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Martino Antonio - 22 ottobre 1993
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Antonio Martino

SOMMARIO: Il prof. Antonio Martino spiega per sommi capi quali siano i vari meccanismi con i quali lo Stato preleva le enormi tasse ai cittadini senza che essi nemmeno se ne rendano conto: la tassazione indiretta, il "sostituto d'imposta", le "ritenute alla fonte", ecc.: "Circa l'80% delle imposte in Italia sono invisibili, pagate cioè dai contribuenti inconsapevoli..." grazie a un sistema che Martino definisce "fraudolento e antidemocratico". Come primo passo verso una maggiore trasparenza fiscale, Martino suggerisce di cominciare con l'abolire i "sostituti d'imposta", sgravando i datori di lavoro da questa costosa incombenza. L'intera iniziativa, secondo Martino, "è una battaglia di civiltà liberale, non un mero fatto pecuniario".

(IL GIORNALE, 22 ottobre 1993)

Ieri un comitato promotore, che rappresenta varie forze politiche e diverse culture, ha annunciato alla Cassazione di voler indire sette referendum: il fisco, la cassa integrazione, i permessi sindacali, la pubblicità Rai. A predisporre il quesito sul fisco, in pratica sulla abolizione del sostituto d'imposta, ho concorso anch'io. I lettori ne immaginano la ragione: l'assoluta necessità di arrivare anche in Italia alla trasparenza fiscale. Nel 1992 il settore pubblico ha speso 15,2 milioni per ogni italiano, ben 60,8 per la famiglia media di quattro persone. Questi soldi, com'è ovvio, vengono prelevati dalle tasche dei contribuenti italiani. Come ha fatto il patrio governo a prelevare somme così ingenti dalle nostre tasche? La risposta è semplice: con la frode.

Infatti, continuando a fare riferimento all'italiano medio, 2.721.000 lire non le ha prelevate, le ha "prese a prestito". Il signor Rossi, quando acquista titoli di Stato, è convinto di impiegare il suo risparmio, non si rende conto di pagare un'imposta: i debiti contratti dallo Stato, tuttavia, vanno pagati e chi, se non noi, dovrà pagarli?

Il deficit, quindi, è un'imposta, ma è un'imposta occulta, pagata da contribuenti inconsapevoli. Altre 2.964.000 lire sono state prelevate con le imposte indirette: queste imposte sono quasi perfettamente invisibili, sia perché incluse nel prezzo dei prodotti acquistati, sia perché diluite in modo continuo nel tempo. Nessuno sa esattamente quanto ha pagato di imposte indirette nel 1992 in migliaia di acquisti diversi effettuati nel corso dell'anno. 3.967.000 lire sono state prelevate con i "contributi sociali", che, essendo obbligatori, non sono contributi, sono imposte.

I "contributi sociali", com'è noto, vengono in larga misura "pagati dal datore" e sono, quindi, invisibili al contribuente effettivo, nel senso che il lavoratore non sa esattamente quanto paga per questa voce, perché lo fa per suo conto il datore di lavoro. 4.362.000 lire sono state prelevate con le imposte dirette. Sono queste le più visibili tra tutte le imposte: tuttavia, non sono perfettamente visibili per via delle ritenute alla fonte. Il contribuente, in genere, guarda al suo reddito netto e presta poca attenzione a quanto paga di imposte dirette, per il tramite del suo datore di lavoro, grazie al sistema delle ritenute alla fonte. Infine, 1.186.000 lire sono venute da altre entrate.

Sommando tutti questi dati, emerge chiarissima la natura della frode perpetrata dal leviatano ai danni della collettività: circa l'80% delle imposte in Italia sono invisibili, pagate cioè dai contribuenti inconsapevoli. Questo significa che per ogni milione di imposte pagate da un contribuente che se ne rende conto, lo Stato gliene ha portato via altri quattro senza che se ne accorgesse. Un sistema siffatto è, ovviamente, fraudolento e antidemocratico. Democrazia significa, fra l'altro, che il popolo controlla l'operato del proprio governo; ciò è impossibile quando il costo dell'attività del governo viene occultato agli occhi del contribuente. Chi crede nella democrazia non può rinunziare a questo, che è principio etico fondamentale: le imposte devono essere visibili.

Un primo passo verso una fiscalità più trasparente e consapevole potrebbe essere rappresentato dall'abolizione dei sostituti d'imposta: i datori di lavoro dovrebbero smettere di fungere da esattori di imposte (non pagati) e limitarsi a consegnare ai lavoratori le somme che attualmente versano per loro conto all'erario. Sarebbero poi i lavoratori a provvedere ad effettuare i versamenti dovuti. Un sistema siffatto sarebbe, sotto il profilo pecuniario, identico all'attuale, perché il costo del lavoro, la remunerazione netta ed il gettito per l'erario resterebbero invariati. Ma sarebbe enormemente più civile perché il contribuente finale avrebbe modo di rendersi conto dell'entità del carico fiscale gravante su di lui.

E' questa l'ispirazione di fondo del referendum che, con l'assistenza di Gianni Marongiu, l'amico Marco Pannella ed i radicali intendono promuovere. Indipendentemente dall'esito, si tratta di un'iniziativa lodevole: è arrivato, infatti, il momento di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla necessità di passare dall'attuale fiscalità occulta e fraudolenta ad una fiscalità trasparente e consapevole. E' una battaglia di civiltà liberale, non un mero fatto pecuniario.

 
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