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Pannella Marco - 6 settembre 1993
LETTERA PRIVATA E PUBBLICA AI DIRETTORI DI GIORNALI, AUDIOVISIVI O STAMPATI, CON PREGHIERA E SFIDA DI PUBBLICAZIONE.
ANNUNCIO, MOLTO SERIO, DI AVVENUTO PASSAGGIO ALLA CLANDESTINITA' DELLE "LISTE PANNELLA", CONTRO IL REGIME PARTITOCRATICO PIU' VIOLENTO CHE MAI...

SOMMARIO: L'annuncio ai direttori delle testate giornalistiche del »passaggio alla clandestinità del "movimento dei club - liste Pannella". Marco Pannella spiega che questa condizione è stata determinata e decretata dalla esclusione »fisica e fin semantica, storica, aneddotica dall'informazione scritta e radiotelevisiva del Partito radicale e del "movimento". Denuncia il ricostituirsi di un nuovo "arco costituzionale" che ripropone la sua »cultura antidemocratica, antiliberale, faziosa, omertosa e che ha come riferimenti ideologici il partito di Scalfari e dell'Unità. La "colpa" dei radicali è di aver imposto, persino sul piano lessicale, la lotta alla partitocrazia e di aver dichiarato »programma, appuntamenti, obiettivi nell'oggi, referendari, legislativi, istituzionali, alternativi alle contro-riforme, ai papocchi, ai novismi, agli arcaismi . Annuncia la volontà di usare »la condanna alla clandestinità , decretata nei confronti dei radicali dai mezzi d'informazione e dalla nuova partitocrazia, per comb

attere l'erede del potere e del sottopotere e cioè »l'apparato pidiessino, il ceto di funzionari statali, parastatali, sindacali, cooperativi, "di volontariato" e dintorni .

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Cari direttori,

a quasi tutti voi, e a ciascuno, una laicissima preghiera, e una sfida: consentite ai vostri lettori di leggere (pubblicandola, ed in modo adeguato) queste mie righe, questa confessione di avvenuto passaggio alla clandestinità del movimento storico dei diritti civili, referendario, non violento, antifascista ed anticomunista, antipartitocratico e antiregime, federalista europeo anticentralista, antieuropeista, che ha proclamato e vissuto nei decenni scorsi il diritto-dovere di ingerenza per la vita del diritto e il diritto alla vita.

Questo annuncio di passaggio alla clandestinità, obbligato, decretato, è molto serio. Se qualche scienziato e qualche galantuomo della politologia - del "giornalismo" - avesse in sé la forza di occuparsi di questo fenomeno, forse ne avrebbe anche la libertà, la facoltà. Ma c'è?

Per non farla lunga, ecco i fatti:

1) in questi giorni, dopo le loro sane vacanze, tutti i politici e tutti i partiti italiani, che lo vogliono o lo tentino, con la "convegnistica" così letteralmente e finanziariamente preziosa, scoperta dal regime come il più proficuo mezzo di propaganda, danno vita ad una sorta di orgia di presenza, di attività, di "dialogo". Così tutti invitano tutti, e tutti e ciascuno hanno diritto alla loro fetta lottizzata di cibo civile e politico. Distinguere l'una manifestazione dall'altra è per molti versi difficile. Ma, su un punto in particolare, la regola è unica, rispettata, senza eccezioni. Che si tratti del Festival dell'Unità, delle autocelebrazioni di Lavarone, delle mobilitazioni di Ceppaloni, delle rifondazioni a cominciare da quella - veneziana - del comunismo, o del grande "cuore" serriano e anselmiano, degli imprenditori e dei lavoratori, è assolutamente totale, riuscita, unanime, non "quasi unanime", l'esclusione fisica e fin semantica, storica, aneddotica, del Partito radicale, transnazionale, transp

artito, da una parte e del "movimento dei club - liste Pannella" dall'altra; come di tutti i ben individuati suoi militanti, delle loro proposte, dei loro obiettivi, delle loro dichiarazioni, delle loro opere, e - anche se in genere l'esperienza dovrebbe consigliare qualche prudenza al non-ascolto - dei loro moniti, della loro concreta esistenza, dei loro nomi.

2) Informazione radio-televisiva e stampata integrano attivamente la totalitarietà del fatto. Anche noi abbiamo fatto e facciamo le nostre riunioni e i nostri convegni, e Radio Radicale è "convegno" quotidiano, 24 ore su 24, anche nostro, anche di Partito Radicale, da una parte, e anche di "Liste Pannella" dall'altra. Ma non c'è niente da fare. Voi stessi a volte, nei rari casi in cui esercito con umiltà l'amicizia e vi segnalo la situazione, e avete un impulso di comprensione, vi siete accorti che, alla fine, non siete riusciti a passare nel vostro stesso giornale, tanto è innaturale, "sbagliato" che accada.

Naturalmente, in Italia, siamo i soli a poter fornire una attendibile, e riconosciuta come tale, documentazione in proposito. Le stesse Istituzioni ufficiali, Partiti e Giornali, e RAI-TV inclusi, sanno che il nostro "Centro di Ascolto" è l'unico che funzioni da servizio pubblico.

Scoprireste, se voleste, che l'informazione Rai-tv e la vostra, in genere, integrano come non mai, la regola di tutti i soggetti politici e partitici riuniti "a convegno".

Noi, io per primo, non dobbiamo esistere. Non ci siamo, e poiché materialmente siamo ancora vivi, evidentemente siamo vieti. Eufemismo per: vietati.

3) Eccellono, in questa emulazione della cultura e dell'opera intollerante e corruttrice, fondamento principale degli ultimi decenni del regime, che ci sono venute e vengono dal Partito di Scalfari e dell'Unità, ormai divenute pienamente anche vostre (ma direi, piuttosto, vostra ideologia, sicché vi riconosco volentieri assoluta buona fede, buona coscienza, dolcissimo rammarico), eccellono, dicevo, coloro che dovrebbero essere i più contigui o - potendolo - i nostri eredi, e che tentiamo di avere per compagni e amici; e tanto più lo facciamo, tanto più si incarogniscono, come accade ai migliori di noi, in tutte le famiglie.

"Alleanza Democratica" è in questi giorni ornamento di tutti, dal Martinazzoli allo Scalfari, da Segni a Mastella, non ve n'è uno, e uno dei loro convegni, che non ne sia Adornato. E Adornato ricambia, rilancia, risponde e corrisponde: ieri, da Lavarone e da Radio Radicale (come tutti) ha rivolto un pressante, totalizzante invito a tutti, o quasi. Cito: "Dalla signora Bindi a Martinazzoli, da Walter Veltroni a Occhetto, dai laici agli ambientalisti, da Langer a Mattioli, qui presente..." riuniamoci attorno ad un unico tavolo e stiliamo quel comune programma di 5 o 6 punti che...

4) Ecco il nuovo "arco costituzionale", e la sua vecchia cultura antidemocratica, antiliberale, faziosa, omertosa. Questo "arco" ha come "nemico costituzionale" - come potrebbe configurarsi, altrimenti? - la "Lega", come ieri il MSI, o qualche secolo fa, il PCI, per lo spazio di un mattino.

Ma che si tratti del vecchio che torna a dominare, i fatti, che parlano a chi vuole interrogarli, lo provano: sulla Lega e della Lega sono pieni i convegni e l'informazione. Bossi non può avere un solo momento di vita privata e propria; siete, sono, tutti lì, a coglierne uno sbadiglio, un pensiero, una cravatta. E l'ottimo Maroni è conteso da ogni parte, come un giovane Ingrao destinato alla vittoria tanto quanto l'altro alla liturgia ed al monachesimo.

Ma chi si vuole escludere, lo si esclude; non se ne annuncia ogni istante l'esclusione. E gli unici esclusi, nei fatti, siamo noi. Noi chi?

5) Noi, che "l'Espresso" (povero Arrigo!), meno di venti settimane fa, sulla base dei sondaggi da esso stesso commissionati, e da Famiglia Cristiana e da Panorama, indicava come "quarta forza politica nazionale", con un abbondante 8 per cento a chiosa di molti decenni e soprattutto dell'ultimo anno di impegno e di lotte istituzionali, parlamentari, referendarie e nonviolente.

Noi che, attraverso le nostre lotte civili e politiche, abbiamo imposto perfino sul piano lessicale termini come "partitocrazia", "regime", "bipartitismo e bipolarismo", "giustizia giusta", "transnazionalità e transpartiticità", e abbiamo fatto di "diritti civili" e "diritti umani", "stato di diritto" e via dicendo, obiettivi di governo - e di caratterizzazione nei confronti di ciò di cui solo ora lo Scalfari fa l'apologia (quando, probabilmente, ha mutato di segno) - e che pure abbiamo costituito la sola forza politica impegnata a sostenere attivamente gli ultimi due esecutivi contro le demagogie imperanti e generalizzate.

Noi, colpevoli di aver dichiarato programma, appuntamenti, obiettivi nell'oggi, referendari, legislativi, istituzionali, alternativi alle contro-riforme, ai papocchi, ai novismi, agli arcaismi; alternativi quindi a quel blocco storico che di già sembra vincente, tutto interno alla storia del regime ed alla sua cultura ed ai suoi interessi, formato dal partito dell'area comunista e corporativista - col PDS e il partito dei Giudici al posto della DC e della burocrazia statale, parastatale, imprenditoriale -, da quello dei laici e dintorni, rossi, rossissimi, tutti oggi come ieri uniti da logiche di schieramenti e di interessi , incapaci di scelte democratiche anche di classe e di governo.

Noi, infine, che siamo determinati, determinatissimi, a imporre alla lotta politica, all'opinione pubblica, l'attualità e la puntualità dell'alternativa democratica, del partito democratico, anche contro quei frondisti del regime partitocratico, che, oggi, non a caso, ne sono i revisionisti ed i designati prosecutori, deboli ieri, deboli oggi, preziosi e inutili, ieri ed oggi.

Noi che intendiamo organizzare e organizzarci con e per queste urgenze, essendo - come i fatti dimostrano - credibili e temibili.

6) Condannati alla clandestinità, siamo determinati e - speriamo - capaci di farcene forti, di usarla: come facemmo con la povertà assoluta che scegliemmo contro il potere ed il sottopotere imperante del quale è erede - oggi - con i suoi averi per migliaia di miliardi di profitti di regime, l'apparato pidiessino, il ceto di funzionari statali, parastatali, sindacali, cooperativi, "di volontariato" e dintorni.

Ma se così agiamo e reagiamo non mancheremo di ufficialmente e formalmente denunciare la profondissima violenza anticostituzionale e illegittima, il persistente ed aggravato attentato sistematico contro i diritti civili e politici dei cittadini e contro la Costituzione, contro le leggi scritte, anche informandone i Presidenti della Repubblica, del Consiglio, delle Camere, i Procuratori della Repubblica.

7) Invio questa lettera a tutti voi, poiché, da nessuno di voi - tranne pochissime eccezioni - potrei sperare altro che in una risposta coerente e adeguata. Le eccezioni, consentitemelo, a rischio di accelerarne in uno o due casi la liquidazione di regime, forse già ferocemente pronta, sono, in particolare: Mario Pendinelli, direttore de "Il Messaggero" (della cui liquidazione il declinante impero scalfariano ha vitale necessità da tempo); Paolo Liguori, direttore de "Il Giorno", colpevole di averne fatto per molti versi un organo di servizio pubblico di informazione, dopo decenni di funzioni di servizio partitocratico e cefisiano; e Vittorio Feltri, cui non si perdonerà, un giorno, il grande e meritato successo professionale che, per ora, lo tutela.

Per il resto cito un Direttore, il più clandestino, il più ostracizzato, il più democratico, perché la sua azione è letteralmente insopportabile per le belle anime, martinazzoliane e veltroniane, adornatiane o segniane, del potere. Mi riferisco a Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, colpevole di riuscire in un miracolo: dare valore di parola e di conoscenza a chi non ne ha e a chi, pur sembrando praticarle, continua a consumarle e dissiparle in mera funzione di potere (incluso il potere di eliminarci o di tentare di farlo).

Grazie per l'attenzione. Comincio, come vedete a essere meno stanco e pigro che nei decenni trascorsi. Ad aver voglia di lottare, a meglio comprendere quel che intendo fare da grande.

Vostro,

Marco Pannella

 
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