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Il quotidiano radicale - 4 novembre 1993
Pianosa, Asinara, Secondigliano: i radicali dietro le sbarre

SOMMARIO: Resoconto di visite nelle carceri (Pianosa, Asinara, Secondigliano) riempite a casaccio "nella fretta di dare una risposta alle stragi di luglio", nonché delle denuncie fatte da parenti dei carcerati circa il trattamento e i casi di "gratuite e illegali brutalità".

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 4 novembre 1993)

Nella fretta di dare una risposta alle stragi di luglio, il governo non va molto per il sottile. Nel giro di una notte, vengono riaperte le supercarceri degli anni di piombo, e centinaia di detenuti sono trasferiti. Per la scelta valgono il luogo di nascita e la fama del nome: siciliani, calabresi, pugliesi e napoletani, Greco, Madonia, Mammoliti, Vernengo. A Pianosa, a fine agosto, li troviamo all'aria, ancora col pigiama della notte del trasferimento. A Roma, i familiari chiedono udienza a Marco Pannella e raccontano: pugni, calci, manganellamenti sono all'ordine del giorno; s'impone ai detenuti una attività "sportiva" indiscriminata e crudele, le suole delle scarpe si usurano e non si consente il cambio; doccia ogni quindici giorni, tre o quattro minuti, e lo "scherzo" di chiudere d'improvviso l'acqua; trentaquattro pezzi di pasta corta, una patata, un litro d'acqua al giorno, niente carne e pesce; silenzio d'obbligo, sia durante le ore d'aria, che nelle celle. Pannella fa un'interrogazione urgente, e no

i torniamo a Pianosa con la Commissione Giustizia. Il magistrato di sorveglianza invia un rapporto al Guardasigilli: ci sono "atti di gratuite e illegali brutalità".

All'Asinara arriviamo i primi di settembre. In quattro giorni, centoquaranta detenuti da varie carceri sono stati trasferiti a Fornelli, la sezione dei brigatisti chiusa dall'86. Centoventi sono in attesa di giudizio, cinquanta "indagati" o appena rinviati a giudizio, solo venti i "definitivi". Sono sistemati in celle comuni, anche in quattro, con letti a castello e bagno alla turca, e senza tener conto dei divieti d'incontro segnalati nei fascicoli. L'acqua corrente è marrone: ne portiamo via una bottiglia per farla analizzare. Un anno dopo, la Corte Costituzionale sentenzia che l'applicazione dell'art. 41 bis forse è illegale.

Alcuni familiari denunciano al Partito radicale violenze e mortificazioni gravi a cui vengono sottoposti i detenuti di Secondigliano, vicino Napoli. Arriva da Poggioreale la lettera di Gennaro Russo: "Mi vengono i brividi di paura all'idea di tornare a Secondigliano; sono malato di ernia del disco e non potevo chiedere aiuto che venivo picchiato, umiliato e offeso nei miei affetti familiari. Mi rivolgo alla signoria vostra chiedendole un aiuto di non farmi tornare in quell'inferno...". Andiamo a Secondigliano una domenica di aprile: più che una visita ispettiva, un'improvvisata. I detenuti, alla vista degli agenti, scattano sull'attenti addossati al muro, mani dietro le spalle. Il silenzio è assoluto, il volume di radio e televisori tenuto al minimo, vietato parlare tra cella e cella. "Una forma di rispetto verso i deputati"... Facciamo un'interrogazione parlamentare e una denuncia alla Procura. L'inchiesta coinvolge 60 agenti di custodia, sei vengono sospesi.

 
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