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Il partito nuovo - 19 marzo 1993
Un Tribunale internazionale contro i crimini

SOMMARIO: Bisogna risalire all'indomani della 2a guerra mondiale per ritrovare un dramma analogo che ha come teatro il continente europeo: nel luglio 1992 nell'ex Jugoslavia si contavano già più di 40.000 morti, decine di migliaia di feriti e dispersi, più di 2 milioni di profughi, di cui circa 500.000 rifugiati nei paesi vicini. Massacri, trasferimenti forzosi di popolazioni, prese di ostaggi, raggruppamenti di civili nei campi, decine di migliaia di donne stuprate e poi segregate per impedire la possibilità di abortire, rinviano ad una logica terribile di "purificazione etnica", messa in atto nel cuore di un'Europa ridotta al ruolo di testimone impotente.

Dopo il riconoscimento dell'indipendenza della Bosnia-Erzegovina, l'Europa e l'ONU sono stati incapaci di proteggerla contro l'aggressione sferrata in risposta. La Comunità europea ha lasciato che il conflitto si sviluppasse fino a prendere una dimensione inimmaginabile.

La risoluzione 808 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ribadisce l'allarme per le "violazioni generalizzate del diritto internazionale umanitario sul territorio dell'ex Jugoslavia, con riferimento alle esecuzioni di massa ed alla pratica della pulizia etnica" e decide l'istituzione di un tribunale internazionale per giudicare le persone presunte responsabili di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale commesse sul territorio dell'ex Jugoslavia. Il Pr chiede a parlamentari e cittadini di tutto il mondo democratico di firmare l'appello allegato a questo giornale, indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Boutros Boutros-Ghali, perchè metta subito al lavoro questo nuovo organismo internazionale.

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Un'azione politica transnazionale perchè l'ONU metta subito al lavoro il Tribunale internazionale, istituito con la risoluzione 808, contro le violazioni del diritto umanitario internazionale commesse sul territorio dell'ex Jugoslavia.

L'internamento di civili nei campi di concentramento, il bombardamento degli ospedali e delle operazioni sanitarie, la "pulizia etnica" e gli stupri, lo spargimento del terrore fra la popolazione civile, gli omicidi, i trattamenti crudeli e degradanti, le punizioni collettive, le prese di ostaggi, configurano gravissime violazioni delle Convenzioni internazionali.

(IL PARTITO NUOVO, 19 marzo 1993)

Il 22 febbraio scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione 808, ha deciso "l'istituzione di un Tribunale internazionale per giudicare i responsabili di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale commesse sul territorio dell'ex Jugoslavia dal 1991". Da quella data, il Segretario Generale Boutros Boutros-Ghali ha due mesi di tempo per formulare una proposta su come procedere alla creazione dell'organismo.

Il Convegno di Siracusa

E' lecito pensare che il Segretario Generale dell'ONU si avvarrà delle conclusioni del convegno svoltosi dal 2 al 5 dicembre scorso a Siracusa, in Italia, organizzato tra gli altri da "Parliamentarians for Global Action" e dall'ISISC (Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali), presieduto dal professor Cherif Bassiouni, docente di Diritto ed esperto di Scienze Criminali, iscritto al Pr, presenti giuristi e parlamentari di tutto il mondo, tema appunto la creazione di una Corte criminale internazionale, prevista da una Convenzione del 1948.

L'idea di costituire una corte penale internazionale esiste già dal 1899. Dopo la prima guerra mondiale, il trattato di Versailles del 1919 impegnava a sottoporre a giudizio il Kaiser Guglielmo II "per un supremo crimine contro la moralità internazionale e la santità dei trattati". Non ci fu, da parte degli alleati, la volontà politica di farlo.

Alla fine della seconda guerra mondiale, invece, la comunità internazionale esigeva il processo contro i responsabili della guerra, dei reati di guerra e dei reati contro l'umanità ad essa conseguenti. Le esperienze di Norimberga e Tokyo rimasero però isolate.

Da allora è continuato ad aumentare il numero delle vittime delle varie guerre e si è registrato un notevole aumento di gravi violazioni dei diritti umani. Le perdite umane ed economiche dovute a violazioni gravi dei diritti umani si sono susseguite per anni e continuano in molte parti del mondo.

Nel cuore dell'Europa, nell'ex Jugoslavia, si verificano oggi massacri e distruzione, mentre il mondo, e l'Europa stessa, osserva senza intervenire.

Una corte penale internazionale

Per casi così tragici, ed anche contro la criminalità organizzata internazionale, ad esempio contro il traffico di stupefacenti, contro il traffico internazionale di minori, contro lo sfruttamento sessuale di donne e bambini, contro il terrorismo internazionale, una corte penale potrebbe servire da deterrente o, almeno, essere strumento di punizioni nei confronti di coloro che sembrano non temere niente e nessuno. Questi, alcuni presupposti del Convegno di Siracusa, che il Pr, attraverso il suo Presidente, Emma Bonino, aveva chiesto al Presidente del Governo italiano, Giuliano Amato, di co-promuovere. Questi, nelle settimane successive, istituiva una commissione di studio sul tema. In base allo studio della commissione, presieduta dall'attuale Ministro di Grazia e Giustizia italiano Giovanni Conso, e che aveva tra i suoi membri il professor Antonio Papisca, docente di dirtto internazionale all'Università di Padova, il Governo italiano il 17 febbraio scorso presentava alle Nazioni Unite una proposta, un vero

e proprio progetto di statuto, per la creazione di un Tribunale internazionale incaricato di giudicare i crimini commessi nell'ex Jugoslavia. Alla proposta italiana si aggiungevano analoghe proposte francese e svedese. Poi la discussione in sede ONU e la risoluzione che istituiva il Tribunale. Dove avrà sede il Tribunale? Secondo quale rito dovrà giudicare? Chi svolgerà il ruolo chiave del pubblico ministero? Avrà questi a disposizione forze di polizia per svolgere il proprio ruolo? Quali reati si potranno giudicare? Una volta avuta la sentenza, in quale carcere dovrebbero essere rinchiusi i colpevoli? A queste domande risponderà il Segretario Generale dell'ONU il 22 aprile, con il suo rapporto.

Dare forza alla decisione dell'ONU

L'intervento dell'ONU - che fa seguito anche alla risoluzione 780 che istituì, nell'ottobre del 1992, la commissione per i crimini di guerra incaricata di raccogliere e verificare tutte le informazioni disponibili - concerne una soluzione giudiziaria specifica, propria al dramma jugoslavo, più che la creazione di un giudice internazionale competente in astratto per le ipotesi di crimini internazionali. Il Pr vuole agire a livello transnazionale perchè l'organismo deciso dall'ONU sia intanto subito istituito e poi perchè si trasformi in organismo permanente che abbia competenza su tutti i territori che sono coinvolti in conflitti militari. Sarebbe, questo, un contributo fondamentale per la riforma necessaria del diritto internazionale.

Non c'è dubbio che l'ONU, con la sua decisione, abbia compiuto il primo passo verso una posizione più vigorosa rispetto a quanto avviene nei Balcani. E' necessario, ora, dare forza a questa decisione, por fine alla barbarie che si va consumando, ai massacri della popolazione civile, ai campi di concentramento, agli stupri che continuano, alla pratica feroce della "pulizia etnica", alla guerra di aggressione. Per questa ragione chiediamo a tutti i lettori, ai parlamentari e ai cittadini, di firmare subito il testo dell'appello indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni Unite - allegato a questo giornale - perchè egli, primo rappresentante della comunità internazionale, compia il primo decisivo passo per fermare e punire, secondo le leggi internazionali, coloro che nell'ex Jugoslavia si sono macchiati di efferati delitti e di massacri, di atti contrari al senso di umanità.

 
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