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Pannella Marco - 25 novembre 1993
La lettera di Marco Pannella a tutti i parlamentari

SOMMARIO: Vengono riportati ampi stralci della lettera indirizzata da Marco Pannella a tutti i parlamentari, di convocazione "ad una riunione alle sette del mattino" per "far fronte [...] al tentativo di linciaggio e di delegittimazione" delle Camere.

Pannella ribadisce che l'attuale Parlamento è il "più adeguato" degli ultimi trentanni: occorre "opporsi" al clima di rassegnazione che finirebbe per fomentare una vera e propria "campagna antiparlamentare e antidemocratica". La crisi dei partiti fa sì che oggi il rapporto che con essi ha il singolo parlamentare sia "assolutamente nuovo". Vanno quindi concepite anche "formali novità di organizzazione parlamentare", o il Parlamento sarà condannato ad una sorta di "agonia".

Non si può non affrontare il problema posto dal fatto che "un parlamento è eletto...per la durata di una legislatura". Quali che siano i nostri "errori", come parlamentari abbiamo "l'obbligo" di difendere la vita del parlamento, della legislatura, anche per realizzare le necessarie riforme istituzionali. Dobbiamo poi insistere per una vera riforma elettorale di tipo "anglosassone", ma intanto sostenere i governi che garantiscano un "attacco deciso" contro il debito pubblico consolidato, ecc.

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 25 novembre 1993)

Roma, 21 aprile 1993

Con pochi altri sto cercando di far fronte, in ogni luogo e modo, al tentativo di linciaggio e di delegittimazione, del tutto - esso - illegittimo, delle Camere.

Ma non è per mera reazione, nè per gusto di polemica, ch'io ripeto che questo nostro Parlamento è il più adeguato, il "migliore" degli ultimi trentanni. Ne sono convinto.

Il "più adeguato", ripeto. Occorre - ora - assolutamente che diventi "adeguato".

Occorre, opporsi al clima di passiva rassegnazione o di rabbiosa reazione che rischia di dare sostanza a quello che, in sè, è oggi solo un opinabile giudizio negativo, quando non campagna antiparlamentare e antidemocratica.

Per la Costituzione, noi siamo gli eletti, i rappresentanti della nazione; non dei nostri partiti, delle nostre Liste.

Dietro di noi, questi Partiti stanno vivendo un momento storico di crisi, di radicali mutamenti, di fatto prima ancora che formali, mi riferisco a quelli tradizionali. O di maturazione di una nuova specifica esperienza politica e istituzionale, per gli altri, che non può - anche essi - non trasformarli radicalmente, non farli così crescere.

Il nostro rapporto di parlamentari della Repubblica con i Partiti nelle cui liste siamo stati eletti diviene assolutamente nuovo, oggettivamente trasformato. Nuovi soggetti politici si stanno costituendo, devono costituirsi. Ciò implica, impone - a mio avviso - anche formali novità di organizzazione parlamentare. Altrimenti il Parlamento stesso è condannato ad una sorta di agonia, non diversa da quella di molti partiti, ivi compresi quelli che si illudono di poterne restare esenti, una agonia che non può non compromettere irrimediabilmente la sua capacità di svolgere efficacemente la funzione essenziale alla quale oggi è chiamato.

Noi non possiamo, in quanto parlamentari, a meno di non voler contribuire noi stessi a delegittimarci in quanto tali, subire inerti, preoccupati e dimentichi del nostro specifico ruolo, non affrontare il problema posto dal fatto che un Parlamento è eletto in linea di principio per la durata di una legislatura, e non di uno o due anni. Possiamo farlo, certo: ma in quanto politici, in quanto cittadini; possiamo, quindi, privilegiare questi aspetti delle nostre singole vicende e sensibilità rispetto al nostro connotato di parlamentare. Ma solamente dimettendoci, di fatto, se non di diritto, da parlamentari; da questa qualità, da questo onore, da questo servizio civile e ideale. Quali che siano i nostri errori, politici o individuali, fino a che ne sussistono i termini e le condizioni previsti dalla legge, noi abbiamo l'obbligo, prima ancora che il dovere, di difendere la vita del Parlamento, di questo Parlamento, in ogni modo legittimo e possibile. (...)

Gli obiettivi che ci sembrano prioritari e necessari sono i seguenti:

1) Difesa della legislatura, per motivi di principio, costituzionali, politici, di opportunità. Con le opere, certo. Ma anche con il massimo di energia e di determinazione, nel e dal Parlamento, nel Paese. Le necessarie riforme elettorali, istituzionali, costituzionali che effettueremo dovranno divenire esecutive in tempi che consentano al Paese la preparazione necessaria a garantirne il successo.

2) Riforma elettorale anglosassone, ad un turno, secca, senza correzioni di sorta, per la Camera dei Deputati, e conferma del risultato referendario, per il Senato. Ormai ogni altra opzione sacrificherebbe partiti minori e medi, o non cambierebbe nulla. Meglio ricominciare tutti dal palo di partenza.

3) Sostegno a Governi il cui assetto e i cui programmi siano tali da assicurare una politica di attacco deciso, e sin dall'immediato, contro il debito pubblico consolidato e non solamente di contenimento del disavanzo annuale, con eventuale ricorso al cointeressamento ed alla solidarietà internazionale, pubblica e privata, della Unione Europea e degli Stati alleati, in questa manovra; un grande rilancio della politica estera e comunitaria italiana, precipitata nell'ultimo lustro nella crisi strutturale, strategica, politica più grave dal 1946 ad oggi; di massimo impegno contro la elusione e la evasione fiscale; l'abbattimento e la trasformazione dei meccanismi di intervento pubblico per sostenere il sistema produttivo e occupazionale con forme di intervento più dirette e trasparenti...

 
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