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Colomba Guido - 31 marzo 1993
"MACEDONIA, L'ITALIA ORA PUNTA AL RICONOSCIMENTO"
di Guido Colomba

SOMMARIO: L'iniziativa italiana per il riconoscimento della Repubblica di Macedonia dove si è recata una missione del governo guidata dal sottosegretario Fabio Fabbri. Il rischio che la minoranza serba scateni anche in Macedonia la guerra etnica. La segretaria radicale Emma Bonino in missione a Skopje afferma che se la Cee o il Consiglio di Sicurezza non procederanno al riconoscimento della Macedonia si debba procedere al riconoscimento unilaterale.

(IL MESSAGGERO, 31 marzo 1993)

Sul riconoscimento della Macedonia si gioca una svolta forse decisiva per il futuro dei Balcani. L'Italia gioca le sue carte in questa direzione sperando di trarre un doppio vantaggio: il primo riguarda il tentativo di scomporre il disegno egemonico della "grande Serbia" proprio quando la pressione delle milizie serbe sulla Bosnia è al massimo dell'efficienza e della crudeltà. Il secondo vantaggio è quello di riproporre una politica europea, giunta in una fase di totale e colpevole impotenza, dando all'Italia quel primato che le spetta per posizione geografica e interesse economico. Vi è un ulteriore riflesso nei rapporti Est-Ovest. La Russia, nel momento di massima debolezza economica e politica, ha bisogno come l'ossigeno dell'aiuto occidentale. Dunque, Mosca deve accettare un compromesso riducendo il suo appoggio a favore della Serbia. Sono aspettative troppo ottimistiche? A undici mesi dall'inizio della guerra in Bosnia, si contano già un milione di rifugiati, decine di migliaia di morti e feriti, l

a pratica della "pulizia etnica" accompagnata da stupri, saccheggi ed esecuzioni sommarie.

Il settimanale "Newsweek" ha definito l'assedio di Srebenica l'equivalente di Stalingrado. Il vicecomandante delle forze ONU, Thornberry, prevede la caduta di Srebenica entro 15-20 giorni. In tal caso, "l'effetto domino" rischierebbe di travolgere la stessa Macedonia, dove esiste una forte minoranza serba e di innescare una contro-risposta da parte della Grecia, dell'Albania, della Bulgaria e della Turchia. Dunque, il quadro delle atrocità a carico delle popolazioni civili è esposto ad una ulteriore escalation.

La coraggiosa missione del segretario radicale Emma Bonino, attesa ieri sera nella capitale macedone ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica su questo "groviglio diplomatico" che elude ogni assunzione di responsabilità da parte dei dodici paesi comunitari. "Se la Cee o il Consiglio di Sicurezza non procedono al riconoscimento della Macedonia - ha detto Emma Bonino - credo che si debba procedere al riconoscimento unilaterale". Ed ha definito "un segnale positivo, ma ancora non del tutto adeguato" la missione del governo italiano guidata dal Sottosegretario Fabbri. Il primo ministro Branko Crvenkovski (è venuto nel febbraio scorso a Roma per il congresso radicale), sa che non vi sono più margini di manovra. L'embargo applicato dalla Grecia ha reso tutto più difficile. Allo stesso tempo, senza riconoscimento, la Macedonia non può chiedere aiuto al Fondo monetario. Tuttavia, la Grecia sembra ora disposta ad accettare l'ingresso macedone nell'ONU. Al tempo stesso, la Cee, in gran segreto, ha dato

il semaforo verde all'Italia perchè riconosca la Macedonia e blocchi, per quanto in tempo, questo pericoloso piano inclinato.

 
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