di B.StefSOMMARIO: Taradash illustra le ragioni della linea antiproibizionista: mentre il proibizionismo è "fallito" occorre ora una politica graduale, "lunga e lenta", che porti a "ridurre il consumo e ridurre i danni causati dal consumo". Indica in una grande conferenza internazionale per il 1995 l'obiettivo più ambizioso da raggiungere, dopo i risultati ottenuti con la "Risoluzione di Francoforte" del 1990.
(CORRIERE DELLA SERA, 19 dicembre 1993)
La parola a Marco Taradash, una delle personalità più importanti del fronte-antiproibizionista internazionale.
Voi parlate di fallimento del proibizionismo. Le prove?
"Intanto non siamo noi ad affermarlo ma i massimi responsabili della lotta alla droga. Kendal, capo dell'interpol, ha affermato che "così come l'abbiamo impostata negli ultimi 20 anni, la battaglia è perduta". La stessa linea la troviamo nel rapporto che è stato presentato da Giacomelli, il direttore generale del programma Onu contro la droga.
"Il bilancio di costi, benefici, conseguenze è più che negativo".
Qual'è la controproposta?
"Gli obiettivi sono gli stessi: ridurre il consumo e ridurre i danni causati dal consumo. Noi non vogliamo però impugnare la bacchetta magica del divieto, che tanti effetti perversi ha avuto. Vogliamo imboccare una strada più lunga e lenta: che ruota attorno al principio di libertà e responsabilità. Per fare ciò dobbiamo arrivare a porre tutti i processi - dalla produzione alla vendita, al consumo - sotto il controllo dello Stato. Nello stesso tempo dobbiamo lavorare sull'informazione e l'educazione, portare la lotta alla droga dentro la società: a scuola, in famiglia, in tv".
Ciò ridurrà il mercato nero?
"Passeremo dall'attuale "mercato libero" al "mercato controllato". In Italia la rete di distribuzione delle droghe coinvolge 55.000 venditori al dettaglio e circa 15.000 grossisti. Con un monopolio di Stato su produzione, accesso alle sostanze, distribuzione non potremo che colpire duramente questo impero. Sarà allora più difficile far girare nuove droghe, sarà più facile bloccare quelle più pesanti e più redditizie. E sarà possibile allontanare i minori dagli spacciatori di strada".
Quali città o regioni stanno imboccando questa strada?
"Un punto di riferimento è la Risoluzione di Francoforte, del 1990. Circa venti città - tra cui Francoforte, Zurigo, Amsterdam, Rotterdam, Catania in Italia - hanno detto si ad un graduale "virata" anti-proibizionista. Nel 1993 c'è stata un'apertura americana, guidata da Baltimora".
E su che cosa si fonda "il patto" di Francoforte?
"Sul fatto che la droga fa parte della società e non può essere estirpata d'un tratto. Bisogna quindi cercare soluzioni pratiche per ridurre i danni, personali e sociali. Quindi, tra le altre cose: distribuzione di siringhe, unità di strada che portino soccorso, programma con farmaci sostitutivi, legalizzazione di hascisc e marijuana. L'appuntamento per tutti dovrebbe essere una Conferenza internazionale, entro il 1995. Intanto noi sollecitiamo i governi a preannunciare che seguiranno questa politica".