"Ce ne fossero come lui" dice il cantante del giudice. E precisa: "Ho fatto 9 concerti per il Psdi, tutti regolarmente denunciati".di Giancarlo Loquenzi
SOMMARIO: Domenico Modugno, che la stampa aveva indicato come inquisito nell'ambito dell'inchiesta del giudice Di Pietro sulle tangenti al Psdi, chiarisce la sua posizione, di ritorno da una vacanza in Grecia, nel corso di una conferenza stampa. Attacca i giornali che hanno infangato il suo onore e precisa di aver ricevuto 30 milioni per ciascuno dei 9 concerti organizzati nel corso della campagna elettorale per le europee del Psdi. Smentisce infine di aver versato questi soldi al Partito radicale.
(L'INDIPENDENTE, 9 aprile 1993)
Domenico Modugno agita un martellone da carpentiere all'indirizzo delle telecamere e dei giornalisti che lo circondano. E' comodamente seduto nel salone della sua villa sull'Appia Antica ma è tutt'altro che disteso: "Questa è l'unica mazzetta che conosco e vorrei spaccarla in testa a chi dice il contrario". Appena tornato dalla sua breve vacanza in Grecia, da cui l'hanno strappato le dichiarazioni del socialdemocratico Roberto Buzio, ha chiamato a raccolta la stampa e ha messo in moto gli avvocati.
Modugno non è in difesa, ma all'attacco, soprattutto contro le televisioni e i giornali: "Mi avete ricoperto di cacca senza pensarci una volta, avete infangato il mio onore dando per certa la versione di un mascalzone che è già in galera: colpirò le vostre testate lì dove più sono sensibili, nel portafoglio, chiederò miliardi di danni, senza nemmeno passare per le querele". Dai lati del grande salone lo sorvegliano benevoli i due figli, annuiscono alle sue battute e ridacchiano della sua foga. La moglie Franca invece controlla che i cameramen non distruggano i quadri alle pareti: un Guttuso, un Burri, un Capogrossi. Solo quelli valgono più dei 500 milioni che Buzio lo accusa di aver preso sottobanco dal Psdi. Guai a ricordargli quell'accusa: Modugno riprende in mano il martellone e lo agita minaccioso verso questo o quel cronista, sotto un crepitio di flash. "Ho fatto 9 concerti per la campagna elettorale delle europee del Psdi, e per ognuno sono stato pagato 30 milioni. Anzi, ci hanno messo due anni a pagar
mi, ho dovuto anche far intervenire il mio avvocato: vi pare che avrei fatto un'ingiunzione di pagamento per del denaro sporco?" Qualcuno allora azzarda l'ipotesi dell'evasione fiscale. Apriti cielo! Modugno sobbalza sul divano: "Andatevi a vedere le mie dichiarazioni dei redditi alla Camera: sono risultato tra i quattro deputati più ricchi, non ho mai evaso una sola lira".
"Maestro..." esordisce timidamente una giornalista televisiva, "forse quei soldi li ha dati al Partito Radicale?". Qui "il maestro" perde il lume degli occhi: "Voi, voi delle televisioni private siete i peggiori, mi avete quasi ucciso una volta e adesso volete uccidermi moralmente. Mai e poi mai il partito di Pannella avrebbe accettato soldi neri, anche se io avessi voluto darglieli". E' la moglie allora a fare una piccola chiosa ad uso dei cronisti. Ricorda che Modugno si riferisce a quella tragica puntata della "Luna nel Pozzo" del 1983, quando venne colpito da un ictus cerebrale: "Fu una vera omissione di soccorso perché il medico di Canale 5 disse che poteva andare avanti tranquillamente, mentre era già allo stremo".
Modugno si scalda quando gli si chiede di Di Pietro: "Ce ne fossero come lui, se lo dovessi incontrare prima ancora di dargli la mano gli farei un applauso". "Quando pensa di incontrarlo, maestro?", viene allora spontaneo domandargli. "Magari! Ma è lui che non mi vuole vedere, non gliene frega niente di me. Ha risposto al mio telegramma dicendomi di stare tranquillo in Grecia, e che su di me non c'era alcuna indagine. Invece qualcuno di voi è arrivato a scrivere che avevo già un avviso di garanzia". Ecco che torna a turbinare il martello: "Ci voglio spaccare il muro della corruzione", dice stavolta un po' rabbonito. "Ma allora Modugno, perché è stato fatto il suo nome?". Mr. Volare non esita un attimo: "E perché venne fatto quello di Tortora? La calunnia serve a creare confusione, a distrarre dalle cose serie. Eppoi resta sempre qualcosa. Ancora oggi sento qualcuno dire di Tortora: "però, chissà". Io questa merda addosso non me la tengo, statene certi!".