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Ciro Sbailo', Bonino Emma - 14 luglio 1993
BONINO: "CONTRO I PARTICOLARISMI DEI PARTITI E DEGLI STATI NAZIONALI"
Ciro Sbailò

SOMMARIO: La fine del bipolarismo internazionale ha imposto all'ordine del giorno la questione dello sviluppo della democrazia nel mondo e della inadeguatezza del sistema delle Nazioni Unite a far fronte alle tante crisi regionali. La necessità di una riforma democratica dell'ONU e della creazione di una Assemblea parlamentare.

(AVANTI, 14 luglio 1993)

Transpartitico-transnazionale, il Partito radicale è probabilmente nella fase più difficile della sua storia. Perché ora la storia gli sta dando ragione. Sul piano nazionale: il sistema dei partiti, fondato sull'identificazione di rappresentanza e democrazia e sui conseguenti patti consociativi, sta crollando pezzo dopo pezzo sotto i nostri occhi. E sul piano internazionale: la fine del bipolarismo rende impensabile una politica che non sia transnazionale.

Ma basta che la storia ti dia ragione? Non c'è il rischio che mentre la storia ti dà ragione, la politica continui a darti torto? Non sarebbe la prima volta. In tanti oggi, pensando alle »storiche battaglie radicali, dicono a Pannella »Marco, avevi ragione, t'avessimo dato ascolto... Ma gli stessi aggrediscono il leader radicale se s'azzarda a difendere la legislatura. Il Parlamento o lo Stato di diritto. Insomma, l'unico radicale buono è quello di ieri, o dell'altro ieri.

Emma Bonino, eletta segretario all'ultimo congresso, annuisce. La nostra conversazione prende l'avvio dalle recenti dichiarazioni di Scalfaro sui giudici.

»Il Presidente ha ragione - dice la Bonino - il potere giudiziario non può sottrarsi alle proprie responsabilità. E' stato, è una parte integrante del regime. Ma ora, il conformismo patibolare vorrebbe una forca ogni 10 metri . Bonino ricorda quanto Sciascia diceva sui furti di giustizia e verità: »Quando ci fu lo scandalo delle "lenzuola d'oro", si discuteva con Sciascia nel Transatlantico della corruzione politica. Leonardo disse: "Ma non è questo il problema. Negli Usa, se un Nixon sbaglia, lo si manda a casa. I furti più gravi sono quelli di giustizia e di verità" . Oggi, però, la difesa dello stato di diritto non è questione che possa riguardare solo le singole politiche nazionali. Passiamo dunque a parlare del nuovo Partito, transnazionale e transpartitico. anzi, transnazionale perché transpartitico. »Il fatto è - spiega Bonino - che non ci sono più problemi nazionali. Erroneamente, si continua a parlare di "politica estera". In realtà la maggior parte dei problemi economici e ambientali hanno una dime

nsione transnazionale. A fronte di ciò, la vecchia forma-partito si rivela del tutto inadatta. Nella crisi italiana ci sono tutti gli elementi della crisi dell'Occidente dopo il crollo del bipolarismo. La partitocrazia, Tangentopoli, il Partito-Chiesa, i comitati d'affari sono stati possibili anche grazie a un equilibrio mondiale che ora è saltato.

Ecco perché, transnazionale e transpartitico sono due facce della stessa medaglia. Per noi radicali il Partito è uno strumento. Punto e basta. Tanto meno ci si affeziona agli strumenti, tanto più si nobilita la politica .

La storia vi ha dato ragione...

BONINO: Il bipolarismo faceva comodo a tutti. Ha permesso all'Europa di starsene da parte, tanto c'erano gli USA. Ma, soprattutto, ha creato nelle nuove generazioni l'illusione che la democrazia sia un diritto acquisito. Mentre invece ci si sta accorgendo oggi che la democrazia è un bene che va conquistato e difeso giorno per giorno. Laddove il comunismo è crollato, tolleranza e democrazia stentano a mettere radici. Tutti hanno "fotografato" la caduta del Muro. Ma pochi ne hanno tratto le conseguenze.

Di qui la vostra proposta di riformare l'Onu...

BONINO: Dal '45 all''89, le Nazioni Unite sono intervenute per operazioni di "peace-keeping" 13 volte. Dall''89 al '93 gli interventi sono stati ancora 13, di cui 5 nel solo '92. Oggi c'è una grande richiesta di interventi Onu.

Perché non più il vecchio ordine. Ma l'Onu è ancora quello di 45 anni fa. I suoi strumenti sono quelli di quando il mondo poteva ancora contare sugli equilibri bipolari e sull'"agente planetario americano". L'Onu va rafforzato, cioè democratizzato.

Che cosa dice dell'allargamento del Consiglio di sicurezza?

BONINO: E' un discorso limitato. A chi si dovrebbe allargare il Consiglio? A Germania e Gran Bretagna, ovvero ai più ricchi? Ma i paesi poveri dicono che nel Consiglio di Sicurezza devono entrare gli Stati più popolosi. Come la mettiamo?

No, la strada è un'altra. Attualmente le Nazioni Unite sono un'organizzazione di esecutivi. Manca dunque il controllo del potere legislativo. Noi proponiamo dunque l'istituzione nell'ambito dell'Onu di un'assemblea parlamentare permanente. Magari, in un primo momento, con poteri consultivi.

E' l'utopia del governo mondiale.

BONINO: Si tratta di un'esigenza molto concreta. Il problema è trasferire in sede sovranazionale il processo di formazione degli stati nazionali. Nessun cittadino, in teoria, si fa giustizia da sé perché lo Stato ha il monopolio dell'esercizio della violenza.

Ora, questo monopolio deve essere in certo senso trasferito a un'organismo internazionale che vieti ai singoli stati di "farsi giustizia da sé". Occorre dar vita a un nuovo "patto", che invece di limitare la sovranità dei singoli, limiti quella degli stati. A che serve fare tanti begli accordi se poi l'Onu, materialmente, non possiede gli strumenti per farli rispettare? Facciamo l'esempio dell'ex-Jugoslavia. Vi sono oggi tanti piccoli dittatorelli che stanno a guardare con estremo interesse che cosa succederà a Milosevic. Dipenderà dalla comunità internazionale se Milosevic sarà un modello o un monito.

 
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