo consentire a decine di migliaia di radicali non violenti di organizzarsi e di operare insieme a noi: già nel 1992 i radicali del Pr erano per tre quarti non italiani, e ora di loro vi sono centinaia e centinaia di parlamentari, molti dei quali venuti a Roma, per i nostri congressi, dagli estremi confini dell'Asia, dall'Africa, come dalla Bosnia o dalla Macedonia. Uniti per queste speranze, e da questi obiettivi, i 30 mila radicali del 1993, costituiranno un tessuto connettivo, un luogo di conoscenza, di dialogo, di opere.

Che mentre crolla e rischia di tutto e tutti travolgerci nelle sure rovine si siano insieme mobilitati per salvare questa speranza, per dare forza a questo progetto, per consentire a coloro che in passato sono stati "il partito radicale" la prosecuzione di quel lungo e difficile cammino, con loro e grazie a loro, oltre duecento parlamentari democristiani e pds, laici e socialisti, autonomisti e federalisti europei, e perfino di Rifondazione comunista, intellettuali e artisti in passato mai impegnati e mai fra di loro uniti, soprattutto tanta gente - la grande maggioranza - che dichiara: "non mi sono mai iscritto a un partito", famiglie intere, in uno slancio di generosità e di intelligenza, è qualcosa che in nessun altro Paese forse sarebbe stato possibile scorgere.

Ma, se non accadrà in questi giorni, in queste ore, un miracolo laico, di impegno e di fantasia, di forza personale e sociale, che consenta di attingere quell'obiettivo minimo indicato, cui mancano ancora più di 10 mila persone, aggiungeremo altro male a quello che andiamo subendo, e ci desola. Ringrazio Panorama per lo spazio che da alcuni mesi mi ha consentito di occupare, per avermi fatto fare parte della sua grande famiglia di giornalisti e di lettori. Se questo sia un "arrivederci" o un "addio", non so. E non dipende più da me. Ci sarò ancora se ci saremo. Grazie, comunque, di tutto, e dell'attenzione.

(Per informazioni sull'iscrizione al Partito radicale è possibile telefonare al numero 06/689791)

 
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