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Iaria Raffaele, Bonino Emma - 2 ottobre 1993
"Transnazionale. Difficile a dirsi..."
Incontro con Emma Bonino

di Raffaele Iaria

SOMMARIO: L'intervista presenta Emma Bonino, segretario del Partito radicale transnazionale, con un simpatico ritrattino cui seguono le domande e le risposte con le quali Bonino illustra i progetti del partito.

(PAESE SERA, 2 ottobre 1993)

Bologna "Il partito transnazionale? Quasi uno scioglilingua, difficile a pronunciare. Figuriamoci a farlo. Emma Bonino ti guarda con quei suoi occhi pungenti e interrogativi, che sembra ti frughino in attesa della tua risposta. Seduta al suo tavolo, con il terminale del computer acceso alle spalle mentre risponde ad una telefonata. Poi accende una sigaretta, aspirandola forte, si rassetta la camicetta sulle spalle magre, mi sorride con gentilezza. La sua efficienza è proverbiale. Siamo stati fortunati a trovarla: forse ieri era a New York, forse domani sarà in viaggio verso Sarajevo. Sul tavolo, tra poche carte e libri, spicca un orario aereo internazionale, con gli angoli un po' arricciati per l'uso. Anni fa, in Africa, si beccò un malanno intestinale che l'ha perseguitata a lungo, ma tra Burkina Faso e (mi pare) Costa d'Avorio è sempre di casa. Parla bene l'inglese che ha studiato all'università, a Milano, mentre si accapigliava nelle prime agitazioni studentesche. Nell'aula di Montecitorio e dintorni si m

uove con disinvoltura, ma a casa sa anche stare in cucina, dove sa preparare piatti piemontesi (è di Brà, infatti). Donna in politica, non crede che le donne debbano avere un ruolo separato, più o meno privilegiato, ed ha sempre avversato le leggi, i progetti di legge, che pretendessero di riserbare alle donne in quanto tali una "quota" speciale negli incarichi, anche istituzionali: "Non siamo panda", dice, tagliente. Adesso si prepara ad assumere anche formalmente il compito di segretario ("O segretaria? Mah...Formalismi") del partito radicale transnazionale, cui è stata eletta nell'ultimo congresso. Le immagini di Emma Bonino che piange al momento della sua designazione le ricordiamo bene tutti, ma adesso di quel momento di debolezza non sembra siano restate tracce. Ha aperto il dibattito all'assemblea dei parlamentari e dei membri del consiglio generale del partito che si è svolto lo scorso luglio.

D.

"Perché avete scelto Sofia?"

R.

"Per mille ragioni, di funzionalità ma anche politiche. Sofia ci ha offerto buone condizioni di permanenza a prezzi convenienti, e per un partito come il nostro, costretto da sempre a centellinare le sue risorse, ciò è fondamentale. Ma poi, va ricordato che Sofia è al centro dei Balcani, cioè nella zona più esplosiva d'Europa, dove possono ripetersi ancora una volta, come da secoli, vicende decisive... E' curioso che tocchi ancora una volta a noi radicali scoprire o riscoprire certe cose. Per lo più, in Italia e forse anche in Europa, anche la classe politica ignora tutto di questi paesi, e dei loro problemi. Ma proprio a Sarajevo, nel giugno del 1914, lo studente serbo Gavrillo Princip ammazzava l'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria e sua moglie Sofia, e scoppiava la prima guerra mondiale..."

D.

"Beh, speriamo che..." Mostro un po' di incredulità, ma lei non mi dà il tempo di finire la frase.

R.

"Storie. Come non vedere quanto sia pericolosa l'intera situazione europea? Sembrava che con la caduta del muro di Berlino tutto fosse ormai risolto, le nostre classi dirigenti sedicenti democratiche e liberali si apprestavano a celebrare la vittoria definitiva della libertà, della democrazia, della tolleranza e roba del genere, e da un paio di anni ci ritroviamo con la Germania in preda alle peggiori ondate di xenofobia, le destre ovunque all'attacco, Tangentopoli in Italia, la Russia costretta nel guado di una riforma pressoché impossibile, e - tanto per finire - la polveriera balcanica con la miccia accesa. Ce n'è quanto basta. O no?"

D.

"E voi cosa pensate di fare, in questi frangenti?"

R.

"Beh, contiamo di provarci, almeno, a fare qualcosa. Quando mettemmo in cantiere il progetto di partito transnazionale, tutti ci risero dietro. Sembrava una mattana del solito Pannella. Oggi, siamo i soli ad essere un po' attrezzati a parlare, a dialogare da Mosca a Ouagadougou, in Burkina Faso per l'appunto, con quel poco di opinione pubblica e di classe democratica ancora esistente, per cercare di costruire una diga in difesa, o un trampolino di rilancio della democrazia."

D.

"Che cosa pensate di fare, in concreto?"

R.

"I progetti ci sono, vedremo se decolleranno. Devo cominciare dal più piccolo o dal più grosso? Partiamo dal più grosso tanto per capire a che livelli siamo costretti a muoverci. C'è la questione Onu. Tutti vediamo quel che sta succedendo in Somalia o in Bosnia o in Cambogia, o dovunque l'Onu è impegnata a riportare la pace e invece si trova invischiata in guerre, sedizioni o, quando va proprio bene, impotenza. Beh, noi pensiamo che sia ormai necessario dotare l'Onu di poteri e di una forza effettiva, così che possa diventare davvero il foro nel quale i paesi possano discutere e realizzare più democrazia. Tutti assieme; chi pensa che ciascun paese, ciascuna nazione, possa regolare da sé i suoi problemi, è un pazzo o tutt'al più un illuso.

Sempre in sede Onu dovranno essere affrontati, con una visione globale, anche i temi dell'ecologia. E' finito il tempo dell'ecologia della fontanella, del piede di casa, del giardinetto cittadino. Qui siamo al punto che l'intero ecosistema globale, mondiale è a serio rischio; alla Conferenza di Rio, pochi mesi fa, ce lo hanno detto a tutte lettere, e allora? I verdi che fanno? E poi c'è il tema, enorme, della pena di morte e della sua abolizione entro il 2000. Nel mondo la pena di morte sta tornando come "sistema" unico o quasi per risolvere ogni problema di dissidenza o di "diversità": dagli Stati Uniti alla Russia ai paesi islamici..."

D.

"Questo è un problema enorme. Non siete per caso un po' presuntuosi, o velleitari?" Lei mi fulmina con un'occhiata. Risponde senza esitare:

R.

"Beh? E se fosse? Lasciamo perdere il 'velleitari', è un termine che non sta nel mio linguaggio. Ma per il resto....Sì, noi 'presumiamo' di poter fare qualcosa, se questo è essere presuntuosi. Soprattutto se riusciremo a far capire alla gente di iscriversi al partito transnazionale. Tu sei iscritto? No? Male, la campagna iscrizioni non si è mica chiusa a febbraio...L'Onu ha istituito il Tribunale per la punizione dei crimini di guerra e contro l'umanità. Ebbene, dietro nostro suggerimento l'Italia - il bistrattato governo Amato - ha presentato un suo progetto, che è stato accolto all'Onu come una delle basi per la messa a punto del Tribunale. E in questo progetto si stabiliva che mai, per i criminali contro l'umanità che verranno condannati, potrà essere comminata la pena di morte...Vedrai le contraddizioni che scoppieranno nei paesi dove la pena di morte è una cosa naturale..."

"Devo continuare? Potrei farlo, per ore."

D.

Non mi hai detto nulla sull'Italia."

R.

"Credo che i problemi di cui ho parlato riguardino direttamente - dico direttamente - anche l'Italia. Come sai, noi non presenteremo mai più liste 'radicali', in Italia come altrove, ma sbaglia chi pensa che ci si occupi delle faccende italiane solo sul piano elettorale e parlamentare. Ciò che a noi interessa è risvegliare la 'nobiltà della politica', la capacità progettuale, l'arricchimento delle idee, il rigore dei programmi, la difesa intransigente delle Istituzioni contro la canea dei furbi, dei falsi moralisti, e via discorrendo." Il telefono riprende a squillare. Fa una smorfia come dire "Che posso farci?", afferra la cornetta e mi saluta con la mano. Ho capito. "Buon lavoro, Emma".

 
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