di Fernando Savaterda "Tesi sociopolitiche sulla droga", Bruxelles 1988
SOMMARIO: Secondo Savater "la persecuzione contro la droga è una deviazione della persecuzione religiosa": "ciò che è solo consumo e gratificazione è giudicato ingiustificato socialmente, poiché appare una dissipazione gratuita"...
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 4 novembre 1993)
La persecuzione contro la droga è una deviazione della persecuzione religiosa: oggi la salute fisica è il sostitutivo laico della salvezza spirituale. Le droghe furono sempre utilizzate per ragioni religiose, però ieri si rimproveravano ad esse gli effetti orgiastici - cioè i turbamenti che producevano nell'animo e nei costumi e non quelli che causano nel corpo - infermità, costi per i rimedi, improduttività, morte - e nelle attività lavorative. Si sollecita così una paura dello spirito (che cosa abbiamo dentro che la droga può liberare?) e una paura della caduta di produttività (quest'ultima si suole chiamare "salute pubblica").
Naturalmente, ci sono droghe che possono essere pericolose (così come l'alpinismo, l'automobilismo o il lavoro in miniera) o dannose (come gli eccessi sessuali, la danza o la credulità politica, mai tanto quanto la guerra).
C'è gente che è morta, muore e morirà a causa delle droghe. Però ricordiamo:
a) la vita che perdono è la loro, non dello Stato o della comunità;
b) la loro morte può essere attribuita non alla sostanza stessa che intendono assumere bensì alla adulterazione della medesima, alla mancanza di informazione sulla composizione e il dosaggio, alla malavita che gira attorno al traffico della droga a causa del proibizionismo, ecc. I tossicodipendenti che intendono abbandonare la loro mania (tutti abbiamo le nostre manie, fino a quando non le avvertiamo come dannose e desideriamo lasciarle), hanno ovviamente il diritto di essere aiutati dalla società; alla stessa maniera di chi desidera divorziare, cambiare religione, modificare il proprio sesso o rinunciare al terrorismo. La società esiste per aiutare, nei limiti delle possibilità, gli individui a realizzare i loro desideri e a rettificare gli errori, non per immolarli punitivamente agli idoli della tribù.
La riabilitazione costa denaro, però a volte la società costa lavoro a ciascuno dei suoi membri e tutti le procuriamo denaro pensando che questo denaro pubblico serve precisamente per mitigare gli effetti degli inconvenienti - naturali, o causati dall'imprudenza - che ci capitano nella ricerca della soddisfazione personale.
A volte ci sono incidenti sul lavoro e, che io sappia, nessuno ha parlato di proibire il lavoro o il traffico stradale a causa degli incidenti della strada. Poiché quello che si produce, lo si ritiene necessario, sono giustificate le perdite; viceversa, ciò che è solo consumo e gratificazione è giudicato ingiustificato socialmente poiché appare una dissipazione gratuita. Nessuna tesi è più totalitaria e antidemocratica di questa. Così si esprime la colpevole inimicizia pubblica all'intimità individuale che dovrebbe giustificare quella collettiva.