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Tucci Bruno - 22 dicembre 1993
Pannella: io e Segni in un nuovo governo che ci porti al voto
In ottanta, dc, psi, federalisti europei, gruppo misto, pri, verdi e pli hanno firmato la mozione di sfiducia a Ciampi

di Bruno Tucci

SOMMARIO: Intervista "lampo" a Pannella, che spiega le ragioni che lo hanno indotto, assieme ad altri ottanta deputati, a presentare una mozione di sfiducia al governo Ciampi, per cercare di insediare grazie a un rimpasto un nuovo esecutivo "più forte", dal quale siano eslusi alcuni ministri attualmente "mummificati" e nel quale invece potrebbero trovare posto sia Segni che lui stesso, Pannella.

(CORRIERE DELLA SERA, 22 dicembre 1993)

Roma - E' un Pannella doc quello che si è presentato nel tardo pomeriggio di ieri alla Camera per sparare ad alzo zero contro il governo Ciampi. "Il compito di questo esecutivo è finito. Ci sono ministri che non servono più a niente, dobbiamo dare al Paese un governo più adeguato", esclama. Il vecchio leader radicale non ha paura di mirare al cuore del suo obiettivo. Chi gli fa compagnia in questa delicata battaglia contro Palazzo Chigi? Sono ottanta i deputati che hanno firmato la sua mozione di sfiducia. Una squadra eterogenea, formata da dc, psi, federalisti europei, gruppo misto, repubblicani, verdi e liberali. Certo, l'esercito più consistente è formato dai democristiani: sono 49 i firmatari del documento e fra loro citiamo i più noti: Carlo Fracanzani, Clemente Mastella, Vito Napoli, Franco Foschi, Renzo Lusetti. Tra i socialisti spiccano i nomi di Ugo Intini e di Franco Piro, mentre il gruppo misto presenta due "seguaci" di Segni: Alberto Michelini e Gianni Rivera. I liberali, infine, sono presenti co

n Alfredo Biondi ed Egidio Sterpa. Eccola, dunque, la folla che segue e si agita con Marco Pannella. Qual è lo scopo di questa mossa: rinviare le elezioni, come ritiene a prima vista la maggior parte della gente comune? Il Marco nazionale si infuria: è una insinuazione che non ha né capo né coda. Il repubblicano Ottavio Lavaggi, che gli è a fianco, spiega: "Che senso avrebbe rimandare di una o due settimane il voto? No, la verità è un'altra. Ha un sapore più politico che va incontro alle esigenze del Paese". Sentiamolo, allora, il verbo di Marco: "Il governo Ciampi ha raggiunto gli obiettivi per i quali era nato. La riforma elettorale e la legge finanziaria. Così, oggi non ha più ragion d'essere. Ne vogliamo un altro che guidi l'Italia nei sei mesi forse più difficili della sua storia". Insomma, la sfiducia per avere, prima e dopo il voto di primavera, un esecutivo più forte, in grado di affrontare la crisi economica, quella occupazionale, il ritorno effettivo dell'Italia in Europa. Pannella è lapidario: "Ma

i come in questo momento abbiamo bisogno di un governo pieno. Ed invece, Ciampi ha ministri disoccupati, mummificati". Ottavio Lavaggi ha un esempio e dà una mano "al fiume Marco". "Leopoldo Elia è stato scelto non a caso dall'ex governatore della Banca d'Italia. Adesso, fatte le riforme, a che cosa serve un uomo pur bravo e preparato come il ministro delle Riforme Istituzionali?"

Spiega ancora il leader dei radicali: "Il governo che sostituirà quello guidato da Ciampi dovrà essere a forte caratterizzazione politica, perché il pericolo maggiore viene proprio dall'ordinaria amministrazione. Ecco, direi che il prossimo esecutivo dovrà avere una buona dose di ormoni".

L'iter della mozione, secondo chi l'ha presentata, dovrebbe essere celere. Una volta convocata la conferenza dei capigruppo (fra Natale e Capodanno), la discussione potrebbe esserci in aula alla ripresa dei lavori, subito dopo le vacanze, e cioè il 10 o l'11 gennaio. "Ci vogliono non più di due giorni per portare avanti il dibattito ed arrivare al voto. Se, nel frattempo, il governo dovesse rassegnare le dimissioni o si dovesse arrivare ad un rimpasto assai consistente, allora la mozione perderebbe la sua forza di esistere". Una crisi parlamentare, in definitiva, come aveva sostenuto lo stesso presidente Scalfaro in un suo celebre discorso del 1991.

Nella mozione, Pannella lo cita in maniera esplicita, anche se non virgoletta le parole. Dice l'on. Lavaggi: "In teoria, si potrebbe arrivare al voto anche prima se la mozione dovesse ottenere la maggioranza. Cade così il discorso di chiunque ha visto in questa iniziativa politica una mossa per rimandare le elezioni".

Pannella ha parlato anche di rimpasto. Ma chi potrebbe essere l'uomo adatto ad una operazione del genere? Marco non si tira indietro. Fa due nomi: quello di Mario Segni, come vice presidente del Consiglio e ancora un secondo. Il suo, guarda caso. Sì proprio Marco Pannella come inquilino di Palazzo Chigi o come ministro degli Esteri.

Abbiamo capito bene? "Sì, certo", risponde il leader radicale. E non aggiunge altro.

 
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