di Emma Bonino, Sergio Stanzani, Paolo Vigevano e Marco PannellaSOMMARIO: Alla vigilia della convocazione dell'Assemblea dei Parlamentari e del Consiglio Generale che si riuniranno a Sofia, per la prima volta, alla fine di giugno, vengono delineati alcuni temi e proposte che potranno costituire oggetto di esame e di valutazione nelle due riunioni in modo da fornire a ciascun parlamentare elementi di riflessione. Vengono in particolare proposte le seguenti questioni:
- Genocidio nell'ex Jugoslavia;
- Tutela dell'ambiente;
- Droga;
- Pena di morte;
- Effettività del diritto internazionale e riforma democratica delle Nazioni Unite;
- Diritto alla lingua e alla Lingua Internazionale;
- Transbalcanica;
- Somalia;
- Minoranze non autoctone negli stati baltici;
- Albania
--------------------------
Roma, 22.4.93
Cara/o collega
dopo lo straordinario successo ottenuto dalla campagna per le iscrizioni in Italia che, come sai, ha raggiunto e superato la quota di 30.000 iscritti per il 1993 che il Congresso aveva fissato come soglia minima indispensabile per assicurare la vita del Partito Radicale (oggi gli iscritti in Italia si avvicinano a 38.000), la scadenza politica che il Partito deve affrontare è costituita dalla convocazione dell'Assemblea dei Parlamentari e del Consiglio Generale, organi previsti dal nostro statuto, che si riuniranno a Sofia, per la prima volta, alla fine di giugno.
Queste riunioni sono state stabilite nella mozione conclusiva approvata dal Congresso per porre termine - nell'eventualità di un esito positivo - al periodo di transizione dovuto anzitutto proprio allo svolgimento della campagna di iscrizioni in Italia.
In questa occasione entreranno in funzione, nella pienezza delle proprie responsabilità, i nuovi organi esecutivi - segretario e tesoriere - eletti a Roma dal Congresso.
Anche il Consiglio Generale potrà assumere il proprio ruolo statutario, avendo perfezionato la propria composizione unendo ai membri eletti dal Congresso quelli che saranno eletti a Sofia dall'Assemblea dei Parlamentari.
Il Partito sarà così nelle condizioni previste e auspicate per riprendere, rinnovato, il proprio progetto politico del quale dovrà, peraltro, precisare le iniziative da assumere e il programma delle attività da svolgere, individuando, tra l'altro, anche le campagne transnazionali, che contribuiranno a connotarne la vita fino alla successiva scadenza congressuale, fissata per la fine del 1994.
Grande ed evidente è l'importanza di questa prossima scadenza politica.
Con questa lettera vogliamo in particolare richiamare la tua attenzione di parlamentare iscritto al Partito sull'impegno che questa scadenza comporta: dovrai, dovremo, infatti, già da questi primi incontri stabilire le basi comuni di questo impegno, individuando e scegliendo gli obiettivi da proporre, in generale e nell'ambito dei parlamenti di appartenenza, all'iniziativa dei parlamentari iscritti "anche al Partito Radicale".
A questo fine riteniamo utile, sia pure in via preliminare e in termini problematici, iniziare a delineare alcuni temi e proposte che potranno costituire oggetto di esame e di valutazione nelle due riunioni di Sofia, in modo da fornire - con un ragionevole anticipo - a ciascuno di voi elementi di proficua riflessione, che, ci auguriamo, alimenteranno il dibattito e, soprattutto, vi porteranno a proporre obiettivi concreti per l'iniziativa del Partito nell'ambito delle attività parlamentari comuni e di ciascuno.
Un fattore essenziale del quale tenere conto nella valutazione e nella scelta dei temi e degli obiettivi da porre al centro della attenzione dell'Assemblea dei Parlamentari nonché del Consiglio Generale del Partito - oltre ai fattori relativi all'incidenza del loro peso politico, della loro attualità e concreta fattibilità - è costituito da una attenta verifica dei tempi e delle risorse umane e finanziarie indispensabili alla loro attuazione.
Riteniamo tuttavia di dover iniziare la nostra enunciazione con un argomento che deve necessariamente prescindere da queste ultime considerazioni: l'urgenza di assumere iniziative che possano contribuire a fermare il genocidio in atto in Bosnia posti di fronte - come siamo - a una situazione di persistente tragedia colma di eventi atroci e di ignominia, che non consente di prospettare alcuna previsione su come possa evolversi senza ancor più precipitare nell'orrore.
Genocidio nell'ex Jugoslavia
Ricade sul Partito radicale il pesante onore di essere l'unica forza politica impegnata da tempo a denunciare la tremenda responsabilità dell'occidente e in particolare dell'Europa che ha fino ad oggi consentito al regime razzista di Milosevic di scatenare una scientifica guerra di annientamento etnico di una intera popolazione. Se questo obiettivo sarà completato, c'è il rischio concreto che identica opera di annientamento sarà rivolta nei confronti della popolazione del Kossovo e forse della stessa Macedonia, con conseguenze tremende. L'effetto sugli altri conflitti etnici in corso nell'Europa dell'est sarà devastante
Le importanti iniziative fin qui condotte, per ultimo la pressione per la costituzione di un tribunale internazionale per i crimini di guerra e per il riconoscimento della Macedonia, non sembrano sufficienti a scalfire la determinazione con la quale l'occidente si rassegna alla creazione, fondata su tante "nuove Auschwitz", della "grande Serbia".
E' probabilmente necessario iniziare a concepire una grande azione nonviolenta nei paesi occidentali e orientali, accompagnata da una forte pressione parlamentare.
Al momento non sono state maturate da parte nostra proposte concrete, ma sarebbe essenziale che ognuno si facesse carico di proporre iniziative che, per l'urgenza della situazione, dovranno essere adottate nell'ambito delle rispettive responsabilità e con una funzione di solo coordinamento del Pr in assenza di delibere specifiche dei suoi organi.
Tutela dell'ambiente
Due sono i temi che attualmente sono stati esaminati e sui quali è stata avviato un lavoro preparatorio in vista delle riunioni di Sofia:
a) il rischio di nuove Chernobyl determinato dalla esistenza di centrali nucleari obsolete nei paesi dell'est ed eventuale campagna per la loro dismissione;
b) inquinamento del Danubio e accordo dei paesi attraversati da questo fiume per una gestione oculata delle sue acque.
Droga
Dopo il successo dell'iniziativa referendaria condotta in Italia dal Pr che ha portato proprio in questi giorni alla modifica della legislazione vigente sulla droga riducendo quantomeno i danni della politica proibizionista (abolizione delle sanzioni penali per i consumatori di droghe e sottraendo il medico dall'obbligo della denuncia), si è aperta la discussione sulla questione che pregiudica ogni possibilità di avviare una campagna legislativa antiproibizionista e cioè sulla praticabilità di una campagna per modificare le convenzioni internazionali sugli stupefacenti.
Si è osservato che la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961 (e il protocollo di emendamento del 1972) nonché la convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971 possono essere denunciate dalle parti. Se, a seguito di denunce, il numero delle parti scende sotto quaranta, le convenzioni decadono. E' anche possibile che le parti presentino emendamenti e, con opportune procedure, possono essere indette conferenze per discuterli.
Per quanto riguarda invece la convenzione contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988, è prevista la denuncia ma non la decadenza della convenzione.
Bisogna quindi valutare la possibilità di aprire in più paesi campagne per la modifica di parti di queste convenzioni o per la loro denuncia.
Pena di morte
Dopo il Congresso di febbraio del Partito Radicale, durante il quale si è tenuta la "convention" per la costituzione della "Lega Internazionale per l'abolizione della pena di morte entro il Duemila", è stato lanciato un appello internazionale rivolto alle Nazioni Unite in cui si chiedono una moratoria generalizzata delle esecuzioni e limitazioni all'applicazione della pena di morte. Le firme raccolte saranno consegnate a Boutros Ghali in occasione della "Conferenza mondiale sui diritti umani" che si terrà a Vienna dal 14 al 26 giugno.
Dopo Vienna, vorremmo avviare un'azione parlamentare per conseguire un obiettivo intermedio di questa campagna: un'Europa senza pena di morte.
E' urgente che i parlamentari dei paesi europei, dell'Est e dell'Ovest, raccolgano e inviino informazioni e testi sulle norme relative alla pena di morte nel proprio paese e sulle proposte di legge di modifica dei codici penali e di ratifica dei patti internazionali abolizionisti.
Effettività del diritto internazionale e riforma democratica delle Nazioni Unite.
Dopo la caduta dei muri e lo scioglimento dei blocchi, nell'era dell'interdipendenza planetaria, sempre più forte si è fatta la esigenza di istanze e istituzioni sovranazionali a cui appellarsi per la tutela dei diritti della persona e dei popoli, a cui trasferire i poteri per la risoluzione delle più gravi controversie internazionali e per fronteggiare le più pericolose minacce all'umanità. Oggi il Partito Radicale non è infatti più isolato nell'affermare il diritto-dovere d'ingerenza nei casi di violazione dei principi del diritto internazionale, in particolare per quanto riguarda la tutela dei diritti inviolabili della persona. Ma a fronte di questa esigenza sempre più diffusa nell'opinione pubblica e in una parte consistente delle classi politiche non corrisponde alcuna azione per dotare l'Onu e gli altri organismi internazionali di quella legittimità democratica e giuridica e di quegli strumenti indispensabili per poter esercitare una autorità e un potere, anche sanzionatorio, sovranazionale. Ben pochi
passi sono stati fatti per superare quella vecchia concezione del diritto e della sicurezza internazionali basati sugli organismi intergovernativi e sulle forze di difesa nazionali o al massimo multinazionali.
Le vicende dell'ex Jugoslavia hanno tragicamente dimostrato non solo che le Nazioni unite sono assolutamente inadeguate per svolgere questa funzione di supremo garante del nuovo diritto internazionale ma che il loro coinvolgimento, a queste condizioni, nelle zone di guerra è perfino controproducente. Quando si costringono forze di polizia internazionale ad assistere impotenti di fronte al genocidio che si consuma in Bosnia, a divenire perfino strumento di "pulizia etnica" delle città assediate, queste rischiano di divenire, agli occhi delle vittime, obiettivamente complici degli aggressori, strumento di copertura delle tremende responsabilità politiche dei governi occidentali e in particolare della Comunità europea.
Occorre quindi essere consapevoli che il nuovo ordine mondiale che si annuncia, rischierà di riprodurre le sofferenze e le ingiustizie di quello che abbiamo conosciuto e conosciamo, volto a tollerare o a provocare altri stermini per fame e per guerra, se non sarà fondato su un nuovo diritto positivo internazionale, su nuove leggi che abbiano efficacia sovranazionale, sulla riforma democratica del sistema delle Nazioni Unite.
Senza pretendere velleitariamente di risolvere "globalmente" questi immensi problemi, il Partito radicale può invece avere l'ambizione di affrontarne alcuni, individuando da una parte quegli obiettivi politici che possano contribuire alla progressiva trasformazione del sistema delle Nazioni Unite da organizzazione intergovernativa a istituzione sovranazionale e democratica capace di rendere effettivo e vincolante il diritto internazionale, costruendo dall'altra un'organizzazione di parlamentari che sappia imporre l'attualità, l'urgenza l'autonomia e la priorità di quei temi di "politica estera" fino ad oggi considerati nei parlamenti come esclusiva materia d'indirizzo nei confronti del proprio governo.
Una prima questione che il Partito radicale ha già sollevato è quella del Tribunale internazionale contro i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia che è stata recepita dalla risoluzione n. 808, del 22.2.93, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Dovremo certamente vigilare e operare perché questa decisione non rimanga, come altre, lettera morta e si proceda invece alla effettiva costituzione del tribunale. Ci siamo anche domandati se sia praticabile una campagna, certamente con tempi molto più lunghi, per la costituzione di un tribunale internazionale permanente, competente a giudicare sui crimini contro l'umanità ovunque commessi.
Abbiamo incaricato un compagno di redigere un primo rapporto su questi problemi
Altro tema sul quale è stata avviata una riflessione al fine d'individuare possibili iniziative è quello che riguarda la caratteristica delle forze impiegate dalle Nazioni Unite in operazioni di "peace keeping" e "peace making".
Si è osservato preliminarmente che tutta l'attenzione viene rivolta esclusivamente alla natura e al ruolo delle forze combattenti convenzionali mentre nessuna seria considerazione è stata avviata per prendere in esame tutte quelle azioni "preventive", di pressione "aggressiva" e di "guerra non convenzionale" che potrebbero rendere non necessario o comunque non automatico l'impiego delle armi per imporre il rispetto del diritto. Sin dalla guerra nel Golfo denunciammo da una parte la contraddizione intrinseca fra la volontà di garantire la sicurezza internazionale e l'assenza di controlli efficaci nella vendita a paesi terzi delle armi. E' questo un terreno politico molto fertile per circolazione delle informazioni fra parlamentari di diversi paesi e per la predisposizione di iniziative comuni capaci di fermare la proliferazione delle armi, in particolare nel momento in cui i trattati internazionali di disarmo e il ridimensionamento degli eserciti nazionali introduce nel mercato un numero enorme di sistemi d'a
rma a basso costo.
Facemmo poi rilevare sempre in occasione della guerra nel Golfo che mentre tutti noi diamo una grande importanza al potere dei mezzi d'informazione di massa e alla loro capacità di condizionare i comportamenti delle persone, nessuna iniziativa è stata concepita, all'infuori di quanto è stato fatto nel passato nei confronti dell'Urss, per dotare le forze dell'Onu di adeguati strumenti per contrastare i regimi totalitari sul piano dell'informazione. La realizzazione di corpi di assegnazione per le Nazioni Unite, magari costituiti da giovani in servizio civile alternativo a quello militare, addestrati a questo tipo di "guerra non convenzionale" potrebbe costituire un obiettivo da perseguire sia nei parlamenti che attraverso azioni nonviolente di disobbedienza civile.
Anche su queste tematiche è stato avviato uno studio preliminare che sarà fatto circolare prima della riunione di giugno.
Per ultima la questione dello status del Pr alle Nazioni Unite. Un apposito studio è stato commissionato per valutare la praticabilità e l'utilità di avviare una tale procedura di riconoscimento.
Diritto alla lingua e alla Lingua Internazionale
Al Congresso di febbraio del Partito Radicale abbiamo presentato un progetto di campagna transnazionale per il diritto alla lingua e alla Lingua Internazionale; si tratta ora di coinvolgervi sempre più parlamentari e i cittadini: europei soprattutto e comunitari anzitutto. A metà del prossimo 1994 ci saranno le elezioni del nuovo Parlamento europeo, tra i temi all'attenzione dell'opinione pubblica dovremo riuscire a mettere proprio quello del diritto ad una "lingua federale" come diritto fondamentale nella costruzione degli Stati Uniti d'Europa.
In merito all'esperanto per l'Europa, nella riunione di Sofia presenteremo un piano particolareggiato di iniziative.
Altre iniziative
- Transbalcanica. E' stato richiesto un impegno del Pr per sostenere la realizzazione di questa ferrovia che consentirebbe un migliore collegamento ed una maggiore integrazione fra la Macedonia, la Bulgaria, l'Albania e che sarebbe estensibile alla Turchia, Ucraina, Romania e Moldavia.
- Somalia. A partire dall'intervento dell'Onu in questo paese, potrebbe essere ripresa la campagna per coinvolgere direttamente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel problema dello sterminio per fame nel mondo. In particolare potrebbe essere ripresa e aggiornata la risoluzione dell'Assemblea ONU che chiedeva a tutti i paesi industrializzati di devolvere l'1% del Pil per l'aiuto dei paesi sottosviluppati.
- Minoranze non autoctone negli stati baltici. L'esclusione delle minoranze russe e polacche dai diritti di cittadinanza e di voto nei paesi baltici rappresenta una violazione del diritto internazionale. Si è rilevato che il 13 Maggio, nel corso della sessione del Consiglio d'Europa, verrà accolta formalmente l'Estonia come membro effettivo. La minoranza russofona dell'Estonia aveva più volte chiesto che il Consiglio d'Europa rifiutasse l'ingresso di quello Stato fino a che non fosse risolta la questione della non cittadinanza. L'11 Maggio dovrebbe invece essere accolta come membro del Consiglio d'Europa la Lituania dove esiste un problema relativo alla minoranza polacca. Su tutto è stata organizzata la conferenza internazionale sul tema "Stati baltici: statualità, cittadinanza, diritti della persona alla luce delle convenzioni internazionali" che si terrà a Tallinn, Estonia, dal 21 al 23 Maggio, al Centro Congressi "Sakala".
- Albania. La vicinanza con l'Italia e la conoscenza dell'Italiano da parte della popolazione potrebbe rendere opportuna la diffusione in quel paese dei programmi di Radio Radicale.
Abbiamo voluto avviare un discorso che ci auguriamo tu voglia estendere, precisare e sviluppare e, nel salutarti fraternamente, restiamo in attesa di tue richieste e riscontri.
Emma Bonino Sergio Stanzani
La Presidente Il Primo Segretario
Paolo Vigevano Marco Pannella
Il tesoriere Presidente Consiglio Federale
N.B: abbiamo ritenuto opportuno inviare questa lettera anche a coloro che, iscritti per il 1992, non hanno tuttora rinnovato l'iscrizione per il 1993, convinti come siamo che la situazione sia dovuta anzitutto all'attesa del risultato della campagna di iscrizioni in Italia e, poi, dal ritardo conseguente nella ripresa dei contatti dell'avvio della campagna di iscrizioni negli altri Paesi. Facciamo tuttavia presente che la partecipazione all'Assemblea dei Parlamentari e quindi al Consiglio Generale è rigorosamente riservata ai soli iscritti per il 1993.