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Dzhafer Ajten, Stanzani Sergio - 16 luglio 1993
LA BULGARIA E' UN ESEMPIO DI CONVIVENZA TRA LE COMUNITA ETNICHE E RELIGIOSE. L'ATTIVITA DEL MOVIMENTO PER DIRITTI E LIBERTA' E' UN FATTORE DECISIVO PER L'ATTENUAZIONE DELLA TENSIONE SOCIALE.

SOMMARIO: In vista dell'Assemblea del Partito radicale transnazionale a Sofia (15 luglio 1993) il suo segretario, Sergio Stanzani, viene intervistato dal quotidiano "Prava i Svobodi". Le domande vertono sulla situazione interna bulgara, caratterizzata dalla presenza di forti minoranze etniche, e sul giudizio che i radicali danno delle principali forze politiche, tra cui il "Movimento per diritti e libertà". Viene notato che 42 parlamentari bulgari sono iscritti al PRT. Si analizza anche il fatto, certo rilevante, che il 18/20 per cento degli iscritti al partito provenienti dalla ex Unione Sovietica (ma anche dalla Bosnia) è musulmano.

(PRAVA I SVOBODI, 16 luglio 1993)

Il 15 luglio a Sofia si è inaugurata l'Assemblea mondiale del Partito radicale transnazionale.

In occasione dell'evento si è recato a Sofia il presidente del partito Sergio Stanzani.

Alcuni giorni prima dell'apertura dell'assise transpartitica egli rilasciava una intervista a Ajten Dzhafer.

- Sig.Stanzani, al Partito radicale transnazionale sono iscritti 42 parlamentari bulgari. In percentuale è una presenza significativa. E' questa la ragione per cui Sofia ospiterà questa importante assise transpartitica?

- Il Partito radicale transnazionale ha infatti una notevole presenza nel parlamento bulgaro. 20% di tutti i deputati sono nostri iscritti. Questa percentuale è più alta di quella nel parlamento italiano, per esempio, dove gli iscritti al PR sono 170 su un totale di 400. Questo fatto è stato considerato con la dovuta attenzione da tutti noi. Inoltre i nostri amici bulgari rappresentano le principali forze politiche nel paese. Abbiamo iscritti tanto della Unione delle forze democratiche e del Partito socialista bulgaro, quanto del Movimento per diritti e libertà (DPS).

- Che cosa pensa del ruolo che il DPS svolge nella vita politica e sociale in Bulgaria?

- Attraverso gli iscritti del DPS al PR siamo riusciti ad avere una idea più precisa sul ruolo del movimento nella vita politica del paese. Durante questa mia visita ho avuto pure un incontro con deputati del DPS.

Questo incontro è stato facilitato dal fatto che già ci conoscevamo, conosciamo anche i temi su cui lavoriamo. I nostri contatti personali con alcuni membri del DPS, credo, rendono più vicini i rapporti del nostro partito con il Movimento. Abbiamo avuto l'occasione di abbordare ancora una volta il tema del federalismo e delle nazionalità, che interessa il DPS, e di constatare, come avevamo già fatto al congresso in Italia, che la situazione in Bulgaria dal punto di vista delle minoranze e più favorevole di quanto lo sia in altri paesi. Ovviamente fino ad un certo punto l'attenuamento della tensione sociale in Bulgaria si deve all'atteggiamento del DPS. La minoranza turca non lancia rivendicazioni estreme, che potrebbero rivestire un carattere nazionalistico.

Speriamo che i nostri amici, in base alla loro esperienza, ci aiutino a capire come possono essere evitate le tensioni etniche.

Tengo anche a sottolineare che dai deputati del Movimento abbiamo avuto un notevole sostegno alla nostra iniziativa per l'istituzione presso l'ONU del Tribunale internazionale contro i crimini di guerra.

- I conflitti etnici sono una conseguenza assai tragica del governo dei regimi comunisti. Ma se ho capito bene, secondo Lei le minoranze in Bulgaria non costituiscono una minaccia per lo sviluppo democratico del paese.

- Da quel che ho visto e letto del vostro paese, non credo che ci sia tale pericolo. Abbiamo assistito al fatto che il crollo del comunismo ha prodotto recidivi come i conflitti etnici, ma io credo che in Bulgaria le diversità etniche non avranno gravi conseguenze e non bloccheranno il processo di democratizzazione.

Direi di più, credo che la Bulgaria sia un esempio di convivenza tra cittadini di diverse comunità etniche e religiose. Ed è così perché il principio fondamentale è il rispetto della legge e del diritto, che sono applicati ugualmente a tutti i cittadini.

Non dico che le minoranze nel vostro paese, ivi compresa la minoranza turca, non abbiano problemi. Ma penso che ci sia la consapevolezza del principio generale e la volontà di affrontare questi problemi con lo spirito di appartenenza allo Stato bulgaro.

- Al PR sono iscritti cittadini appartenenti a 50 comunità linguistiche ed etniche. Se non sbaglio, il 20 per cento degli iscritti dell'ex Unione Sovietica proviene da paesi di religione musulmana. Come spiega questa caratteristica, unica nel suo genere, del partito "occidentale"?

- Un 18-20% degli iscritti al partito sono musulmani. Nella Bosnia e nel Caucaso si verifica la percentuale più elevata, per ragioni ovvie. C'è anche un'altra ragione concreta perché ci siano molti aderenti al partito nella Bosnia. Il PRT ha risposto con fervore all'appello delle repubbliche dell'ex-Jugoslavia per l'indipendenza. Il nostro riconoscimento probabilmente è stato concepito come una garanzia da parte della comunità internazionale. Purtroppo essa non si è mostrata all'altezza della sua posizione. Il suo atteggiamento è codardo e dannoso sia per quanto riguarda l'Occidente, sia per gli Stati Uniti.

Il nostro partito non solo non ha cambiato le sue posizioni, ma cerca anche di affermarle. E' stato decisivo l'intervento dei radicali per permettere al sindaco di Sarajevo di uscire dalla città assediata e partecipare al Congresso. Ciò ha permesso al mondo di sentire ancora una volta parlare delle atrocità commesse a Sarajevo.

Siamo davvero preoccupati da ciò che potrebbe succedere nel Kossovo. Il PRT non lo dimentica mai, neanche per un istante, a differenza di molte altre istituzioni internazionali.

E' così che posso spiegare l'elevata percentuale di musulmani iscritti al PR.

 
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