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Il partito nuovo - 19 marzo 1993
Per la vita del Partito Radicale
Per la nobiltà della politica

SOMMARIO: Ci sono voluti ventuno giorni dalla fine del Congresso Transnazionale di Roma per raggiungere l'obiettivo dei trentamila iscritti necessario per la vita del Partito Radicale. Un obiettivo, anzi, subito superato di slancio, perchè la cifra finale delle iscrizioni è di 37.000, tra cui centinaia di personalità della cultura, dello spettacolo e dell'arte italiana, giornalisti, circa 200 parlamentari appartenenti a 12 partiti o gruppi parlamentari, esclusa l'estrema destra. Questo il bilancio di un grande successo, essenziale non solo per la vita del Partito transnazionale della nonviolenza, ma anche per un nuovo modo di fare politica nell'Italia della gravissima crisi del sistema dei partiti - la crisi che per primi, venti anni fa, i radicali storici definirono "partitocrazia".

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Il Partito Radicale "ce l'ha fatta". Così titolavano i giornali il giorno dopo il raggiungimento di quel "ragionevole obiettivo" posto dal Congresso di Roma.

Attraverso la stampa di quei giorni, un rapido panorama della campagna.

(IL PARTITO NUOVO, 19 marzo 1993)

"Durante il congresso, ai primi di febbraio, le iscrizioni non erano più di trecento al giorno - scriveva il Corriere della Sera il 3 marzo - e così è andata avanti fino a metà mese. Poi il ritmo è aumentato di parecchio, duemila nuove tessere al giorno, ma ancora quella media non era sufficiente. E infatti il 25 febbraio, quando mancavano solo settantadue ore alla scadenza del termine fissato dal congresso, si era appena a metà strada. Infine, negli ultimi giorni, il balzo decisivo: quattro o cinquemila iscrizioni al giorno, giunte per telefono, per fax, per vaglia, per posta, con carta di credito, attraverso amici, insomma in tutti i modi.

Un risultato ottenuto, bisogna dirlo, anche grazie all'appoggio di giornali e televisioni che all'iniziativa hanno dato spazio pubblicando spesso anche i numeri di telefono e di conto corrente postale. Ma per il Partito che ha come emblema l'immagine di Gandhi - proseguiva il giornale milanese - c'è stata anche la mobilitazione di personaggi della cultura e dello spettacolo, come Vittorio Gassman, Bernardo Bertolucci, Giorgio Albertazzi, Paolo Villaggio e molti altri. E della politica: al Partito "transnazionale" si sono infatti iscritti anche quattro ministri, otto sottosegretari e centosettantacinque parlamentari (fra cui ottanta socialisti, venti democristiani, quindici repubblicani, tredici del Pds, dodici del Psdi, nove liberali e uno, anzi una, di Rifondazione Comunista)".

Per giorni e giorni, la tensione, a Via di Torre Argentina, è stata palpabile. "Non ci siamo, dice preoccupata Emma Bonino", riportava il 27 febbraio l'Unità, organo del Partito Democratico della Sinistra, che incalzava: "Ma davvero il PR sparirà dalla scena politica, se, come sembra, non raggiungerà entro domani la quota stabilita?." La risposta di Emma Bonino era secca: "Fino a domani non ci voglio pensare. Io, comunque, sono pessimista."

Negli ultimi giorni sono così accadute cose incredibili. "La sede del Pr - diceva uno dei comunicati diffusi alla stampa in quei giorni - si è trasformata in una grande centrale telefonica." Ottanta linee. Circa 300 persone, militanti di ogni età, si sono avvicendate nella raccolta delle centinaia, poi delle migliaia di telefonate al giorno, di chi si iscriveva attraverso la carta di credito o preannuciava l'invio dell' "obolo per l'iscrizione", un "obolo" per rendere possibile il "miracolo laico", come molti giornali lo hanno definito.

Il primo marzo, il Giornale, un autorevole quotidiano conservatore, così riportava l'intervento di Muhammed Kreseljakovic, sindaco di Sarajevo, alla manifestazione tenutasi a Milano il 28 febbraio: "Ogni nuovo iscritto al Pr [...] è una speranza in più per i cittadini di Sarajevo. Per questo chiedo ai vostri dirigenti di aspettare ancora una settimana prima di chiudere le iscrizioni". Gli rispondeva Marco Pannella: "Non ci saranno proroghe, però ci conteremo solo martedì sera. Dobbiamo aspettare che arrivino tutte le iscrizioni per vaglia telegrafico, i contributi che ci hanno promesso ma non ancora versato". Il suggerimento di Kresevljakovic, di fermare le lancette degli orologi, veniva raccolto nella sua sostanza. A questo punto, l'attesa si faceva davvero spasmodica.

Infine, il 3 marzo, ancora il Corriere della Sera, tra gli altri, poteva annunciare che la campagna si era conclusa felicemente, e si abbandonava ad una vivace descrizione delle ore conclusive: "E così, ancora una volta, il grande funambolo della politica italiana, Marco Pannella, ce l'ha fatta a centrare il suo ambizioso bersaglio. E ancora una volta ha voluto tenere tutti con il fiato sospeso fino all'ultimo: soltanto a mezzanotte, infatti, il leader radicale ha annunciato che il suo Partito aveva raggiunto e superato la quota di trentamila iscritti e perciò non si scioglieva. Ma ormai ne erano già convinti tutti.

In realtà già nel tardo pomeriggio di ieri, nel corso di una improvvisata conferenza stampa nella sede del Pr trasformata in una sorta di megacentralino telefonico, Marco Pannella, con accanto Claudio Martelli (già Ministro di Grazia e Giustizia, socialista, iscritto al Pr, n.d.r.),tutti e due con al collo il cartello che invitava a iscriversi al Partito, aveva annunciato: "Le iscrizioni sono 29.004".

Dai compagni riuniti nella grande sala della sede di via di Torre Argentina era partita una autentica ovazione. Molti avevano intonato: "Volare...oh, oh...,cantare...oh, oh...". Un omaggio a Domenico Modugno, ex presidente del Partito, in quel momento assente, ma anche un canto liberatorio, come un sospiro di sollievo dopo che la dura corsa contro il tempo si era conclusa con un successo".

Il Messaggero, grande quotidiano romano, il 4 marzo, intervistava Emma Bonino che alla domanda su quale fosse la tappa successiva alle 30.000 iscrizioni, poteva finalmente rispondere: "La seconda parte della mozione congressuale dice che, se si riesce a superare la quota delle trentamila iscrizioni, il segretario entra in funzione il 15 maggio ed è tenuto a convocare il consiglio generale per eleggere i vari organi e presentare il progetto di attività '93"."Quindi due mesi e mezzo con le mani in mano?", aveva chiesto ancora il giornalista. "No, si tratta di capire - rispondeva Emma Bonino - da adesso al 15 maggio quali iniziative politiche di emergenza italiana e quali priorità internazionali dovranno essere discusse e approvate. E devo anche arrivare a quella data con una ipotesi di organi per il partito [...]".

Durante tutta la campagna, la centralità delle ragioni della vita del Pr per le quali era necessario raggiungere l'obiettivo delle trentamila iscrizioni, è stata sottolineata con forza. A Noi, settimanale a larga diffusione, il 25 febbraio Emma Bonino ricordava: "Il tempo sembra non aver insegnato nulla. Pochi sono stati sfiorati dal dubbio che, anche questa volta, i radicali potrebbero aver ragione, potrebbero aver individuato l'essenziale della crisi delle nostre società, di ciò che sconcerta l'opinione pubblica in tutti i paesi: la scienza ha fatto miracoli in tutti i campi, ma la politica si mostra invece impotente, si ferma - alle soglie del duemila - anche davanti al modesto problema di sfamare una popolazione o d'impedire lo stupro di centinaia di donne bosniache. Per non parlare dei più limitati problemi nazionali".

"Da una parte - specificava al Messaggero Emma Bonino - siamo impegnati con la 'Lega internazionale per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000'. Io sono in particolare molto contenta del fatto che il progetto italiano del tribunale internazionale contro i crimini abbia recepito questo dato: in ogni caso, qualunque sia il reato sanzionato, è esclusa l'applicazione della pena di morte. Spero che la Nazioni Unite mantengano questa clausola. Bisogna quindi affrontare l'emergenza della ex Jugoslavia". "C'è qualcun altro che ha dei problemi. Per esempio il popolo palestinese suggeriva il giornalista, e Bonino precisava: "E' vero, c'è solo l'imbarazzo della scelta. In questo caso comunque si tratta di una questione che riguarda in generale il diritto internazionale e in particolare le capacità sanzionatorie. Se si dipana questo filo si arriva diretti al problema della democratizzazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Tutta la politica estera è in pratica in mano agli esecutivi, senza che ci

sia alcun contraltare democratico, nè parlamentare nè di indirizzo. Ed ecco la sostanza del Partito transnazionale. Il fatto è che il Consiglio di sicurezza è composto dalle potenze che hanno vinto la guerra. Da allora è prevalso l'ordine di Yalta che però è crollato due anni fa. Il rischio è che prevalga il nuovo ordine americano quando il problema vero è che prevalga il diritto internazionale. E questo vale sia per i palestinesi che per la questione della convenzione sulle balene. E' indispensabile l'istituzione del tribunale internazionale permanente contro i crimini".

Potremmo terminare questa breve ricostruzione attraverso la stampa di quei giorni con l'auspicio formulato da Emma Bonino in una delle interviste. Alla domanda: "Per concludere, trentamila tessere per il Pr del '93 raccolte in pochi giorni grazie a una grande mobilitazione. Fra un anno si ricomincia daccapo?", rispondeva: "Sì. Ma speriamo che qualcuno abbia capito e non ci sia bisogno di strappare le iscrizioni con le unghie e con i denti".

 
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