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Turco Maurizio - 9 aprile 1993
La sentenza di Bompiani: chi fuma lo spinello non è un tossicodipendente
Il 5 aprile il ministro degli Affari sociali ha presentato la relazione annuale sull'attuazione della legge, con qualche verità in più rispetto agli anni precedenti

Maurizio Turco, segretario del CORA

SOMMARIO: Vengono riportati alcuni passi della relazione sulle tossicodipendenze del ministro degli Affari sociali Bompiani da cui emergono consistenti ripensamenti rispetto alle posizioni del precedente ministro Russo Jervolino. Nella relazione si esprimono dubbi sulla efficacia degli interventi sulla tossicodipendenza, si ritiene necessario considerare separatamente l'uso delle droghe per via endovenosa e non, si dà un giudizio non più negativo sul trattamento con il metadone e infine si rileva come alla diminuzione dei decessi per overdose corrisponda un aumento di quelli per Aids.

(L'INDIPENDENTE, 9 aprile 1993)

Il 5 aprile il sostituto della signora Jervolino al ministero degli Affari sociali, il ministro Adriano Bompiani, ha tenuto una conferenza stampa di presentazione della "Relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie adottate e sugli obiettivi raggiunti nel 1992". La relazione, un volume di 342 pagine, è composta sostanzialmente di due parti: la presentazione del ministro e una serie di documenti tecnici dei vari ministeri impegnati nella lotta alla droga.

Non è - naturalmente - un testo che individua nella legalizzazione di alcune sostanze e nella proposta antiproibizionista una risposta forte e valida, come noi crediamo. Però fornisce margini di dubbio e di discussione, proposte e risposte nuove rispetto al passato. Abbiamo letto questo testo, e ci siamo accorti che e una vera bomba rispetto alle mezze verità, alle falsità, alle censure alle quali ci e si costringeva Rosa Russo Jervolino. Ecco alcuni esempi.

I tossicodipendenti sono nelle mani di chi incontriamo e le forme di intervento non sono controllate?

"Le forme di intervento sulla tossicodipendenza..., sono infatti molto diversificate e spesso applicate senza una corretta verifica degli effetti che producono. Le indagini sugli esiti sono assai scarse, la 'sicurezza' degli interventi è garantita unicamente dalla deontologia di chi li attua".

Ma i consumatori di droghe leggere sono un'altra cosa. Sì, però...

"è evidente che nel corso dell'ultimo decennio gli atteggiamenti sociali rispetto all'uso delle droghe cosiddette leggere, quali la cannabis, l'hashish e la marijuana sono cambiati in maniera rilevante, tale da dover considerare separatamente le due popolazioni (uso di droghe per via endovenosa e non) per non incorrere in errori di misclassificazione". Questo passo è di estrema rilevanza. Da una parte si prende atto - finalmente - che i consumatori di cannabis e dei suoi derivati vanno considerati separatamente dai tossicodipendenti (uniti nella unicità del mercato, in mano alla criminalità interessata a vendere il prodotto più remunerativo).

Ci si preoccupa di incorrere in errori di misclassificazione, eppure - questa legge - non riesce a distinguere tra queste due "popolazioni". Anche se il 99 per cento della relazione si occupa di tossicodipendenti e tossicodipendenze.

Il metadone è efficace, la comunità forse.

"Il numero di utenti dei servizi aumenta con l'aumentare della proporzione di trattamento metadonico offerto".

Per inciso i fautori dell'uso anche del metadone, anche perché avvicina i tossicodipendenti ai servizi, sono stati sinora tacciati di volere uno Stato spacciatore. L'equazione sinora usata è stata, infatti, metadone-droga di Stato. E ancora..." si è passati dal 60 per cento degli utenti in trattamento metadonico nel 1984 al 25 per cento nel 1992.

La proporzione di soggetti in altro tipo di trattamento (socio-riabilitativo, comunità terapeutica ecc...), è invece aumentata nel corso degli anni.

Ampio, in tale contesto, è il dibattito sul fatto che, mentre esistono studi scientifici che dimostrano l'efficacia del trattamento metadonico nel ridurre comportamenti a rischio (attività criminali, uso di siringhe usate, ecc...), non esistono evidenze dotate di pari attendibilità scientifica riguardo ad altri trattamenti".

Non si muore di sola overdose

Il dato dei decessi per overdose è sempre stato considerato il parametro per valutare l'efficacia della legge Jervolino Vassalli, al punto che nell'ultimo rapporto del ministro Rosa Russo Jervolino i dati erano stati manomessi. E... "diverse sono le cause di morte dei tossicodipendenti; dal 1987 comincia a emergere come causa sempre più rilevante l'Aids, con un effetto probabilmente competitivo tra le due cause di morte: aumentando la probabilità di morte per Aids diminuisce le probabilità di morte per overdose o viceversa".

Conclusione

Quanto letto o sentito tra il 5 e il 6 aprile attraverso gli organi di "informazione", televisivi e della carta stampata, pubblici e privati, non raccoglie nulla di quanto scritto dal ministro ma rilancia gli stanti stereotipi a cui si ricorre ogni qualvolta si parla della legge Jervolino-Vassalli: i decessi per droga sono diminuiti quindi la legge funziona; i sequestri di droga sono aumentati, quindi la legge funziona; i tossicodipendenti che si sono rivolti ai servizi pubblici o privati sono aumentati, quindi la legge funziona.

La legge funziona per chi vuol farla funzionare.

 
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