PANNELLA: AMATO MI HA ASCOLTATOdi Pierluigi Battisti
SOMMARIO: Dopo il ritiro da parte del governo del decreto-legge che avrebbe depenalizzato le violazioni alla legge sul finanziamento pubblico dei partiti, Marco Pannella prende atto positivamente di questo repensamento da parte di Giuliano Amato. Il Presidente della Repubblica ha esercitato le sue facoltà. Le responsabilità del Pds.
(LA STAMPA, 8 marzo 1993)
E' forte il governo che riesce a tornare sui suoi passi" Ancora una volta, vince Marco Pannella. All'indomani dei decreti del governo sul finanziamento ai partiti, era tornato in trincea, tuonando contro la "restaurazione partitocratica" e l'aria da vera e propria "controriforma" che a suo dire emanava dai provvedimenti governativi. E allora in trincea. O meglio, all'attacco.
Anche a costo di rompere con Giuliano Amato. Ora, in extremis, la rottura con il governo è rientrata. Il filo che lega Pannella e Amato non si è definitivamente spezzato. E Pannella ripete deliberatamente le stesse parole pronunciate a settembre, quando il governo svalutò la lira: "E' forte il governo che riesce a tornare sui suoi passi".
D. Del resto era proprio questo che lei sino a ieri ha chiesto ad Amato.
R. "Avevamo rivolto un appello al governo e ad Amato affinchè fossero ritirati immediatamente i decreti della restaurazione partitocratica.Bene, mi sembra che l'appello è stato favorevolmente accolto".
D. Anche grazie al Presidente della Repubblica. Lei che dice?
R. "Il Presidente della Repubblica ha l'obbligo di esercitare le sue facoltà ogni volta che se ne presenti il bisogno".
D. Anche a rischio di avere un Presidente sempre più "interventista".
R. "Ripeto: il Capo dello Stato può esercitare le sue facoltà. Per il resto, in linea generale, rimango nell'idea, la stessa dai tempi di Sandro Pertini e di Francesco Cossiga, che il Presidente della Repubblica tenga presente sempre le ragioni della costituzionalità e non quelle dell'opportunità".
D. A proposito di costituzionalità. Le osservazioni di Scalfaro che hanno indotto il governo a "tornare sui suoi passi riguardano proprio i decreti che hanno a che fare col referendum sul finanziamento pubblico dei partiti.
R. "Non voglio entrare nel merito di questa questione, uso il termine preciso altrimenti rischio di urtare la suscettibilità dei giuristi, di "rilevanza costituzionale". Dico solo che finalmente è venuto alla luce il vero scandalo dell'insieme dei provvedimenti del governo. Che è appunto il vergognoso tentativo con cui si è cercato di restaurare la partitocrazia con la complicità di tanti che adesso gridano contro il colpo di spugna".
D. Sarebbe a dire?
R. "Non facciamo i finti tonti. Ciò che ha mosso e ispirato il governo in questa materia è l'indecorosa sceneggiata del Senato, quando in una riunione notturna - di notte, come i ladri - si è voluto votare in Commissione un testo che peggiora la vecchia normativa sul finanziamento dei partiti e conferisce un potere enorme e incontrollato ad una casta di burocrati, affaristi e irresponsabili. E tutto senza una protesta del Pds".
D. Ma in Senato il Pds ha votato contro.
R. "Vecchia storia. Votare contro un provvedimento cui si è favorevoli. Non fare niente per impedire la finta urgenza, il voto notturno, la fretta sospetta. E poi salvarsi l'anima dicendo di aver votato contro.Una replica perfetta di ciò che fece il pci nel 1974. Dicevano che erano contrari. Poi, nel 1978, nel referendum che avrebbe dovuto abrogare quella legge, il pci si schierò in prima linea per difenderla strenuamente. Oggi strillano tutti. Persino i veri sostenitori della partitocrazia: Rete, msi e Rifondazione che formano il fronte del No in difesa della proporzionale".
D. Pannella, pace fatta con Giuliano Amato?
R. "Anche nel conflitto più feroce, il rapporto personale con Amato rimane ottimo. Non resta che confermargli la mia stima e la mia amicizia".