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Sabelli Fioretti Claudio, Ruggeri Corrado - 1 aprile 1993
IL MICROFONO E' DI TUTTI ANCHE DI CHI NON LA PENSA COME NOI
di Claudio Sabelli Fioretti

SOMMARIO: Un completo servizio su "Radio Radicale". Nell'editoriale di Claudio Sabelli Fioretti si mette in evidenza la caratteristica di emittente »che non nega la possibilità di parlare a nessuno, né ai fascisti, né ai ladri, né ai terroristi. "Il microfono è di tutti" perché della vita non bisogna avere paura. Chi ha paura di sentire la parola degli altri non è solo un codardo. E' uno stupido . Corrado Ruggeri, attraverso le interviste ai redattori mette in evidenza le caratteristiche della radio: »trasmettere in diretta e senza commenti quello che succede alla Camera e al Senato, nei congressi di partito, nelle aule di tribunale, nei convegni di grande interesse . Nell'ultima scheda il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin fornisce notizie sui dati d'ascolto.

(CORRIERE DELLA SERA - SETTE, 1 aprile 1993)

"L'intolleranza, la censura, la prevaricazione sono delle bestie dure a morire, che non vivono solo nei labirinti dei regimi totalitari. Questo è l'insegnamento di Radio Radicale che ha sempre dato la parola a tutti: fascisti, ladri e terroristi"

"Il microfono è di tutti". C'è bisogno di dire di più? Si parla di Radio Radicale, la radio dove parla chiunque. L'articolo è a pag. 70. E il titolo del box, a pag. 75, è ancora più didascalico: "Quindici anni di battaglie in solitudine". Solitudine: per non essere soli basta essere come tutti gli altri. Ma quando si vuole continuare nella testarda impresa di pensare col proprio cervello, allora si rischia la solitudine. Nel numero scorso era splendida l'intervista di Venanzio Postiglione a Massimo Fini, il giornalista "fuori dal coro", che non accetta compromessi, che non consente a se stesso di perdersi nella folla di ipocriti che popolano il mondo. In questo numero è bello poter leggere l'avventura della radio che non nega la possibilità di parlare a nessuno, né ai fascisti, né ai ladri, né ai terroristi. "Il microfono è di tutti" perché della vita non bisogna avere paura. Chi ha paura di sentire la parola degli altri non è solo un codardo. E' uno stupido. Ma l'intolleranza, la censura, la prevaricazione

sono delle bestie dure a morire che non vivono solo nei labirinti dei regni totalitari. La voglia di chiudere la bocca agli altri, d'urlare per non far sentire le opinioni degli altri, di insegnare agli altri come si vive e come ci si deve comportare, si annida anche tra i cosiddetti democratici, tra la gente che ci passa accanto tutti i giorni e sembra tollerante, sembra "giusta", sembra difendere i tuoi diritti. Come reagire quando qualcuno cerca di chiuderti la bocca? E' il momento giusto per iscriversi al Partito Radicale, direbbe Pannella. E combattere, alzare la voce, urlare più forte. Oppure no, si può anche mollare il campo agli arroganti. Certe battaglie si vincono anche dando le dimissioni da combattente.

RADIO RADICALE

di Corrado Ruggeri

Libertaria, tollerante, permissiva. Negli archivi di Radio Radicale sono contenuti i retroscena, in presa diretta, dei misteri della politica italiana, da Moro a Tangentopoli. "Sette" è entrato in questo avamposto della notizia.

Esce come un drago appena si spalanca la porta. Non si vede ma si sente, questo pestilenziale odore di fumo che stordisce chi si affaccia nell'ingresso piccolo e buio di "Radio Radicale". Vietare non è concetto che appartiene alla loro cultura, e anche se gli spazi non sono principeschi, a nessuno è proibito accendere la sigaretta. Libertari, tolleranti, sregolati, anarcheggianti. "Stiamo qui perché ci divertiamo e crediamo in quello che facciamo".

E' la radio più stravagante che la modulazione di frequenza abbia mai presentato. Si parla e basta. Non c'è un disc-jockey, perché nei rari intervalli, tra una seduta della Camera e un'udienza di processo, vanno in onda soltanto Requiem. "Abbiamo trasmesso musica di tutti i tipi fino al 1982 quando il partito lanciò una campagna di sopravvivenza, contro lo sterminio per fame nel mondo", spiega Massimo Bordin, 41 anni, il direttore. "Per rispetto di tutti i morti si decise di togliere la musica e mandare in onda soltanto Requiem. Non abbiamo più cambiato".

Radio serissima "ad alto contenuto civile e sociale", ha riconosciuto il Parlamento che ha consentito ai tecnici di "Radio Radicale" di installare una centralina anche a Montecitorio. E' questa la loro caratteristica, trasmettere in diretta e senza commenti quello che succede alla Camera e al Senato, nei congressi di partito, nelle aule di tribunale, nei convegni di grande interesse. Portano la politica nelle case della gente, di chi è curioso di sentire cosa davvero succede al Parlamento e scoprire come discutono deputati e senatori. Ma i microfoni di "Radio Radicale" vanno anche nelle aule di giustizia e mandano in onda verità e menzogne di mafiosi o terroristi.

"Siamo attestati intorno alle 230 mila persone al giorno", spiega Bordin, "con varie differenze per fasce di età. La totale assenza di musica ci impedisce di essere seguiti dai giovani. Abbiamo un buon seguito tra le persone anziane". Altissimo è l'ascolto di politici, avvocati, magistrati, giornalisti.

"Quante volte è stato detto, anche durante dibattiti parlamentari: "L'ho sentito a Radio Radicale": una bella soddisfazione professionale". Fabio Franceschetti, 35 anni, è il caporedattore, l'uomo di fatica nella realizzazione dell'informazione: tre notiziari, alle 8.30, alle 14 e alle 19, due rassegne stampa, la mattina e la sera uno speciale giustizia. E' a "Radio Radicale" dal 1979 e non era nè giornalista nè radicale. "Sono entrato come tecnico e senza tessera. Sono diventato giornalista e mi sono convinto che essere radicali è giusto". Prima la tessera o prima i gradi da caporedattore? "Mi sono iscritto nel 1983, nel 1984 sono diventato giornalista, nel 1990 caporedattore. Ma ci sono anche dei non iscritti".

"C'è anche Lorena D'Urso, figlia del giudice rapito dalle Brigate Rosse. La sua simpatia per il Partito radicale e Pannella nacque proprio durante il sequestro del padre, quando alla radio vennero trasmessi i comunicati dei terroristi mentre quasi tutti i media italiani, giornali, radio e televisioni, decisero di non pubblicare nè diffondere nemmeno una riga di quello che le Br affermavano. I terroristi minacciarono di uccidere D'Urso se i loro comunicati fossero stati completamente ignorati: la disponibilità di Pannella contribuì a salvargli la vita. Lorena è riconoscente e lavora con entusiasmo ai turni che le vengono affidati: dalle 9 alle 17 o dalle 14 alle 21.

Gli orari sono affissi in bacheca, un foglio grigetto che scompare in mezzo a poster ben più vivi. Da due muri diversi litigano due manifesti, con messaggi e contenuti completamente differenti. Uno è in perfetta linea ideologica con la tradizione politica del Partito radicale e annuncia una marcia di liberazione sessuale che si è tenuta il 22 settembre di chissà quale anno a Napoli: si vedono un uomo e una donna incatenati, sono due omosessuali che cercano di liberarsi dai tabù e dai pregiudizi che imprigionano i loro corpi e anche le loro personalità. L'altro è uno di quei manifesti che normalmente compaiono nelle cabine dei Tir, quelli che fanno compagnia alle lunghe solitudini degli artisti del volante: trionfa Cindy Crawford nuda.

E' come l'odore di fumo: non piace, ma nessuno protesta. Una piccola anarchia, in questa radio. Lo dice anche Fabio Franceschetti: "I notiziari? Durano quanto vogliamo, non abbiamo un palinsesto rigido come succede invece alla Rai. Certo, nelle edizioni più lunghe, quando arriviamo anche a un'ora e mezzo, non so quanti ci possano seguire con attenzione fino alla fine". Una tollerante anarchia anche in redazione: "Se i muri potessero parlare...". Nessuna storia di trame o di tangenti, ma passioni sfrenate e fidanzamenti, alcuni durati per anni, altri per una sera. Adesso resiste una coppia intercontinentale, Lara, la factotum di redazione, e Mohamed, tecnico senegalese.

Fucina d'amori e di idee. Come quando in gravissima difficoltà economica, non c'era più una lira per mandare avanti la radio, decisero di attaccare una segreteria telefonica in diretta, dove ognuno poteva dire quello che voleva. "Prima arrivarono solo messaggi di solidarietà, poi a qualcuno scappò un insulto, cominciarono le risposte e scoppiò il caso, con 2.000 telefonate al giorno che mandarono il tilt la centralina della Sip. Finimmo in prima pagina su tutti i giornali, non si sentiva altro che Radio Radicale". Ne uscì uno spaccato dell'Italia peggiore, quella che dietro l'anonimato rivelava solo inciviltà. L'Italia di Tangentopoli è quella che "Radio Radicale" presenta ogni giorno sui suoi megahertz: il dibattito al Senato sulle dimissioni di Martelli, i processi di Milano, l'animata e vivace discussione all'assemblea nazionale del Psi conclusa con l'elezione di Benvenuto. Appena incoronato nuovo re del popolo socialista. Benvenuto si è iscritto al Partito Radicale: per celebrarlo, i redattori della radi

o gli hanno dedicato uno spazio murale con una vignetta e un testo brevissimo che dice: "Ho le mani pulite".

Di tutti i mali d'Italia, "ma anche di qualche fatto positivo", Radio Radicale conserva una memoria: 120 mila cassette C 90 custodite in un archivio al quarto piano della palazzina di via Principe Amedeo dove c'è anche la redazione. E' un pezzo di Roma stravagante, la Roma umbertina trasformata in "Città nera", popolata dagli africani. La "storia d'Italia in cassetta" è patrimonio troppo prezioso per essere affidato soltanto alla protezione di una porta, sia pure rinforzata. "Stiamo facendo, per sicurezza, una seconda copia e studiando la possibilità di riversare tutto il materiale su dischi ottici". Sono preziose, quelle cassette, perchè di processi, congressi e perfino di dibattiti parlamentari non esistono registrazioni analoghe. "Sono 13-14 anni di vita italiana", dice il direttore Bordin, "compresi il maxiprocesso antimafia di Palermo, il processo Tortora, le testimonianze di pentiti, i vari gradi del processo Moro. Un pezzo di storia della Prima Repubblica è qui dentro: speriamo di concludere questo ca

pitolo in tempi brevi, abbiamo una grande voglia di cominciare a raccogliere le bobine della Seconda Repubblica".

QUINDICI ANNI DI BATTAGLIE IN SOLITUDINE

Radio per amatori, per appassionati della politica dei giorni nostri. Radio di cronaca viva, di quello che affanna il paese. L'emittente radicale non ha scoop da ricordare o successi clamorosi da custodire in archivio: ha però un catalogo di battaglie impegnative, come quella che affrontò, nella solitudine del mondo dell'informazione, per la liberazione del giudice D'Urso, rapito dalle Brigate Rosse. E poi il processo Tortora, trasmesso integralmente, come il maxiprocesso di Palermo alla mafia e quello per l'attentato al Papa. Programmi certamente di "non facile ascolto", che richiedono sensibilità e grande attenzione per i problemi del paese. "Infatti non abbiamo un pubblico sterminato", sostiene Massimo Bordin, "giornalmente ci seguono circa 230 mila persone, con punte più alte la mattina dalle 7 alle 9, quando va in onda la rassegna stampa. Abbiamo più pubblico di "Italia Radio", siamo sullo stesso piano di "Radio popolare". Siamo sopra "Radio Vaticana" ma molto sotto "Radio Maria". Qualche volta riusciam

o a superare "Radio Tre" della Rai".

In tanti, tantissimi, telefonano invece quando "Radio Radicale" decide di "aprire i microfoni" per far parlare gli ascoltatori. E' stato fatto anche per le elezioni del 5 aprile del 1992: per qualche giorno prima delle votazioni gli elettori potevano lasciar incise su una segreteria le loro dichiarazioni di voto. "Ne è venuta fuori una fotocopia dei risultati finali", sostiene Fabio Franceschetti, caporedattore della radio, "l'unico dato difforme è stato il risultato della lista Pannella che ha ottenuto quasi la metà dei consensi. Ma questo, vista la massiccia presenza di ascoltatori militanti, era prevedibile". Per i referendum del prossimo 18 aprile la tradizione verrà rispettata. "Radio Radicale" riaprirà i microfoni agli ascoltatori per anticipare i risultati.

 
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