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Pannitteri Adriana, Bonino Emma - 13 marzo 1993
RICOMINCIAMO DA TRENTACINQUEMILA
Transnazionali e trasversali. Dopo il successo della campagna di iscrizioni Emma Bonino indica i nuovi orizzonti del Partito radicale.

Intervista ad Emma Bonino di Adriana Pannitteri

SOMMARIO: All'indomani del successo della campagna per i trentamila iscritti, la segretaria politica del Pr precisa, in un'intervista, il carattere trasnazionale e transpartito del nuovo partito radicale. »Il Partito radicale del 1993 non ha a che fare - se non nella "memoria storica" - con il "vecchio", grande, partito del divorzio, dell'aborto, ecc . I rapporti con il mondo cattolico: »Abbiamo sempre, ostinatamente, perseguito l'obiettivo di un grande, lungo, storico dialogo con la complessa realtà dei credenti .

(LA DISCUSSIONE, 13 marzo 1993)

Sorride Emma Bonino, in maglione rosso e finalmente rilassata. E' il giorno dei bilanci per il partito radicale, quello in cui si raccolgono i frutti. Davanti ai flash dei fotografi e alle telecamere, un imponente Vittorio Gasmann al suo fianco, la "segretaria" annuncia i dati di un mese vissuto appassionatamente al grido di "Sos, trentamila tessere o morte". La minaccia è sventata: 11 miliardi di contributi, circa 35.000 iscritti. Una campagna ricca di trovate pubblicitarie, artigianali ma efficaci, un consenso fino a qualche tempo fa impensabili. Pannella aveva inviato al presidente Scalfaro un messaggio chiedendogli di "aiutarci a far conoscere le nostre battaglie" e persino Amato si era seduto in prima fila al congresso che aveva lanciato la sfida solo un mese fa. Soddisfatti? "Sì - risponde l'on. Bonino - ma le iscrizioni sono ancora aperte. E rivolgendosi alla platea si sistema al collo il cartello con il numero di telefono del partito.

D. Così il miracolo laico è accaduto e siete riusciti in quella che sembrava una impresa impossibile. Che farà ora Emma Bonino con questa dote?

R. Per chi sa laicamente esercitare pazienza e prudenza nella "durata", non è miracolo la realizzazione delle sue speranze. Cosa farò ora? Cercherò di adempiere al mandato congressuale, perchè il partito della tolleranza gandhiana possa affrontare i problemi del nostro tempo, in Russia, Jugoslavia, in Burkina Faso, in Italia....

D. Ci sono tanti nuovi iscritti "eccellenti": ministri, artisti, sportivi. Potranno dir la loro sul futuro del partito?

R. La partitocrazia ha spudoratamente strumentalizzato (e quindi, poi, frustrato) artisti ed intellettuali, magari perfino i suoi stessi ministri. Tutto comincia col fascismo, ma i suoi metodi hanno attecchito anche nel post-fascismo. La sinistra, gli stessi partiti di potere, hanno affidato ai loro intellettuali il compito di interpretare, ad usum delphini, la storia d'Italia. Per il Pci gli intellettuali "organici" dovevano cantare, gramscianamente, l'asse Gentile - Togliatti: i "Remainders" sono pieni delle loro "Storie d'Italia" ormai illeggibili. Gli intellettuali restati indipendenti sono stati invece letteralmente cancellati dalla memoria storica: Ernesto Rossi o Nicola Chiaromonte, Umberto Calosso o Ernesto Buonaiuti, cui fu persino negato l'insegnamento universitario. A Roma un viale spropositato è dedicato a Togliatti, mentre a Mario Pannunzio o a Ernesto Rossi, sono intitolare viuzze di periferia. Di Sciascia, di Pasolini, si ricorda tutto, meno il fatto che il primo fu iscritto al Partito radic

ale e deputato, il secondo scrisse, sui radicali, pagine memorabili. Noi all'intellettuale, in quanto tale, non abbiamo mai chiesto nulla...

D. L'abbiamo vista piangere il giorno in cui Pannella l'ha costretta a diventare segretario. Un "padre" autoritario o soltanto un abile tessitore politico? E soprattutto, quanto pesa il personaggio Pannella nel vostro fare politica?

R. Il termine "tessitore" fu coniato, mi pare, per Cavour. Immagino che l'epiteto voglia essere un complimento: Marco stesso ne sarebbe lusingato. Sono comunque pronta, e ben volentieri, ad ammettere che Pannella è molto "autorevole": ma nel paese.

D. Da partito transnazionale a partito trasversale. Solo così si può fare politica oggi?

R. Di "partiti trasversali" - "trasversali" come gli sguardi e i segnali "trasversali" (o "obliqui", come ci dice il vocabolario) - ce ne sono tanti, nell'ombra... Il Partito radicale è, invece, "transnazionale" e "transpartitico" alla piena luce del sole. Ma soprattutto è "nuovo", nuovo anche rispetto a se stesso. Non se ne vuol prendere atto, ma il Partito radicale del 1993 non ha a che fare - se non nella "memoria storica" - con il "vecchio", grande, partito del divorzio, dell'aborto, ecc. Ora che ha raggiunto un po' di concretezza anche finanziaria, questo partito nuovo potrà affrontare i grandi temi della crisi a livello italiano ma soprattutto europeo. Oggi si possono concepire progetti solo a questi livelli.

D. E degli inquisiti, dei riciclati, dei venditori di fumo che si dichiarano "nuovi" e che avete accolto nel partito che ne farete?

R. "Noi" non ne faremo niente, così come non faremo niente delle persone perbene, degli onesti lavoratori, dei santi, dei venditori di patate o d'altro, degli "ingenui" insomma che, bontà loro, si troveranno mescolati con la marmaglia da lei elencata: saranno "loro" a fare il partito nuovo... Sarà interessante osservare cosa nascerà da uno spaccato tanto rappresentativo della società contemporanea come essa è nelle piazze, nelle chiese, nelle carceri, nei bordelli, nelle fabbriche, nella savana sahariana e nelle steppe caucasiche.

D. I giornali e la televisione questa volta non vi hanno tradito, anzi. O no?

R. La domanda tradisce una informazione approssimativa. Io rinvio ai dati delle rilevazioni effettuate dal Centro di ascolto, le quali ci dicono che nei 900 giorni (tre anni!) di gestione del Tg1 da parte di Bruno Vespa a Pannella e ai radicali sono stati concessi 3 minuti e 56 secondi contro le oltre 9 ore della Dc. Per quanto possa aver fatto la tv in questi giorni, le distanze restano abissali. Comunque, il furto di informazione su tutto e tutti è un fatto che oggettivamente impoverisce il Paese e fa deteriorare la politica, come è accaduto.

D. Non siete più un partito di "opposizione", avete contribuito ad eleggere Scalfaro; non nascondete di voler mantenere il governo Amato. E' finita l'epoca delle intemperanze?

R. Noi non siamo mai stati un partito di "opposizione", se non al regime partitocratico. Noi abbiamo sempre "governato", cercando di dare al Paese leggi buone e giuste. Per quanto riguarda il governo Amato, l'appoggio gli è stato dato in autunno, nell'eccezionalità del momento anche internazionale, dai sei deputati della "Lista Pannella", purtroppo, per responsabilità anche di Amato, i rapporti si sono fatti difficili, traumatici. Invece, i circa 200 deputati radicali (provenienti da ogni partito!) hanno votato in forme differenziate. Che sia anche questa una "intemperanza"?

D. Quanto resta sul tappeto del progetto di Alleanza democratica caldeggiato da Martelli?

R. La domanda va rivolta a lui... anche se Claudio dà un segnale interessante quando riconosce che il nuovo Partito radicale è "l'embrione" del grande partito democratico sulla cui creazione dovrebbe concentrarsi la sinistra, o quel che ne resta. Si tratta però di vedere se esista ancora una sinistra da "aggregare" o se le strade da battere, per creare il nuovo, siano altre, più articolate e diverse...

D. Le riforme elettorali. Dopo il referendum la partita non sarà chiusa. Il Parlamento dovrà fare la sua parte. In che modo?

R. Beh, intanto impediamo che i referendum vengano scippati. Conso o no. Ma, in definitiva, l'unica "soluzione politica" del dramma di Tangentopoli non potrà che essere la scelta dell'uninominale a un turno, per sbaraccare i partiti partitocratici di oggi e farne nascere altri che non siano, al di là della stessa volontà degli uomini, necessariamente corrotti. Che sia questo Parlamento a fare le riforme, oggi, purtroppo, si deve dubitare. I vecchi partiti hanno ripreso ad assediarlo, assieme al governo Amato, nell'estremo tentativo di salvarsi. Il vero scontro è questo.

D. Molte delle battaglie, che vi hanno visti protagonisti in questi anni hanno ricevuto il consenso dell'opinione pubblica e su molte intuizioni (la transnazionalità, ad esempio) siete stati premiati. Molte battaglie vi collocano dall'altra parte del campo rispetto ai cattolici. Eppure oggi sembra esserci un certo feeling. Come lo spiega?

R. Abbiamo sempre, ostinatamente, perseguito l'obiettivo di un grande, lungo, storico dialogo con la complessa realtà dei credenti. Oggi ci sono responsabilità da assumersi assieme, in un progetto di grande respiro. Perciò salutiamo con gioia l'iscrizione al Pr di tanti esponenti democristiani che hanno ritenuto giusto e doveroso riaprire il capitalo già avviato da don Romolo Murri, il fondatore - alla fine del secolo scorso - della Democrazia Cristiana e poi esponente radicale; Romolo Murri, l'unico grande rappresentante della cultura e della politica cattolica che la chiusura clericale abbia sempre ostracizzato e abrogato, dalla storia civile italiana.

D. Tirando le somme. Vi sentite invecchiati rispetto ai tavoli in piazza. O siete solo diversi?

R. Crescere, maturare, invecchiare, sono fattori complementari, inevitabili, e anche indispensabili, della vita nella sua bellezza e nel suo mistero. Vanno accolti con umiltà e anche gratitudine: c'è infatti anche chi muore, o magari vive, senza esser mai cresciuto, senza aver maturato, senza aver imparato ad invecchiare; questo è il vero pericolo, che cerco di evitare.

 
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