Parla Marco Taradash, uno dei promotori del comitato referendarioSOMMARIO: I motivi per votare sì nel referendum per la modifica di parti della legge Jervolino-Vassalli sulla droga. »le carceri si sono riempite non di spacciatori ma di tossicodipendenti ; »la dose media giornaliera, che il referendum abolirà, non è servita affatto allo scopo di distinguere fra spacciatori e consumatori ; »oggi la caccia al drogato immobilizza una quantità enorme di denaro, e un numero altissimo di magistrati e di forze di polizia, intralciando gravemente la lotta contro il crimine politico o comune .
(L'INDIPENDENTE, 9 aprile 1993)
ROMA. Marco Taradash, livornese, 43 anni, eletto alla Camera nella "Lista Pannella", è uno dei principali promotori del referendum sulla droga. Taradash è anche e soprattutto il portabandiera dell'antiproibizionismo e delle proposte di legalizzazione delle droghe. Il suo è un convinto "sì" all'abrogazione della legge Jervolino-Vassalli.
Sì perché il carcere è la risposta non soltanto più disumana ma anche più inutile per chi si droga. Chi lo fa rischia tutti i giorni di morire o di ammalarsi di AIDS, e allora che paura può avere del carcere? La verità è che, in contrasto con le stesse speranze di molti dei sostenitori della legge, le carceri si sono riempite non di spacciatori ma di tossicodipendenti. Nel giro di due anni e mezzo, da quando la legge voluta da Craxi è entrata in vigore, il numero dei detenuti è più che raddoppiato e un terzo di loro sono tossicodipendenti. Quanti di questi sono dentro soltanto per uso personale? Molte migliaia sicuramente, visto che uno studio della Camera penale di Torino ci dice che nel capoluogo piemontese il 43% delle condanne nasce dal possesso di meno di due grammi di eroina! Questi dati sono inoppugnabili. Quindi la dose media giornaliera, che il referendum abolirà, non è servita affatto allo scopo di distinguere fra spacciatori e consumatori.
Sì perché oggi tutti sono d'accordo che il carcere non serve a nulla né per dissuadere né (tanto meno) per recuperare chi ha problemi di droga. E' così che quasi tutti i partiti che votarono quella legge hanno cambiato idea (restano per il no soltanto il MSI e la maggioranza della DC) e che quasi tutte le comunità terapeutiche, da Don Ciotti a Don Gelmini, sono per il sì. Va d'altra parte ricordato che, anche dopo la vittoria del sì, l'uso di sostanze proibite resterà illecito, e i consumatori resteranno soggetti a sanzioni amministrative.
Sì perché le strade, dopo tre anni di legge Jervolino-Vassalli, sono sempre più piene di siringhe sporche, gli spacciatori spadroneggiano su interi quartieri, e la droga entra dappertutto, carceri comprese. Se vogliamo città più sicure e più sane dobbiamo seguire altre vie più efficaci: E' quello che fa il referendum. Verranno eliminati tutti gli ostacoli burocratici che impediscono ai medici di partecipare alla cura dei tossicodipendenti, e così saranno messi disposizione loro e delle loro famiglie 180 mila nuovi punti di assistenza, quanti sono i medici di famiglia in Italia. Fino ad oggi l'alternativa reale per il 90% dei tossicodipendenti è stata quella fra il carcere e la strada. Teniamo presente che per ogni sportello sanitario che domani si aprirà avremo non soltanto meno morti per overdose, ma anche meno delinquenza sulle strade e meno rischi di diffusione di AIDS nella società.
Sì perché oggi la caccia al drogato immobilizza una quantità enorme di denaro, e un numero altissimo di magistrati e di forze di polizia, intralciando gravemente la lotta contro il crimine politico o comune. E dopo la vittoria del "sì" avremo molto più denaro per la prevenzione e il recupero.