SOMMARIO: Critica la nuova legge per l'obiezione di coscienza votata dalla Camera: essa recepisce la sentenza della Corte Costituzionale secondo cui "il servizio civile rappresenta un diverso modo di [...] difendere la patria", ma non ne trae le conseguenze logiche. Un emendamento radicale ha però stabilito che "il servizio civile può essere svolto nell'ambito delle missioni di pace delle nazioni Unite", affermando così una concezione della sicurezza basata sulle "forze permanenti delle N.U." e non sull'esercito nazionale.
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 9 novembre 1993)
La legge in materia di obiezione di coscienza approvata dalla Camera recepisce, nel suo primo articolo, una sentenza della Corte Costituzionale secondo la quale il servizio civile rappresenta un diverso modo di corrispondere al dovere della difesa della patria; ma poi non ne trae fino in fondo le dovute conseguenze. Non vi è infatti alcun rapporto logico fra la giusta definizione dell'obiettore di coscienza come cittadino che esercita il suo dovere e diritto alla difesa del Paese senza l'impiego delle armi e il servizio civile così come è stato concepito in questi anni e riaffermato nelle grandi linee anche da questa legge.
Prestare servizio presso una comunità o negli uffici di un comune è sicuramente un'attività utile per la società ma che ha scarsa incidenza sulle questioni che riguardano la difesa o la sicurezza. Si potrà parlare in senso lato della difesa degli interessi generali del Paese, delle fasce più deboli della popolazione, dei principi di solidarietà economica e sociale o dell'ambiente, ma non di difesa in senso proprio, così come enuncia l'articolo 52 della costituzione, evocato dal primo articolo della legge.
Solo grazie ad un emendamento radicale fatto proprio dall'Aula è stato stabilito che il servizio civile può essere svolto anche nell'ambito delle missioni di pace delle Nazioni Unite. Anche se è solo l'indicazione di una possibilità, finalmente si afferma un ruolo proprio e specifico dell'obiettore nell'ambito di iniziative volte a garantire la sicurezza, finalmente si riconosce in una legge dello Stato che lo scopo dell'obiezione di coscienza è proprio quello di superare il concetto di difesa nazionale a favore invece di una concezione della sicurezza basata sulla cogenza del diritto internazionale e sulla costituzione di forze permanenti delle Nazioni Unite - non necessariamente o esclusivamente militari - che ne garantiscano la effettività.