Sono ancora oggi 800 milioni le donne mutilate dall'infibulazioneSOMMARIO: Decisa condanna della pratica della infibulazione, che "riguarda oggi circa 80 milioni di donne di diversi paesi, prevalentemente dell'Africa sub-sahariana, di cultura islamica e no". Elenca i paesi dove la pratica è diffusa e i pericoli cui vanno incontro le donne che la subiscono.
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 28 ottobre 1993)
La pratica dell'infibulazione riguarda oggi circa 80 milioni di donne di diversi Paesi, prevalentemente dell'Africa sub-sahariana, di cultura islamica e no.
Le radici religiose che giustificano tale pratica sono difese accanitamente da molte donne che l'hanno subita e, nonostante nel Corano non si trovi alcun precetto relativo ad essa, molte donne considerano una vergogna che le loro figlie non vengano infibulate.
Le donne che la subiscono vanno incontro a gravi conseguenze quali emorragie, sterilità, complicazioni per il parto e, in certi casi, alla morte.
Elevato è poi il rischio di contrarre varie infezioni compresa quella da HIV, senza contare i gravi traumi di ordine psicologico.
In Africa l'infibulazione è diffusa in oltre venti paesi, proprio quelli in cui (ad eccezione dell'Egitto) è piuttosto elevata la mortalità infantile.
In particolare, è pratica corrente in Somalia, Sudan, Etiopia (costa del Mar Rosso), Egitto meridionale, nord del Kenya e della Nigeria e in diverse zone del Mali.
Emblematico il caso del Sudan dove, nonostante le misure repressive, il 90% delle donne ha subito l'infibulazione. Ma la situazione sudanese è comune ad altri paesi africani di stretta osservanza islamica nei quali non meno dell'80% delle donne sono state infibulate: l'Oman, lo Yemen, gli Emirati arabi e, in estremo oriente, l'Indonesia, la Malesia, l'India e il Pakistan. La sua diffusione tra le comunità islamiche emigrate in Europa e Stati Uniti ha spinto i governi di Svezia, Belgio, Gran Bretagna e di alcuni stati americani a proibirla.