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Il quotidiano radicale, Lavaggi Ottavio - 25 ottobre 1993
Storie del transpartito: Ottavio Lavaggi
Le cose che contano avvengono fuori dai confini

SOMMARIO: Testo-intervista, inserito nella rubrica "Storie del Transpartito", in cui nuovi iscritti per il 1994 motivano le ragioni dell'iscrizione. Lavaggi dà due motivazioni: 1) "gli eventi che oggi influenzano la nostra vita avvengono al di fuori e al di sopra dei confini nazionali"; 2) "il Partito radicale è il solo a fare, in Italia, una serie di cose che nessun altro fa". Lavaggi ricorda le sue precedenti esperienze di contatto con il partito (1974, 1975, 1989),le sue divergenze dalle lotte radicali sul nucleare civile e l'antimilitarismo, e infine i buoni rapporti avuti durante il periodo del lavoro svolto al Parlamento europeo. Ironizza infine, scherzosamente, sui difficili rapporti tra radicali e partito repubblicano.

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 25 ottobre 1993)

Ottavio Lavaggi, deputato repubblicano, dall'Assemblea di Sofia è tesoriere del Partito Radicale. Iscritto al Pr per il 1993, annuncia la sua iscrizione anche per il 1994.

Dunque ti iscrivi anche per il 1994?

Si, mi iscrivo al Pr anche per il 1994 perché le ragioni che mi portarono, nel 1993, a riprendere, dopo qualche anno di assenza, la tessera radicale, sono più che mai valide.

E quali sono queste ragioni?

Sono due. La prima è che sono convinto che, oggi, la politica o è transnazionale o è provinciale. E francamente io preferisco la prima scelta. La spiegazione è facile: gli eventi che oggi influenzano la nostra vita, in massima parte, avvengono al di fuori e al di sopra dei confini nazionali. La seconda ragione alla base della mia iscrizione è la convinzione che il Partito Radicale è il solo a fare, in Italia, una serie di cose che nessun altro fa e che, se non fossero fatte, farebbero stare questo paese ancora peggio di come sta.

La tua iscrizione del 1993 è stata la tua prima esperienza con il Partito radicale?

No. Io sono stato iscritto al Partito radicale anche nel 1989, in occasione del tentativo di costituzione della Federazione laica. Esso partì con il più nobile ed augusto dei propositi, quello di riunificare le varie anime, tradizioni, famiglie del movimento dei liberaldemocratici italiani in occasione delle elezioni europee. Si voleva non solamente presentare liste comuni per le consultazioni europee, ma anche dar vita, federandosi, ad un nuovo soggetto politico. Io fui uno di quelli che credettero nella opportunità e nella concretezza del disegno, per cui, avendo già la tessera repubblicana, decisi di prendere anche quella radicale.

Precedentemente a questa esperienza, quali sono stati i tuoi rapporti con i radicali?

La mia prima esperienza di collaborazione con i radicali risale al 1974, epoca in cui ero segretario dei giovani repubblicani romani. Venni nella vecchia sede del Partito radicale, per intervistare Marco Pannella sul tema della legalizzazione dell'aborto. I radicali, allora, stavano per promuovere la raccolta di firme per abrogare le norme restrittive vigenti. Marco Pannella, nel corso dell'intervista, tanto mi convinse per quello che mi disse che decisi di organizzare, con i miei amici repubblicani romani, due tavoli di raccolta di firme sull'iniziativa radicale. E così passai i successivi tre mesi della mia vita ad un tavolo posto a piazza Fiume, qui a Roma. In quelle settimane raccogliemmo 12 mila firme: non mi pare poco. Fu un gesto concreto, militante, di adesione ad una campagna radicale.

Perché non ti iscrivesti allora al Partito radicale?

A quel tempo, il Partito radicale non era ancora transpartito. Vi erano, fra i suoi iscritti, anche militanti e dirigenti di altre formazioni, come Loris Fortuna, ma il Pr non era, essenzialmente, una formazione transpartitica. A volte si presentava anche alle consultazioni elettorali con il proprio simbolo. Il partito repubblicano non permetteva, allora, la doppia tessera. L'adesione al Pr, per un repubblicano, o era totale o non era. E, d'altra parte, non mi convincevano altri punti della politica radicale.

Quali?

Ad esempio io non sono mai stato convinto della opportunità di una battaglia intransigente, quasi ideologica contro il nucleare civile. In più, c'erano i toni con cui il Pr impostava la propria campagna antimilitarista e nonviolenta.

Dopo l'esperienza referendaria quali sono stati i tuoi rapporti con il mondo radicale?

Potrei aggiungere l'episodio del 1975, quando ci fu il nostro congresso repubblicano di Genova. In quell'occasione i repubblicani dovevano, fra l'altro, discutere sulla presenza nel Pri di Aristide Gunnella, controverso leader del partito in Sicilia, espulso dai probiviri e riammesso in sede congressuale su proposta di Ugo La Malfa. Marco Pannella partecipò al congresso in qualità di giornalista, ma la dirigenza repubblicana riteneva che svolgesse un'opera contraria all'interesse del Pri. Lo "salvai" mentre un gruppo di inferociti amici dell'onorevole Gunnella stavano per aggredirlo. Poi io sono stato per più di un decennio a lavorare al Parlamento europeo.

E da lì come hai visto le battaglie federaliste dei radicali?

Devo dire che il mio lavoro a Bruxelles è stato essenzialmente l'attività di un federalista. Sono stato a stretto contatto con Altiero Spinelli e su questo ho potuto trovare una totale disponibilità ed una forte cooperazione con i vari parlamentari radicali che si sono succeduti in sede europea, a partire da Marco Pannella. Posso perciò dare atto del ruolo che i radicali hanno avuto, insieme ad altri, nella (purtroppo) sfortunata battaglia federalista di Altero Spinelli.

Pri e radicali; quali sono gli orientamenti e le passioni che suscitano in casa repubblicana le battaglie politiche radicali e la figura di Marco Pannella?

Il movimento radicale e la figura di Marco Pannella suscitano nel partito repubblicano da sempre reazioni molto forti. Reazioni, che in larga parte sono negative. Il Partito radicale è visto nello stile, nei metodi, nella strategia, nel linguaggio, come antagonista. A mio parere questa opinione è errata. Queste fasi di assoluta ripulsa della posizione radicale e per la stessa personalità di Marco Pannella, si alternano, però, anche con fasi di improvvisi quanto fugaci amori.

Ed ora in quale fase siamo?

In fase di corteggiamento.

* Tesoriere del Pr

 
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