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Scalfari Eugenio, Fantoni Gustavo - 16 aprile 1993
Pannella il picconatore
Scalfari risponde

SOMMARIO. Rispondendo ad un lettore che si dichiara stupito del comportaento poco coerente di Marco Pannella nelle vicende di "Tangentopoli" e del comune di Roma, Eugenio Scalfari afferma che Pannella ha molti punti di somiglianza con Cossiga: »In entrambi c'è un'estrema spregiudicatezza, un istinto di manovra politica assai pronunciato, una conoscenza profonda del "politichese", una logorrea inarrestabile, una vocazione al vittimismo che rasenta la paranoia. Tutti e due infine, sono dominati da un complesso narcisistico che non ha eguali nell'Italia politica di questi anni . Per Scalfari gran parte dei comportamenti politici non corerenti di Pannella troverebbero quindi la loro ragione nel fatto che »Pannella non sopporta di trovarsi in compagnia, non sopporta d'essere un comprimario; vuole essere il protagonista esclusivo ... »il suo faro direzionale non è la coerenza e i contenuti d'un programma, ma la voglia di stupire, di far teatro, d'esser solo in scena a monologare occupando l'intero spazio e non co

nsentendo che altri gli stia accanto .

(VENERDI' di La Repubblica, 16 aprile 1993)

Sono un estimatore da tempo di Marco Pannella per il suo coraggio civile e per la sua intelligenza politica. Quando tutto l'Italia dormiva sotto il dominio democristiano-comunista lui fu il solo a combattere battaglie di minoranza che diventarono però vittorie di larghe masse popolari, dal referendum sul divorzio a quello sull'aborto e tante altre iniziative che hanno contribuito secondo me a radicare la democrazia nel nostro paese. Ma da qualche tempo vedo un Pannella che non conosceva: oscilla continuamente tra la legittima aspirazione a rappresentare il nuovo e il meglio del paese e la difesa del vecchio, tra la disponibilità a larghe alleanze e la tentazione di far da solo rivendicando continuamente l'esclusiva senza la necessaria umiltà. Negli ultimi tempi poi ha cominciato ad attaccare i giudici che portano avanti l'inchiesta su Tangentopoli e a difendere il vecchio con la scusa d'un garantismo che non c'entra niente, perchè non mi pare che nessuno stia facendo nulla che metta in forse i diritti fondam

entali dei cittadini. Ma il comportamento che mi ha più di tutti stupito è quello che ha avuto durante la recente crisi al Comune di Roma: un comportamento tipico del più vecchio politicante, che nulla ha a che vedere con l'ispirazione radicale e libertaria che lo stesso Pannella ha insegnato a molti di noi. Vorrei sapere che cosa ne pensa lei, visto che in molte passate battaglie lei è stato unito a Pannella da posizioni comuni, a cominciare dalla fondazione del partito radicale.

Gustavo Fantoni - Roma

Come lei ricorda, conosco Marco Pannella dal 1950 o giù di lì; quindi da oltre quarant'anni. Allora eravamo molto giovani tutti e due, lui più di me. Lo conobbi nella sinistra liberale e poi quando il gruppo del "Mondo" fondò il partito radicale che, sarà bene dirlo per non creare confusioni, non aveva niente a che fare con quello di Pannella che venne dopo. Il primo partito radicale si dissolse nel 1961; Pannella prese un'etichetta rimasta vuota e la riempì di contenuti profondamente diversi. Non starò a discutere sulla maggiore o minore bontà di quei contenuti perchè non sarebbe questa la sede; dico solo che erano del tutto diversi, sicchè tra i radicali di Pannunzio e di Ernesto Rossi e quelli di Marco Pannella non c'è neppure un punto di contatto salvo il nome.

Condivido il suo giudizio sugli indubbi meriti di Pannella, ma debbo dirle che, a differenza di quanto è accaduto a lei, le sue spregiudicate evoluzioni politiche e l'ambiguità che lei ha notato nei suoi più recenti comportamenti, per me non rappresentano invece una sorpresa. Anzi: sono altrettante conferme di un giudizio maturato con gli anni e con l'esperienza che ho avuto del personaggio. Dirò, per essere più chiaro, che Pannella ha molti punti di somiglianza con Francesco Cossiga. In entrambi c'è un'estrema spregiudicatezza, un istinto di manovra politica assai pronunciato, una conoscenza profonda del "politichese", una logorrea inarrestabile, una vocazione al vittimismo che rasenta la paranoia. Tutti e due infine, sono dominati da un complesso narcisistico che non ha eguali nell'Italia politica di questi anni.

Pannella è sempre stato - è vero - contro la partitocrazia, pur frequentando intensamente i socialisti di Craxi e appoggiandoli in molte decisive occasioni. Del pari ha civettato con i liberali di Altissimo e con i socialdemocratici, al punto d'inserire nelle liste di quei partiti i candidati radicali in più d'un'occasione. Ha sempre usato una tecnica ben conosciuta nelle polemiche anche le più accese: quella cioè di prendere posizioni teoricamente estreme e praticamente più che accomodanti. Tipica la sua posizione nei confronti di Cossiga: lo denunciò per primo per attentato sovversivo e alto tradimento contro lo Stato, ma quando analoghe accuse gli vennero rivolte dal Pds, allora lo difese in pubblici e comuni dibattiti. La ragione di questi comportamenti così poco coerenti è ai miei occhi molto chiara: Pannella non sopporta di trovarsi in compagnia, non sopporta d'essere un comprimario; vuole essere il protagonista esclusivo; sicchè se la sua posizione è condivisa da altri personaggi e da altre forze

politiche quantitativamente più forti di lui, egli si sposta, cambia angolo, cambia alleanze, capovolge la sua originaria posizione. Il suo faro direzionale non è la coerenza e i contenuti d'un programma, ma la voglia di stupire, di far teatro, d'esser solo in scena a monologare occupando l'intero spazio e non consentendo che altri gli stia accanto.

Pannella ha sempre predicato l'unità delle sinistre; all'atto pratico è stato un elemento primario di divisione della sinistra perchè rompere è la sua specialità. Lei osserva che di recente si è schierato contro i giudici di Tangentopoli; è vero, ma sa qual'è la vera ragione? Quei giudici sono diventati troppo popolari perchè Marco Pannella possa sopportarli; gli tolgono la scena e lui li attacca.

Ora sta cercando d'ingrandire il suo gruppo parlamentare accogliendo tutti gli "incidentati" di Tangentopoli; del resto non è nuovo a questo genere di operazioni: accolse ex brigatisti, ex mafiosi, ex piduisti, ex missini, nonchè pornostar di varia osservanza. La sua vera vocazione è quella del messia: chi gli si inchina vedrà il regno dei cieli.

Come avrà capito, Pannella non mi piace da oltre quarant'anni, sebbene abbia fatto anche qualche cosa di positivo; ma se la sua vera storia venisse raccontata, il saldo complessivo sarebbe piuttosto negativo. Ma questa è una storia minore; abbiamo ben altre preoccupazioni che occuparci di Marco Pannella.

 
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