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Carazzolo Barbara, Bonino Emma - 30 novembre 1993
"I GIORNI DEL GIUDIZIO"
Intervista ad Emma Bonino di Barbara Carazzolo

SOMMARIO: Dodici giudici ONU per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Sarà un tribunale inutile? Impotente? Senza imputati? Emma Bonino giura di no. E spiega perchè.

(ORDINE PUBBLICO - Novembre 1993)

Sarà un tribunale senza imputati, quello insediato il 17 novembre all'Aja dalle Nazioni Unite per giudicare sui crimini di guerra nell'ex Jugoslavia? Un tribunale impotente, astratto e sostanzialmente inutile che servirà solo ad appagare la coscienza di una comunità internazionale che poco o nulla ha fatto per fermare quegli stessi massacri che oggi dovrebbe giudicare?

Questo è stato scritto da più parti in occasione dell'insediamento ufficiale di quegli undici giudici più un pubblico ministero che, sulla base della risoluzione 837 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, dovrebbero perseguire chi si è macchiato di reati contro l'umanità nel territorio dell'ex Jugoslavia.

"E invece bisogna aspettarsi molto da questa iniziativa", replica Emma Bonino che, con il partito radicale transnazionale, si è molto battuta perchè il Tribunale vedesse finalmente la luce. "Nulla potrà cancellare gli errori e le inadempienze della comunità internazionale e soprattutto dell'Europa, riguardo a questa guerra assurda. Ma ciò non significa che il Tribunale ad hoc non possa lavorare e bene. Certo è necessario che l'opinione pubblica si mobiliti per tener viva l'attenzione sui lavori, sull'erogazione dei fondi necessari a farli proseguire, sulla collaborazione che i singoli Stati dovranno fornire. Altrimenti anche il Tribunale diventerà l'ennesima occasione perduta".

Ma non è utopistico pensare che Milosevic o Karadzic vadano spontaneamente all'Aja per farsi giudicare?

"Questo tribunale è l'espressione della volontà dell'unica autorità internazionale che ha poteri vincolanti e cioè il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un mandato di cattura internazionale emesso in questa sede va fatto rispettare. Altrimenti una clausola prevede che questi imputati diventino dei 'paria' internazionali: ciò significa che non potrebbero più uscire dal loro paese perchè la polizia di qualunque nazione potrebbe arrestarli. E' una svolta importante nell'applicazione del diritto internazionale e spiana la strada ai lavori preparatori per il tribunale permanente dell'Onu, di cui si parla da anni e che, finalmente, potrebbe arrivare in dirittura d'arrivo per il '95, anno del cinquantenario delle Nazioni Unite".

Ma come può funzionale il Tribunale senza una polizia che svolga le indagini e arresti gli imputati?

La commissione di esperti inviata dall'Onu nell'ex Jugoslavia per indagare ha già raccolto molti elementi, testimonianze e denunce, anche se tra mille difficoltà. E potrà continuare a farlo su mandato del pubblico ministero Escovar Salomon, ex ministro della giustizia e presidente di Amnesty International in Venezuela. Dal punto di vista giuridico il Tribunale si basa su tre convenzioni internazionali firmate da tutti, compresa la Serbia: la convenzione sul genocidio, quella sulla tortura e quella sui diritti umani e sui diritti delle vittime di guerra. E viene affermato che le responsabilità sono individuali e riguardano anche gli ufficiali che obbediscono a ordini che violano queste convenzioni".

Mai come in questa guerra le convenzioni internazionali non sono state rispettate: si è arrivati addirittura ad usare lo stupro come un'arma.

"La guerra tradizionale ha sempre considerato le vittime tra i civili come vittime involontarie, accidentali: si colpiva l'aeroporto e se le bombe cadevano sulle case vicine, pazienza. Nell'ex Jugoslavia, invece, è esattamente l'opposto: l'obiettivo è lo sterminio della popolazione civile. Le bombe cadono sui giardinetti dove giocano i bambini, i cecchini sparano sulla gente in fila per il pane. In questo contesto lo stupro e l'evirazione degli uomini sono armi efficaci quanto i fucili. E di fronte a questo, la comunità internazionale ha preferito far finta di niente, mettere tutti sullo stesso piano, aggrediti e aggressori, e andare avanti a forza di tregue puntualmente disattese. Invece avrebbero dovuto dire fin dall'inizio che la Serbia è l'aggressore, che Milosevic sta facendo quello che ha fatto Hitler. E l'Europa, ora come allora, fa finta di non vedere, prosegue con la solita politica di "appoggiare l'uomo forte purchè mantenga la tranquillità nella zona", con la speranza che prima o poi si calmi

. Ma Milosevic non si calmerà anche perchè ha visto che può fare quel che vuole. Un altro principio che devono rispettare i paesi aderenti alle Nazioni Unite, altrimenti ne vengono espulsi, è che non si cambiano i confini con la forza delle armi. E una volta che la comunità internazionale ha riconosciuto l'indipendenza della Croazia, della Slovenia e della Bosnia, non può tollerare che le frontiere vengano cambiate da atti di aggressione. Anche perchè così facendo offre molte speranze a tutti i dittatori del terzo mondo che stanno giusto aspettando di vedere come reagisce la comunità internazionale di fronte a questi fatti, per trarne poi le loro conseguenze".

Escludendo l'intervento armato, quali possibilità hanno le Nazioni Unite di fermare davvero i massacri?

"Ma come, l'Onu è riuscito ad isolare l'Irak dai fratelli musulmani con un embargo ferreo e poi non riesce a fare la stessa cosa con la Serbia? Se volesse, la comunità internazionale potrebbe isolare Milosevic economicamente, politicamente e diplomaticamente. Senza petrolio Milosevic non reggerebbe nemmeno per due mesi. Senza petrolio non si fa la guerra. Ed il petrolio non si trasporta a dorso d'asino per i sentieri di montagna, ma viaggia sulle strade e sulle autostrade a bordo di cisterne. Dunque non è vero che non si possono controllare alle frontiere i carichi diretti in Serbia. Non si vuole farlo. E' chiaro però che gli Stati limitrofi, che soffrono per l'embargo, andrebbero ripagati. Così si è fatto con l'Irak ma così non si è fatto con la Serbia. E l'Europa continua a trattare con Milosevic al più basso ribasso".

 
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