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Bocconetti Angelo - 20 aprile 1993
Pannella si vendica sui vinti ma non risparmia i vincitori
Frecciate a Orlando, Garavini, Fini, Occhetto e al "povero Martinazzoli"

di Angelo Bocconetti

SOMMARIO: Le reazioni "a caldo" di Marco Pannella nel momento in cui vengono comunicate i dati della Doxa che attribuiscono la schiacciante vittoria dei sì negli otto referendum.

(IL SECOLO XIX, 20 aprile 1993)

ROMA - Guai ai vinti, ma anche un po' ai vincitori. "Avete visto Orlando? S'è visto? Ma possibile che nessuno sappia dov'è? L'ho cercato anche attraverso la batteria degli Interni (la centrale telefonica che può raggiungere, in ogni momento tutti i parlamentari n.d.r.) ho provato ogni dieci minuti dalle due del pomeriggio, ma non l'ho trovato. Prima o poi dovrà saltare fuori": Marco Pannella se la ride grassa alla buvette di Montecitorio. Prende il caffè e si accende un sigaro toscano. Qualche referendum fa fumava le Gauloise senza filtro ma poi gliele hanno proibite. Fin qui il "guai ai vinti". Ma Pannella ha anche un altro compito da assolvere: il "guai ai vincitori". "Ora diamo in testa ad Occhetto", dice, mentre si avvia verso i giornalisti che lo attendono schierati. "Occhetto dice che il referendum rappresenta solo un'indicazione per la riforma elettorale? Ebbene Occhetto ha avuto l'impudicizia di proporre un comportamento incostituzionale che meriterebbe l'ergastolo quando arriveremo da Tangentopoli a

l Processo di regime - grida quasi nei microfoni stando bene attento a scandire le parole "impudicizia" ed "ergastolo" - La verità è che gli italiani hanno riscritto la legge elettorale. Punto e basta. Giù le mani dal referendum". Altro sigaro ed altra risata paciosa. Nelle more del successo c'è anche tempo per qualche schiaffone a latere.

"Speciale TG 1 referendum": in sede c'erano due giornalisti, Buttiglione e Badaloni, Pannella era nell'auletta televisiva di Montecitorio. Ecco lo scambio di "schiaffoni" tra il leader referendario e, attraverso due giornalisti, il Pds: "Volevo dire alla signora Buttiglione ed a Badaloni che se per caso, ora che è finito il regime dei partiti, hanno bisogno di un giornalista, c'è il direttore di radio radicale...". "Io non ho poteri di assumere nessuno" ha replicato la Buttiglione. E Pannella di rimando: "Perchè, avete assunto Veltroni? Semmai è Veltroni che vi ha assunto, mi pare..". "Questa è una cattiveria gratuita" ha troncato, seccata, la giornalista. Guai ai vinti ma anche ai vincitori. A metà serata Pannella ha parlato ancora fuori dai denti, lontano dai taccuini dei cronisti e dalla formalità dei rapporti. L'appuntamento era a Piazza del Pantheon. E lì, di fronte ad un gruppo di radicali che si è andato via via ingrossando, l'ha detta tutta. Ci ha messo l'ironia, la rabbia, la memoria per i tort

i subiti in passato, il sospetto per quelli che potrebbe ancora subire. E' andato giù duro. Ce l'aveva con tutti. A cominciare ancora da Leoluca Orlando: "il prode Orlando"; "il Rolando furioso"; "la rete e tutti i retini". Poi l'elenco prosegue con tutti i "dinosauri": "il rifondatore Garavini", il "balilla Fini", "il partito del vino di Gianni Mattioli cravattino". Poi avrebbe dovuto ringraziare i segretari dei partiti che si erano schierati per il "sì", ma l'ha fatto a modo suo: "il povero e buono Martinazzoli", il "povero e buono Benvenuto", i "poveri e buoni liberali e socialdemocratici anche se non c'è nessuno da ringraziare personalmente". Ma è stato solo il prologo per scaldare l'ambiente: il vero obiettivo era Occhetto. "Quando si incazza il segretario del Pds compie un miracolo: si incazza e non capisce più nulla, come prima di incazzarsi": questo era il benvenuto ad Occhetto. E poi giù a raffica: "Lui è furbo e dritto: ha letto i sondaggi preelettori che davano 60% ai sì e 40% ai no. Ed ha detto:

se faccio una proposta che accordi sia i riformatori che le vecchie cariatidi, mi becco tutto il merito. Ed ecco che è uscita fuori la proposta del doppio turno. Voglio vederlo ora rifare quella proposta: i sondaggi erano tutti sbagliati. Non è stato un referendum: è stata una valanga".

A piedi, com'era arrivato, Pannella saluta la folla (non più tanto piccola) e si avvia verso via del Seminario. "Vado a menare altri fendenti" dice avviandosi all'appuntamento con l'altro "referendario", Segni. E ben gli è andata che lungo la strada ha incrociato Ayala, che stava andando a Montecitorio e si è fermato a fargli gli auguri: nella sede del Corel, infatti, Segni ed Occhetto si stavano stringendo le mani davanti ai fotografi. Ha perso la foto-ricordo del "sì", ma ha anche evitato che la cronaca di un referendum diventasse la cronaca della prima zuffa del nuovo sistema.

 
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