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Bonino Emma, Stanzani Sergio, Vigevano Paolo, Bernardini Rita, Cicciomessere Roberto, Frassineti Luca, Terni Laura, Arconti Laura - 20 marzo 1993
LETTERA APERTA ALLE ASSOCIAZIONI PROMOTRICI (ARCI, ANPAS, ASSOCIAZIONE PER LA PACE, ACLI) DELLA MARCIA NAZIONALE DA ANCONA A FALCONARA "PER LA PACE NELLA EX-YUGOSLAVIA" (Domenica 28 Marzo)

SOMMARIO: I motivi per i quali una serie di esponenti radicali non parteciperanno alla marcia "Per la pace nella ex-Iugoslavia". »Nel Manifesto di convocazione dell'iniziativa, ancora una volta, non vengono identificati con chiarezza gli aggressori, cioè quei politici e militari serbi che hanno imposto, da due anni, una nuova guerra nazi-comunista al mondo e proprio »il colpevole perdurare di questa mancanza di chiarezza nell'identificare l'aggressore ha portato ad una »cieca politica "omissiva", e a tratti addirittura connivente, da parte delle istituzioni della Comunità internazionale e della Comunità Europea .

[Segue il testo del manifesto di convocazione della Marcia Ancona-Falconara]

E NOI NON CI SAREMO (Con rammarico)

E' difficile dire NO quando si è convinti che chi promuove una iniziativa come quella della marcia da Ancona a Falconara è mosso da sincera opposizione alla guerra e animato da una solidarietà che vuole essere concreta, "solida" e non fatta di vuote parole. Ma siamo anche convinti che un'azione nonviolenta, e non genericamente "pacifista", debba avere i connotati della chiarezza per essere efficace e non controproducente. Non esiste politica che non si basi su una chiara scelta di parte, tantomeno una politica di pace: insomma innanzitutto occorre responsabilmente schierarsi.

Nel Manifesto di convocazione dell'iniziativa (e nei volantini di pubblicizzazione), ancora una volta, non vengono identificati con chiarezza gli aggressori, cioè quei politici e militari serbi che hanno imposto, da due anni, una nuova guerra nazi-comunista al mondo. Si afferma, per esempio, che "le maggiori responsabilità per quanto è avvenuto" vanno imputate a Milosevic, facendo intendere che anche gli aggrediti, coloro che che hanno visto i carri armati aggredire e occupare oltre il 65% dei loro territori condividono una parte delle colpe.

Non ci sembra che sia così. Crediamo proprio che il colpevole perdurare di questa mancanza di chiarezza nell'identificare l'aggressore abbia portato ad una cieca politica "omissiva", e a tratti addirittura connivente, da parte delle istituzioni della Comunità internazionale e della Comunità Europea in particolare, politica che ci ha consegnato la drammatica situazione attuale. Situazione che non può quindi risolversi, come scrivete nel Manifesto, seguendo la strada dell'"accordo negoziale... fra le parti in conflitto". Deve essere chiaro che nessuna "conquista" ottenuta con le armi, la pulizia etnica, la violenza, gli stupri, può essere oggetto di un accordo.

Per questo oggi - come sempre - non ci basta "testimoniare" genericamente contro la guerra. Occorre finanziare da subito, e siamo già in un tremendo ritardo, l'anagrafe dell'oltre un milione di profughi, costruire la documentazione sulle loro città di provenienza cassata dalla politica di pulizia etnica. Preparare, insomma, il ritorno alle loro case di quanti sono stati espulsi. Occorre premere perché venga immediatamente istituito il Tribunale Internazionale Contro i Crimini già deliberato dalla risoluzione 808 del consiglio di sicurezza contro i criminali "serbi" di guerra e di pace, criminali con i quali, invece, le "diplomazie" si riuniscono ogni giorno, per trattare tregue per i loro avversari e le loro vittime.

Occorre soprattutto ed immediatamente isolare diplomaticamente ed economicamente gli assassini serbi a cominciare dal regime di Milosevic.

Siamo convinti che solo una grande mobilitazione internazionale nonviolenta, nelle piazze e nelle sedi istituzionali, possa portare all'isolamento politico degli aggressori e dare efficacia anche ai lodevoli sforzi di tutti coloro che nel mondo si adoperano per la raccolta di aiuti umanitari.

Emma Bonino, Presidente del PR

Sergio Stanzani, Segretario del PR

Paolo Vigevano, Tesoriere del PR

Rita Bernardini, Presidente del Consiglio Generale del CORA

Luca Frassineti, membro del Consiglio Generale del PR

Laura Terni, Segretaria del Gruppo Satyagraha

Laura Arconti, Segretaria Associazione Vita e Disarmo

Roberto Cicciomessere, deputato Gruppo federalista Europeo

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Testo del manifesto di convocazione della Marcia Ancona-Falconara

PER LA PACE NELLA EX-YUGOSLAVIA

DOMENICA 28 MARZO ORE 9.30

DA ANCONA A FALCONARA

MARCIA NAZIONALE DELLA NUOVA SOLIDARIETA'

PROMOSSA DA ARCI, ANPAS, ASSOCIAZIONE PER LA PACE, ACLI

Nella ex Yugoslavia, il presente si è fatto orrore per milioni di persone, proiettando un'ombra cupa sul futuro dell'intera Europa.

Sono passati due anni da quando la guerra è iniziata e un anno da quando, in Bosnia-Erzegovina, ha preso avvio una fase estrema per le violenze, le crudeltà, le sopraffazioni.

Sono stati molti, moltissimi quanti nel nostro Paese hanno operato per la solidarietà e la pace nella ex Yugoslavia.

A fianco dei profughi, delle vittime, di quanti hanno rifiutato di prendere le armi in pugno, delle opposizioni democratiche alla follia della guerra ci siamo impegnati, ovunque nella ex-Yugoslavia, in Italia e in Europa per tenere aperta la strada del dialogo, del negoziato, della soluzione politica - rispettosa dei diritti dei popoli, delle minoranze, delle persone - contro la logica della sopraffazione, delle "soluzioni armate", della pulizia etnica.

Abbiamo manifestato fin davanti al Parlamento serbo contro Milosevic, al cui regime vanno imputate di gran lunga le maggiori responsabilità per quanto è avvenuto, abbiamo ovunque denunciato la perversa spirale di provocazioni politiche e risposte armate di cui tutte le leadership nazionalistiche portano drammatiche responsabilità; ci siamo mobilitati per la chiusura dei lager e contro la barbarie degli stupri etnici.

Nei campi profughi, nelle città e nei villaggi distrutti, con gli aiuti e i volontari, abbiamo contribuito a dare voce ai valori di convivenza, di pace, alla fiducia in un futuro multietnico.

In ogni sede abbiamo sostenuto gli sforzi delle nazioni Unite e delle sue agenzie, perché la crisi venga da essi gestita sulla base di principi universali ed equi.

Oggi, sentiamo che queste idee devono trovare più forza e visibilità, pesare nella discussione politica, indirizzare le scelte del nostro Governo, offrire una possibilità di impegno a tanti uomini e donne.

Di fronte all'aggravarsi della situazione in Bosnia-Erzegovina, al riaccendersi di altri fronti di guerra e alla minaccia di nuovi conflitti dell'area, sentiamo crescere l'illusione che un intervento armato possa risolvere una crisi tanto drammaticamente complessa, sia nella ex-Yugoslavia che nell'intera regione balcanica.

L'esperienza di questi mesi ci dice al contrario che, per affermare una pace duratura, non esiste altra strada all'accordo negoziale, fondato sul rispetto dei diritti dei popoli, delle minoranze e degli esseri umani, e che a questo scopo devono essere mirate tutte le possibili pressioni politiche, economiche, diplomatiche sulle parti in conflitto.

Solo le Nazioni Unite possono offrire la sede di tale accordo, ed essere garanti effettivi della sua attuazione. E le Nazioni Unite da subito devono essere messe in grado di ricevere un mandato adeguato e gli strumenti necessari per proseguire ed ampliare la propria azione umanitaria e preventiva. E' inaccettabile che venga impedito l'arrivo degli aiuti, ma solo all'ONU spetta il compito di prendere le decisioni necessarie a garantire l'apertura e la tenuta dei corridoi umanitari. La rottura dell'assedio a Sarajevo e nelle zone isolate potrebbe dare un grande impulso alla risoluzione della crisi.

Siamo convinti che sia primo dovere della comunità internazionale perseguire i crimini di guerra, gli stupri, sanzionare tutte le violazioni dei diritti umani.

C'è bisogno, oggi più che mai, di un grande esercizio di responsabilità da parte di ogni paese per evitare che interessi particolari o di potenza aggravino ulteriormente la situazione.

Vanno invece incrementate le politiche di aiuto e di accoglienza per le popolazioni colpite, in particolare in Italia, dove la gestione dei fondi stanziati per gli aiuti ormai è un vero e proprio scandalo per mancanza di trasparenza, incapacità di progettualità e di spesa, assenza di una politica seria di accoglienza, rifiuto di qualsiasi riconoscimento e valorizzazione delle iniziative della società civile.

Alle forze di pace e solidarietà facciamo appello per costruire insieme un grande appuntamento per la pace nella ex-Yugoslavia, per il cessate il fuoco nella Bosnia-Erzegovina, per la liberazione di Sarajevo e di tutte le comunità assediate, per la salvezza delle vite in pericolo, per la salvaguardia dei diritti di tutte le popolazioni colpite. Alle forze sindacali, politiche, sociali, associative, all'Italia civile e democratica proponiamo di trovarci Domenica 28 Marzo per dare vita ad una MARCIA DAL PORTO DI ANCONA A FALCONARA, sede del ponte aereo per Sarajevo. Vogliamo testimoniare la nostra attiva e concreta opposizione alla guerra e alla violenza etnica, con la presenza di migliaia di persone e la realizzazione di un grande convoglio di aiuti umanitari.

 
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