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Bonino Emma - 8 dicembre 1993
Preservativo internazionale
di Emma Bonino

Non esiste nel mondo una giurisprudenza sull'Aids. Dieci punti contro le discriminazioni e per una seria prevenzione. La proposta dei radicali per vincolare i Paesi membri alle raccomandazioni dell'Oms

SOMMARIO: "La risposta globale alla pandemia dell'AIDS è tuttora inadeguata o poco realistica". "La prima e più urgente risposta è un'azione continua sulla riduzione del danno", un punto di partenza cui devono seguire ulteriori azioni a partire dal "rifiuto di ogni forma di discriminazione". Viene quindi fornito il "decalogo minimo" delle misure da adottare. Ma oltre alla vigilanza, è necessario pervenire ad un vero "quadro di riferimento giuridico", cioè ad una "giurisprudenza internazionale sull'AIDS", tra l'altro con l'applicazione della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia o con il conferimento all'OMS di un "mandato speciale" per fare divenire vincolanti le sue "raccomandazioni".

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE - 8 dicembre 1993)

La risposta globale alla pandemia dell'Aids è tuttora inadeguata e poco realistica. Occuparsi, poi, in modo pragmatico del fenomeno, in un periodo in cui istituzioni e media hanno chiaramente diminuito la loro attenzione, può apparire ai più un atteggiamento contro corrente. Considerata questa generale negligenza e irrazionalità, non sorprende che vi sia controversia sugli interventi e sulla strategia di prevenzione da seguire.

Come uscire dal circolo vizioso? La prima e più urgente risposta è un'azione continua sulla riduzione del danno. Insomma, una siringa pulita in cambio di una sporca, metadone in luogo di eroina da strada, sesso sicuro e non astinenza.

Questo il punto di partenza, cui devono seguire ulteriori azioni. Anzitutto la protezione dei sieropositivi e con l'Aids conclamato, per la difesa dei loro diritti umani e il rifiuto di ogni forma di discriminazione. Non si possono infatti tollerare i meccanismi di classificazione e di segregazione, come pure le misure coattive.

Accanto alla difesa prima degli ammalati di Aids, è necessario premere sugli Stati perché migliorino l'informazione e attuino una efficace politica di prevenzione e di controllo e vigilanza sulle misure adottate e sulle loro conseguenze.

Il decalogo minimo per le autorità dovrebbe prevedere:

1. l'accesso per i malati ai farmaci attualmente in vigore e a prezzi abbordabili;

2. la promozione e distribuzione alle popolazioni dei preservativi, considerati finora il mezzo meno pericoloso possibile;

3. una seria informazione ed educazione nelle scuole e sui mezzi di comunicazione;

4. riserve sicure di sangue pulito negli ospedali;

5. l'attuazione di programmi di scambio di siringhe per i tossicodipendenti consumatori per via endovenosa;

6. la garanzia del diritto alla salute e all'informazione;

7. il miglioramento dello status delle donne, in particolare in quelle parti del mondo dove le donne non sono in condizione di proteggersi dall'infezione in virtù di un mero atto di volontà, non potendo controllare o negoziare un sesso sicuro, ivi compreso l'uso del preservativo;

8. la riduzione del disequilibrio negli investimenti che finiscono per incoraggiare l'emigrazione di massa e fare tesoro dell'esperienza occidentale.

Ma l'iniziativa politica non può limitarsi alla vigilanza all'azione quotidiana delle autorità. E' necessario, parallelamente, che si definisca finalmente un quadro di riferimento giuridico. Allo stato attuale, infatti, non esiste una giurisprudenza internazionale sull'Aids: ciò che dimostra quante energie sono state spese in mille rivoli senza fornire una soluzione globale alla questione.

Alcune strade, comunque, possono essere già perseguite, chiedendo ad esempio l'attuazione e il rispetto della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia e quella sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Ancora, si deve premere perché venga approvato un emendamento alla Convenzione dell'Onu contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope (1988), teso a introdurre il legame con l'Aids e il concetto di riduzione del danno sanitario e sociale. Infine, prepariamo la campagna per conferire all'Organizzazione Mondiale della Sanità un mandato speciale, attraverso il quale le raccomandazioni dell'Oms siano rigidamente vincolanti per i Paesi membri.

 
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