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Pannella Marco - 26 aprile 1993
Aspettando le elezioni a doppio turno del prossimo 6 giugno
La lettera di Pannella

SOMMARIO: Credevamo di essere nel irrimediabile caos politico, invece - afferma Marco Pannella - ci troviamo quasi all'opposto. Infatti »dopo trent'anni le Camere sono per la prima volta sovrane, indipendenti: condannate alla legittimità ed alla efficienza dal venir meno del prepotere che le aveva asservite ; il governo Amato ha assolto alle sue funzioni con un risultato analogo; il presidente della Repubblica è finalmente garante di una Costituzione per tanto tempo tradita; l'ordine giudiziario esprime finalmente la forza di magistrati non corrotti; i referendum hanno mostrato un Paese determinato a far giustizia dei demagoghi e della partitocrazia; da ogni parte si riconosce che solo il sistema uninominale ad un turno può garantire la "radicalità del cambiamento". Tutto ciò ci consente di vivere le nostre urgenze senza frettolosità liquidatorie: pensiamo dunque ad un governo che sappia affrontare il problema massimo del nostro Paese, quello »economico-finanziario-produttivo-lavorativo .

(CORRIERE DELLA SERA, 26 aprile 1993)

Caro Direttore,

la storia ha più fantasia del più fantasioso di noi. Credevamo d'essere nel più irrimediabile dei caos istituzionali e politici, che il crollo del regime stesse fatalmente travolgendo tutto e tutti.

Ci troviamo quasi all'opposto. La lunga semina degli oppositori democratici (non fummo molti!) che han dato corpo agli ideali di Stato di diritto, di giustizia, di tolleranza, di libertà vede esplodere una possibile primavera italiana, vogliosa di possibile democrazia.

L'eredità

di un regime

Il Parlamento non è schiacciato dall'eredità inevitabile di un regime che, senza piazzali Loreto, è idealmente già distrutto, eliminato. Alcune centinaia di processi riguarderanno i suoi membri, non il Parlamento stesso. Dopo trent'anni le Camere sono per la prima volta sovrane, indipendenti: condannate alla legittimità ed alla efficienza dal venir meno del prepotere che le aveva asservite. Ed è per questo che vecchi e "nuovi" partiti vogliono istintivamente sbarazzarsene. Stiano accorti, i "nuovi", a non divenire subito gli eredi conformi del "vecchio".

Il governo Amato ha estinto le sue funzioni con un risultato analogo: mai nessun governo è stato più indipendente dal prepotere partitocratico.

Il presidente della Repubblica è garante assolutamente inedito della conquista repubblicana, democratica, di diritto che la Costituzione tradita e vilipesa per oltre tre decenni almeno avrebbe dovuto assicurare al nostro Paese. E lo è con capacità, dignità e vigore tali, come la sua storia consentiva di sperare, che tutto lo sfascismo anarcoide e le croniche rivolte della gleba intellettuale non potranno non prenderlo sempre più di mira.

L'ordine giudiziario esprime finalmente, dal suo interno, la forza di nuovi magistrati, di giudici non corrotti, che hanno assestato colpi di giustizia al regime della illegalità.

Con il loro clamoroso risultato i referendum hanno mostrato un Paese determinato a fare giustizia dei deligittimatori e dei demagoghi, così come del regime partitocratico nel suo insieme.

Di truffa si trattava e si tratta quando si pretende di dare a un referendum un valore così aleatorio e meramente "di indirizzo generico" da ritenere che il Parlamento sia legittimato a votare anche una diversa riforma delle legge elettorale del Senato, diversa dalle caratteristiche maggioritaria, uninominale ad un turno, con correzione proporzionale del 25 per cento.

Da ogni parte, mi sembra, si riconosce che il sistema elettorale uninominale maggioritario secco a un turno, senza correzioni proporzionali se possibile, è quello che maggiormente garantisce la radicalità del cambiamento, la chiusura e il superamento di tutti gli attuali partiti, e non solamente dei medi e dei minori, esaltando al massimo il rapporto diretto fra nuovi eletti e elettori, quali che siano i loro nuovi punti di riferimento, se necessario anche contro questi e loro rinnovate improprie pretese.

Occorre far tesoro, innanzitutto, di quel che abbiamo conquistato: presidente della Repubblica, governo, Parlamento ciascuno sovrani ed indipendenti nell'ambito della legge fondamentale, contro ogni tipo vecchio o nuovo di potentati.

Questo ci consente di vivere le nostre urgenze, senza frettolosità liquidatorie, assolutamente ingiustificate. Incalzano, intanto, le elezioni amministrative di giugno. A doppio turno. Al primo turno ci si conta, al secondo si sceglie. Ai doppioturnisti del Psi, dei partiti "laici" e dintorni, e agli altri: tanti auguri, non solo per la prima conta.

Vivere

o morire

Pensiamo, dunque, per ora, al governo, e con lui al problema massimo del nostro Paese: quello economico-finanziario-produttivo-lavorativo, oltre a quelli internazionale e della giustizia. Coloro che non avendo altro da fare ci chiedono di vivere o morire, in questi giorni e settimane, per rispondere ai loro lancinanti e trionfanti quesiti sui problemi - finalmente, li abbiamo attesi per molti lustri - istituzionali e di riforma elettorale abbiano la compiacenza di attendere, di calmarsi. Farà bene anche a loro.

Marco Pannella

 
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