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Berti Marco, Pannella Marco - 15 marzo 1993
Neanche una lira a questi partiti
Intervista a Marco Pannella di Marco Berti

SOMMARIO: Intervistato sui referendum (il voto è previsto per il 18 aprile), Marco Pannella prevede un voto pelbiscitario per l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Non una lira a questi partiti. Con il referendum sulla legge Jervolino-Vassalli relativa alla droga si vuole impedire che i semplici consumatori diventino in carcere »alti ufficiali dell'immenso esercito criminale promosso e secondato dal regime proibizionistico . »Il 18 aprile è una tappa necessaria per andare verso la democrazia nel nostro paese».

(IL MESSAGGERO, 15 marzo 1993)

D. Onorevole Marco Pannella, nel 1978 il referendum sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti fallì i suoi obiettivi. E' sicuro che questa volta le cose saranno diverse?

R. "Penso che andrà sicuramente meglio. Penso anzi che sarà un voto pressochè plebiscitario. Infatti il Senato della Repubblica, dove parlamentari della lista Pannella non sono presenti, ha preparato su questo tema un magnifico papocchio che farebbe costare questi stessi partiti ancora di più che per il passato al contribuente italiano. Nel 1978 si arrivò a quel referendum per il quale noi solamente, lo sottolineo, ci eravamo mobilitati per raccogliere le firme necessarie e ci scontrammo poi in realtà con il solo partito comunista italiano che in Parlamento aveva pur votato contro quella legge sul finanziamento, al solito dopo essersi ben accertato che sarebbe comunque passata".

D. E allora, perchè perdeste, solo per il Pci?

R. "Perdemmo grazie al voto bulgaro dell'Emilia e della Toscana e a una buona parte del Sud, mentre le grandi città e i grandi centri operai votarono con noi. Risultato il 43 per cento contro il 57. Occorre ricordarlo e ricordare che ancora lo scorso anno fummo lasciati di nuovo soli a raccogliere le firme per questo referendum, con la netta ostilità di quasi tutti "lor signori", in primo luogo del Pds. Dopo il rifiuto del capo dello Stato di firmare il decreto governativo sul finanziamento pubblico ai partiti, il ministro Conso ha, giustamente, dichiarato che il governo non aveva fatto altro che dare forza di decreto alla delibera della prima commissione del Senato e anche in questo caso vi sono magnifiche perle nascoste, come quella del pensionamento di Stato di almeno un migliaio di funzionati dei partiti e dei gruppi parlamentari. Occorre dire ad alta voce che a questi partiti noi non vogliamo dare, sotto nessuna forma, una sola lira. Ed è su questo che chiamiamo a votare gli italiani".

D. Lei chiama gli italiani a votare anche su un'altra proposta, quella dell'abolizione della legge Jervolino-Vassalli sulla droga. Perchè dovrebbero votare "sì"?

R. "Innanzitutto mi sembra necessario ricordare che noi abbiamo raccolto le firme su nove domande referendarie, a cominciare da quella ormai chiamata "Segni", sulla riforma del sistema elettorale del Senato. Le prime trecentomila firme di tutti questi referendum sono state le nostre, poi gli altri hanno seguito con grancassa e zampogne. Occorre votare "sì" anche per il referendum sulla Jervolino-Vassalli perchè è urgente tornare a dare ai medici i loro diritti-doveri professionali e deontologici e non impedirne l'opera nei confronti dei malati da tossicodipendenza, per stabilire una volta per tutte che almeno il semplice consumo deve essere ritenuto tutt'al più un illecito amministrativo e non un crimine penale, evitando in tal modo che dei semplici consumatori diventino in carcere alti ufficiali dell'immenso esercito criminale promosso e secondato dal regime proibizionistico".

D. C'è chi sostiene che bisogna votare "no" perchè sul fronte del "sì" vi sono attestati anche alcuni campioni della partitocrazia.

R. "Chiedo immensamente scusa, ma questa è una immensa stronzata. Anche il referendum sulla "giustizia giusta" vide praticamente schierata "a chiacchiere" quasi tutta la nomenklatura. Anche sul referendum sull'aborto, tranne la Dc e il Msi, v'erano tutti, come sul nucleare. Ma, tanto per cominciare, il Pds ha già dichiarato che il valore dei referendum sarebbe meramente di indirizzo. Questa è la tesi più vergognosamente partitocratica che va subito denunciata. Infatti grazie a questo imbroglio, mentre l'ottanta per cento dei votanti nel referendum sulla "giustizia giusta", aveva chiesto una estensione della responsabilità civile dei magistrati, a tutela anche dei giudici "capaci e onesti", i partiti, a cominciare dal Pci, fecero poi una legge, grazie al solito "zerbino" Vassalli, con cui tale responsabilità civile anzichè estesa venne di atto abolita. Ammaestrata dai precedenti voti referendari, gran parte della nomenklatura cerca in tal modo di non essere ufficialmente sconfessata dal popolo, mentre una p

arte di essa indubbiamente constata che il non procedere ad una radicale riforma, sarebbe comunque suicida".

D. E cosa dice di Rifondazione comunista, Msi, Rete e di quella parte del Pds che invita a votare "no"?

R. "In tal modo anche loro assicurano al fronte degli interessi conservatori un apporto pericoloso anche se marginale. Infatti, secondo loro, basterebbe che noi e Segni vincessimo "solamente" con il 70 per cento per dichiarare illegittima la riforma stessa. Insomma, nomenklatura trasformista e scatenati conservatori si muovono in modo convergente".

D. Quale scenario vede dunque nel nostro paese per il dopo-referendum?

R. "Il 18 aprile è una tappa necessaria per andare verso la democrazia nel nostro paese ma di per sè tutt'altro che sufficiente. Occorre rilanciare anche un nuovo programma e assetto di governo, ancora più libero dalle influenze dei partiti, Pds e Pri inclusi, di quanto non sia riuscito a questo primo governo Amato".

 
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